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26 feb 2011La Russa, il trattato tra Italia e Libia non c'è più.

ROMA, 26 FEB 2011- (Italia Estera) - «Di fatto il trattato tra Italia e Libia non c'è già più, è inoperante, è già sospeso - ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa -in visita ai soldati della Folgore a Livorno, in partenza per l' Afghanistan Per esempio gli uomini della guardia di finanza, che erano sulle motovedette, per controllare quello che facevano i libici, ora sono nella nostra ambasciata».

La Russa ha aggiunto: «Non si può immaginare che con una sorta di egoismo dell'Europa del Nord, l'Europa del Sud, in questo caso l'Italia, venga lasciata sola nell'affrontare questa questione.  In questa situazione la nostra volontà è di coinvolgere l'Europa. Va bene le sanzioni, va bene la condanna, ma poi si deve fare carico anche dell'emergenza. E' vero che c'è sempre qualcuno più settentrionale di noi, ma non è un buon motivo».

La priorità è «l'incolumità dei nostri connazionali presenti in Libia», ha concluso La Russa. In riferimento al gruppo di connazionali bloccati ad Amal, nel sud della Libia, La Russa ha spiegato che le autorità italiane contavano già ieri di riuscire a recuperarli, «pensavo - ha detto il ministro - che alle sedici potessero essere in Italia ma non è stato possibile avere l'autorizzazione all'atterraggio. Avremmo potuto forzare naturalmente ma poichè le condizioni sono di sopportabilità abbiamo optato prima per l'ipotesi di trasferirli a Bengasi via terra, ma le condizioni di sicurezza non lo hanno consigliato e anche oggi riproveremo ad atterrare, magari facendoci dare l'autorizzazione da un altro lato». La Russa ha anche riferito che «la nave Mimbelli è giunta nelle acque antistanti il porto di Bengasi dove recupereranno altri connazionali».

 

 CHE COSA PREVEDEVA QUESTO TRATTATO

Il 30 agosto 2008 il leader libico Muammar Gheddafi e il premier Silvio Berlusconi hanno firmato un trattato di Amicizia e Cooperazione, nella città di Bengasi, a est di Tripoli. Accordo che, come ha annunciato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, è di fatto sospeso.
Il Trattato di Bengasi ha rappresentato il definitivo accoglimento da parte italiana delle rivendicazioni libiche sui risarcimenti del colonialismo.
Il testo è suddiviso in tre parti, oltre al preambolo, per un totale di 23 articoli: principi generali (art.1-7); chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi (8-13); nuovo partenariato bilaterale (14-23).
 
In particolare il Terzo Polo, alla luce delle stragi di civili in atto, ha contestato l'applicabilità dell'articolo 4 relativo alla "non ingerenza negli affari interni" che prevede la non disponibilità dei rispettivi territori nazionali ad iniziative ostili ai due paesi e dell'articolo 20 sulla collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonché lo svolgimento di manovre congiunte.
 
''Le Parti si impegnano, altresì - si legge -, ad agevolare la realizzazione di un forte e ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari. E' infine previsto, sempre in tale articolo, l'impegno politico dell'Italia a sostenere nelle opportune sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i propri cittadini vittime dello scoppio di mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati".
 
In generale la prima parte del Trattato riguarda il rispetto della legalità internazionale, in base al quale le parti, sottolineando la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai principi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale.
 
Il trattato prevede inoltre che ciascuno dei due contraenti non consenta la commissione di atti ostili contro l'altro, a partire dal proprio territorio. Secondo gli esperti, tale clausola andrebbe interpretata in riferimento ad atti che comportano la minaccia o l'uso della forza in contrasto con il diritto internazionale.
 
Non costituirebbe quindi "atto ostile", ad esempio, una dimostrazione di protesta contro la Libia; ma potrebbero sorgere problemi, ad esempio, se navi militari Usa si dirigessero nel golfo della Sirte, partendo da basi navali in Italia. La seconda parte del testo relativa alla chiusura del passato, è la più onerosa per l'Italia.
 
Roma si impegna a realizzare un'autostrada di duemila chilometri lungo la costa libica, con una spesa totale 3,5 miliardi di euro, con fondi da reperire attraverso l'addizionale Ires a carico delle compagnie petrolifere.
L'esecuzione dei lavori verrà affidata ad imprese italiane, con fondi direttamente gestiti da Roma. La terza parte infine prevede iniziative speciali meno onerose ma comunque a carico dell'Italia: borse di studio e un programma di riabilitazione per lo scoppio di mine.
Aggiornato il 26 febbraio alle ore 19,14



 
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