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03 mar 2011A Roma i funerali di Stato del capitano Ranzani, ucciso lunedì scorso in Afghanistan

 
 
ROMA, 3 MAR 2011 - A Roma, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, i funerali di Stato del capitano Ranzani, ucciso lunedì scorso in Afghanistan. Ranzani il 12 ottobre scorso aveva preso parte alla sua seconda missione in Afghanistan, il 23 marzo prossimo avrebbe compiuto 37 anni.
 
Alle esequie in Santa Maria degli Angeli a Roma era presente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ad accogliere il capo dello Stato, il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Saluto commosso del capo dello Stato ai genitori. Prima dell'ingresso del feretro, avvolto nel Tricolore, nella basilica Napolitano si è avvicinato al padre e alla madre del militare, poggiando loro una mano sulla spalla.
 
Dopo le esequie a Roma, il feretro è partito per Occhiobello, in provincia di Rovigo, comune di residenza della famiglia, dove ad accoglierlo ci sarà un reparto d'onore del quinto Reggimento alpini di Vipiteno; poi a spalla sarà portato da sei alpini nella camera ardente allestita nella sala Consiliare del municipio.
 
Monsignor Vincenzo Pelvi arcivescovo ordinario militare per l'Italia, richiama le finalità delle missioni internazionali di pace nel passo centrale della sua omelia nel corso della cerimonia funebre per il capitano Massimo Ranzani, ucciso lunedì scorso in Afghanistan.  "Le missioni internazionali di sicurezza ci aiutano a capire che siamo famiglia umana. Troppo spesso, invece, ci nascondiamo dietro affermazioni del tipo 'non è compito mio' o 'ne vale la pena?': forse non ci brucia abbastanza nel cuore l'amore con cui far giungere la nostra fraternità in ogni parte del mondo".
 
Durante la cerimonia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, mons. Pelvi ha anche detto ''grazie di cuore, per la sua paterna vicinanza ai nostri giovani militari e alle loro famiglie'', rivolgendosi al presidente Napolitano. "Le condizioni morali, sociali e politiche, nelle quali gli uomini sono ora coinvolti in diversi punti del mondo - ha osservato il religioso - sembrano spegnere le speranze: la terra è solcata da problemi, da agitazioni, da conflitti, da sentimenti e propositi di odio e di guerra. Ma il sacrificio dei nostri militari ci impegna nel riaffermare, con una nuova consapevolezza, l'amore sociale quale norma suprema e vitale della persona umana".
 
A esequie già iniziate è arrivato anche il premier Silvio Berlusconi. Presenti alla cerimonia anche il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente della Camera Gianfranco Fini, il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo. Il governo è stato rappresentato inoltre dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta e dai ministri Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Altero Matteoli.
 
In basilica il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il governatore del Veneto Luca Zaia, oltre ai vertici militari.
 
"Il nostro Massimo si è lasciato orientare solo dalla voce del cuore - ha detto ancora mons. Pelvi - dinanzi alla sofferenza e all'angoscia del popolo afghano: ha lasciato il buio dell'egoismo per incoraggiare il fratello dimenticato e abbandonato ad alzarsi, mettendosi dalla sua parte, solidale con il suo atroce dolore". L'arcivescovo non si nasconde che "sperare ci porterà via del tempo e richiederà anche consolazione nei giorni tristi: Massimo sapeva bene che la pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile. Ma siamo chiamati a spendere la nostra vita, non a trattenerla".
 
Avvolto nel Tricolore e sotto una pioggia battente, il feretro dell'alpino ha lasciato la basilica romana al termine della cerimonia funebre. Dopo la resa degli onori da parte del picchetto di formazione, composto da Aviazione,Marina, Carabinieri, esercito, la bara è stata posta sul carro funebre nel composto dolore dei genitori, che l'hanno ancora accarezzata prima che si richiudesse il portellone.
Al dolore dei familiari si è aggiunta la visibile commozione da parte dei vertici militari e di tutte le alte cariche istituzionali.



 
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