SANAA, 22 MAR, (Italia Estera) – Un’altra guerra civile potrebbe scoppiare nel travagliato mondo arabo. Dopo Libia, Tunisia ed Egitto l’effetto domino della rivolta democratica si è esteso alla Repubblica Unita dello Yemen, il più povero paese nel sud della penisola araba , l’unico non monarchico ed uno dei più importanti in Medio Oriente per la lotta al terrorismo di Al Qaeda.
Il presidente Ali Abdalá Saleh ha ammonito oggi che la nazione precipiterà nella guerra civile se non rientreranno nei ranghi dello Stato tutti coloro - generali, ambasciatori, ministri e capi tribali - che sono passati dalla parte della protesta democratica. "A quelli che credono di arrivare al potere mediante un golpe debbono sapere che tutto ciò è impensabile” ha detto il Presidente ai militari e poi rivolto ai capi ribelli del Nord ed ai militanti di Al Qaeda presenti nel territorio ha affermato che lo Yemen rischia la disintegrazione “ A chi ha in programma la scissione, io dico che il paese si dividerà in tre parti, non in due, una al sud, un’altra al nord ed un’altra nel mezzo. Questo avranno chi non vuole l’unità”, ha tuonato Saleh.
Lo Yemen da quattro giorni è in preda al caos. L’esercito ha ucciso 52 dimostranti che partecipavano ad una grande manifestazione per la democrazia e per le dimissioni del presidente Saleh al potere da 32 anni . L’eccidio ha causato la defezione a catena di cinque generali dei più elevati gradi dell’esercito, di capi tribali e di nove ambasciatori in Europa e nei paesi arabi , ultimi in ordine di tempo oggi Abdul Malek Mansour, rappresentante in seno alla Lega Araba e l’ex Ministro dell’Acqua e dell’Ambiente Abdul Rahman Al Iryani.
La Lega araba ha definito' "estremamente pericolosa e grave" la situazione nello Yemen e sostiene che sono necessari "tutti gli sforzi per salvaguardare l'unita' nazionale e la libertà di espressione". La Lega ha invitato al dialogo e ai metodi democratici per rispondere pacificamente alle domande del popolo yemenita.
Gli Stati Uniti, da tempo alleati dello Yemen nella lotta contro Alqeda, hanno manifestato preoccupazione per la sanguinosa repressione dei giorni scorsi. Il segretario di Stato alla Difesa Robert Gates, ha riferito che l'instabilità a Sanaa potrebbe distogliere l'attenzione da Al Qaeda. Il ministro degli esteri francese Alain Juppe , dal canto suo, ha espresso il rincrescimento della Francia ed ha dichiarato che le dimissioni di Saleh,”, sono “inevitabili.".
Saleh ha destituito immediatamente il governo ed ha aperto una inchiesta sulla violenza dei giorni scorsi. Oggi ha fatto sapere , tramite un portavoce, che lascerà il potere nel gennaio 2012 dopo aver indetto nuove elezioni parlamentari . Ma l’opposizione non ci sta e sostiene che le prossime ore saranno cruciali.
Il timore dell’ Occidente è che la crisi politica possa trasformare lo Yemen in una nazione fallita, al confine con l’Arabia Saudita, il più grande esportatore di petrolio, in tre zone separate: militare, tribale, regionale. E’ una ipotesi che fa paura: il paese è troppo importante per la lotta al terrorismo ed è anche in una posizione strategica, davanti alla Somalia, tra Suez e il Golfo Persico.
I guerriglieri di Al Qaeda hanno già usato lo Yemen per attentati in Arabia Saudita e Stati Uniti negli ultimi due anni mentre gli Houthis, uno dei gruppi eversivi più forti nel nord , sono stati protagonisti di numerose rivolte contro Sanaa . Analisti politici ritengono inevitabile la caduta di Saleh nelle prossime ore avendo perduto il Presidente governo, parte dell’esercito e della diplomazia. Gli Stati uniti hanno in programma per il 2011 aiuti per 300 milioni di dollari in Yemen a sostegno della lotta contro il terrorismo. Che fàrà adesso Obama?.