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24 mar 2011LIBIA, PASSANO LE MOZIONI DI MAGGIORANZA

Dopo la comunicazione di Frattini si è acceso lo scontro in Aula tra Di Pietro e il governo con la definizione di «coniglio» attribuita prima a Berlusconi e poi anche a Frattini, non contestata dal presidente della Camera. Il ministro degli esteri si alza ed esce dall'aula e vi ritorna alla fine dell'intervento del leader dell'IDV
  
di Beppe Nisa
 
ROMA, 24 MAR  - (Italia Estera) - Con 300 voti favorevoli, 293 contrari e 2 astenuti la Camera ha approvato la risoluzione sulla Libia presentata da Pdl, Lega e Responsabili. La maggioranza richiesta era di 297 voti. Quindi la differenza tra i due schieramenti è stata di sette voti (300 a 293), ma il centrodestra ha visto approvato il documento per soli tre voti in più rispetto a quelli richiesti.
 
Approvata inoltre la risoluzione presentata da Pd, Idv e Terzo polo con 547 sì, 10 voti contrari e 29 astenuti. A favore si è quindi espressa anche la maggioranza. L'Aula di Montecitorio ha poi respinto la mozione dei deputati Radicali eletti nel Partito democratico, dopo che il governo aveva espresso parere contrario vista l'indisponibilità a rivedere alcuni punti.
 
Questa mattina, prima delle dichiarazioni di voto, ci sono state le comunicazioni in Aula dei ministri degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa sulla crisi libica. Il titolare della Farnesina ha precisato che è interesse futuro dell'Italia ''mantenere in vita il Trattato bilaterale per conservare il rapporto preferenziale nella Libia del dopo Gheddafi''.
''Fino all'approvazione della risoluzione 1973, l'accordo poteva considerarsi di fatto sospeso ma ora, con l'entrata in vigore della risoluzione, alla luce dell'articolo 103 della Carta dell'Onu, vi è la prevalenza assoluta e automatica degli obblighi della Carta su quelli assunti dagli Stati membri, su qualsiasi altro accordo'' ha aggiunto Frattini. ''Il quadro giuridico è cambiato, siamo tenuti ad adempiere le decisioni vincolanti dell'Onu. Ne discende una sospensione (dell'accordo bilaterale, ndr) di diritto. L'applicazione dell'accordo è vietata formalmente dalla risoluzione 1973''. Poi Frattini ha lanciato un appello: «Dividersi, quando condividiamo le linee di fondo» dell'intervento in Libia «indebolisce il paese» e non «rappresenta la necessaria solidarietà» «nei confronti di chi in teatri difficili sta portando la bandiera italiana».
 
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel suo intervento alla Camera, ha detto che i  caccia Tornado Ecr italiani hanno compiuto in Libia 10 missioni e 32 sortite, senza che fosse necessario neutralizzare radar nemici con i missili di bordo.
Da parte sua, La Russa ha assicurato che ''la chiusura dell'aeroporto di Trapani è temporanea e stiamo facendo di tutto per poterlo gradualmente riaprire nei prossimi giorni''. Inoltre, "sulla 'No Fly Zone' riteniamo che un accordo per l'assunzione di responsabilità da parte della Nato possa essere raggiunto in tempi brevi''. Attualmente, ha sottolineato, ''la guida della coalizione è affidata agli Usa e anche per questo tipo di operazioni l'Italia auspica fortemente un significativo coinvolgimento dell'Alleanza Atlantica.
La Russa ha quindi confermato che "il comando tattico dell'operazione navale" della Nato per il rispetto dell'embargo sulle armi, ''sarà posto con ogni probabilità nelle mani del'ammiraglio Veri nelle sue funzioni di comandante navale Nato di Napoli, a sua volta alle dipendenze dell'ammiraglio Locklear''.
 
Dopo la comunicazione di Frattini si è acceso lo scontro in Aula tra Antonio Di Pietro e il governo. L'infuocato intervento del leader dell'Idv in Aula (nella foto) regala una nuova puntata degli screzi tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Con il primo che non contesta a Di Pietro la definizione di «coniglio» attribuita prima a Berlusconi e poi anche a Frattini. Di Pietro inizia a lanciare in aula una serie di accuse a Berlusconi, a partire da quella di essere un «coniglio» perchè assente al dibattito sulla Libia. Parole che suscitano le proteste dai banchi della maggioranza e un primo richiamo dal presidente della Camera. Il top si raggiunge però quando l'attacco del presidente dell'Idv si allarga anche al ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il responsabile della Farnesina, a quel punto, si alza ed esce dall'aula e Di Pietro tuona: «Non fugga via, si assuma le responsabilità». E poi: «Il ministro degli Esteri è scappato via, secondo coniglio di questo governo». A questo punto interviene Fini: «La prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula. Chi esce dall'Aula si assume la responsabilità di quel che fa, ma non sono due comportamenti paragonabili tra di loro. La prego per l'ennesima volta di usare un linguaggio rispettoso dei colleghi e dell'Aula in cui si trova». Di Pietro però non ci sta e insiste che quello di «un governo che non viene qui con il suo presidente del Consiglio e di un ministro degli Esteri che se ne va mentre parla un rappresentante delle Istituzioni, è un comportamento da conigli. E lo ribadisco». Subito Fini replica a sorpresa: «Non è questa l'espressione che le contesto». Rapidissima la controreplica di Di Pietro che rivolgendosi alla presidenza della Camera lapidario dice: «Prendo atto che la pensa come me». Solo al termine dell'intervento di Di Pietro, Frattini ha fatto rientro nell'Emiciclo riprendendo posto accanto al collega Ignazio La Russa.
«Non intendo commentare Di Pietro perchè dovrei dire una brutta parola che non è il caso di usare», ha affermato in Transatlantico Frattini. Di Pietro insiste? Parole alle quali Di Pietro aveva ribattuto «incommentabile è il suo comportamento». Il botta e risposta a distanza è proseguito in transatlantico. Ad una domanda sulla controreplica del leader dell'Idv, il ministro ha risposto: «Non ci commentiamo a vicenda, lui resta quel che è...».

 



 
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