di Luciano Lombardini
ROMA, 6 MAR 2011 -(Italia Estera) - Il presidente della Camera al cinema Adriano alla prima assemblea nazionale dei circoli di Fli a Roma dice che “sull'assenza di una politica veramente riformatrice e che guardi ai problemi veri del Paese "il centrosinistra è in ritardo quanto Berlusconi". In Italia "siamo in presenza di uno scontro fra due grandi assetti conservatori nel senso più deteriore del termine" e cioè che non si vuole cambiare niente, ha aggiunto Fini.
"La sinistra sembra alzare solo la bandiera contro il presidente del Consiglio perché ha governato male" mentre il problema è che dalla politica di oggi non parte alcun messaggio "per l'Italia di domani". "La nostra sfida e' quella di far comprendere che siamo un'altra cosa rispetto all'attuale centrodestra, con un'altra idea dell'Italia anche rispetto al centrosinistra".
Il limite del centrodestra che si esprime nella maggioranza e dell'attuale sinistra, ha proseguito Fini, e' rappresentato "dall'assenza di una politica riformatrice", una lacuna che accomuna i due schieramenti. "Siamo - ha sottolineato - in presenza di uno scontro di assetti conservatori, non nel nobile senso britannico, ma nel senso deteriore di coloro che non vogliono cambiare nulla, perchè il cambiamento comporta dei rischi, comporta la messa in discussione di rendite acquisite".
E questo stallo produce come conseguenza, nell'analisi finiana, "un'Italia ferma" a cui nè l'asse Berlusconi-Bossi nè la sinistra sembrano in grado di imprimere una svolta.
Il presidente della Camera ha sottolineato poi come "l'essere alternativi all'attuale centrodestra non significa non essere alternativi a questa sinistra" che "in quest'ultimo periodo non è stata in grado di mettere in campo un'idea" che appassioni gli italiani.
"La nostra sfida - ha sottolineato Fini - dovrà consistere nel far comprendere che siamo altra cosa rispetto all'attuale centrodestra", ma dovrà anche, ha precisato, far capire che Futuro e Libertà ha "un'altra idea dell'Italia" anche rispetto alla sinistra, perché "essere un altro centrodestra presuppone una certa idea dell'Italia profondamente diversa anche da quell'idea dell'Italia di una sinistra che in quest'ultimo periodo non è stata in grado di mettere in campo un'idea che appassioni e faccia partecipare" la gente alla politica.
Nel corso del suo lungo intervento il presidente della Camera ha più volte criticato le politiche messe in campo dall'attuale governo, ma sempre accostando il nome del premier Silvio Berlusconi a quello della "sinistra".
"Entrare in Futuro e Libertà è un impegno che certamente non promette e non garantisce assolutamente nulla, almeno in questa fase, in termini di potere". La nascita del nuovo partito, ha specificato Fini, può comportare una "traversata nel deserto" in termini di poltrone. Per il suo schieramento non vale il motto "o Francia o Spagna purché se magna". "Fli oggi non garantisce né posizioni di potere" né posti "da assessore o sottosegretario". Ma nasce per "mettere un bel po' di aria fresca nelle stanze della politica ed ecco perché bisogna crederci profondamente".
"Il problema non e' quanti deputati perché, amici miei, uno più uno meno non cambia nulla, il problema è dare risposte ai problemi del Paese e quante idee e quanti stimoli sapremo dare" ha aggiunto il presidente della Camera.
"Dobbiamo organizzare la presenza politica e culturale di Futuro e Libertà nel Paese senza aver timore di essere qualche volta eretici, ma senza neanche aver timore di essere ultra ortodossi perché tra le tante cose da evitare c'è anche quella in cui magari in qualche circostanza abbiamo ecceduto e cioè di volere sempre e comunque rappresentare una voce fuori dal coro". Insomma, ha concluso Fini, "non occorre sempre essere coloro che rappresentano un'altra verità".
Gianfranco Fini ha trattato anche problemi economici. Legare una maggiore produttività a salari più elevati "è un po' il cuore dell'accordo della Fiat, quella Fiat che, riprendendo un concetto milanese, non deve essere vista solo come una anomalia ma può essere vista come un modello: chi lavora di più guadagna di più".
Poi ha affrontato anche il tema del rapporto fra capitale e lavoro: "Sul definitivo tramonto del conflitto tra capitale e lavoro risulta non soltanto evidente il ritardo di una certa sinistra, ma risulta davvero inaccettabile il silenzio assordante di una certa destra e di un certo centrodestra che non si accorge che i tempi stanno dimostrando quanto fosse lungimirante l'ipotesi di chi prevedeva che tra capitale e lavoro non necessariamente vi fosse soltanto il conflitto ma che legare la produttività alla consistenza dei salari poteva rappresentare una grande svolta".