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21 feb 2011 Borsa italiana: la più penalizzata dal caos libico

di Alfonso Maffettone
ROMA, 21 FEB, (Italia Estera) – La sanguinosa rivolta in Libia ha avuto l’effetto di affondare Piazza affari (-3,59%), la più “spaventata” delle Borse europee dal caos in cui è precipitato il paese nordafricano. L’ Italia paga il prezzo più salato per l’esposizione di molte società che si sono volute assicurare il posto al sole dei petrodollari di  Muammar Gheddafi, 68 anni, divenuto dopo 40 anni di dittatura il bersaglio del movimento popolare che scuote il mondo arabo dal Mediterraneo al Mare Rosso in nome della libertà e della democrazia.
 Le notizie che giungono in Occidente sono  frammentarie e confuse perché il regime non ha ammesso l’ingresso dei corrispondenti esteri ed ha oscurato Internet  ed i social network. Si  parla di  un tentativo di golpe militare e  di scontri sempre più violenti che si sono estesi in meno di 24 ore dalla città di Bengasi, la più grande nell’ est fino alla capitale Tripoli dove sarebbero andati in  fiamme il parlamento ed edifici  governativi. Aerei militari ed elicotteri avrebbero bombardo i manifestanti mentre milizie mercenarie  avrebbero sparato nelle strade. Sarebbe un massacro, un genocidio secondo l’ambasciata d’Italia . Non si sa se Gheddafi sia fuggito (l’ultima volta è stato visto in pubblico venerdì scorso)   ma è certo che il sisma sociale che ha decapitato le dittature decennali del tunisino Ben Alì e dell’egiziano Hosni Mubarak ha avuto in Libia una escalation di violenza che non si è verificata in altri territori della Regione. Negli ultimi tre giorni , secondo cifre dell’Human Rights Watch , 223 persone sarebbero state uccise ed oltre 800 ferite dalle forze di sicurezza che avrebbero aperto il fuoco con armi automatiche e mitragliatrici. Un precipitare di eventi che ha fatto impennare le quotazioni del petrolio  essendo la Libia uno dei paesi con i più gradi giacimenti petroliferi. Il  Brent a Londra è schizzato fino ai 105 dollari, sui massimi degli ultimi due anni e mezzo.
Le notizie del caos libico   hanno influito pesantemente  anche sulle quotazioni in Borsa delle società italiane che da sempre  fanno affari con Gheddaffi: -  5%  per Impregilo e Eni, due aziende in prima fila , rispettivamente nelle costruzioni e nell’energia,  -3,28% per  Unicredit che ha il 7,5% dei fondi sovrani libici nel  suo asset  finanziario, 0,79% per Finmeccanica che ha una presenza libica del 2% nel suo capitale. L’Ansaldo STS,  società del gruppo Finmceccanica  più esposta, ha avuto un ribasso del 2,96%.  Non va dimenticato  che Tripoli ha avuto anche relazioni industriali con la Fiat e che ha una quota  del 7,5% nel capitale della Juventus Fc. Uno dei figli del “colonnello”, Al-Saasi Gheddafi, ha fatto parte  della dirigenza della squadra bianconera controllata dagli Agnelli.
 La Libia è sull’orlo della guerra civile. Bengasi è in mano ai rivoltosi, il ministro della giustizia Mustafa Abud Al Jeleil ed i membri della delegazione all’Onu si sono dimessi, numerose anche le defezioni in favore dei rivoltosi. Due aerei militari sono atterrati a Malta ed i loro equipaggi hanno chiesto asilo politico per non aver voluto bombardare i manifestanti a Tripoli. Saif al-Islam, il figlio più giovane di Muhammar Gheddafi, in un messaggio tv  ha accusato non precisate forze straniere e separatiste  di complottare contro la Libia. Il figlio del rais ha indicato i nemici: islamisti, organi d'informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini.. “Arriveranno le flotte american e ci occuperanno”  ha ammonito ed ha aggiunto “ schiacceremo i ribelli”.  “Il nostro non è l'esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all'ultimo uomo, all'ultimo proiettile”, ha assicurato Saif al Islam il quale ha anche minacciato di riversare sulle coste dei paesi europei migliaia di profughi.
I ministri degli Esteri dell'Unione Europea riuniti a Bruxelles hanno condannato in una nota  “ la repressione contro i manifestanti in Libia”  hanno deplorato la violenza e la morte di civili  ed hanno chiesto “la fine immediata dell'uso della forza “. “La libertà di espressione ed il diritto di riunirsi pacificamente sono diritti umani e libertà fondamentali di ogni essere umano che devono essere rispettati e protetti”, afferma il testo Ue.
Alfonso Maffettone/Italia Estera
 



 
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