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06 feb 2011Elezioni USA_: Rudy Giuliani ritenta

di  Lino Manocchia
NEW YORK, 5 FEBB 2011 (Italia Estera) -  Lo “Sceriffo” della Grande Mela riprende la marcia che aveva abbandonato dopo il disastroso fallimento politico del 2008. Vicenda strana, abulica, incomprensibile per Rudolph Rudy Giuliani (foto) ex Sindaco della metropoli che aveva agitato calorosamente l’atmosfera politica americana e si presenta come un “eroe” della fatidica data dell’undici settembre 2001, sino a guadagnarsi il titolo di Cavaliere della Regina  Elizabeth. I latinos  erano ai suoi piedi a chiedere protezione, i “poll” impazzivano con i loro risultati intorno al 70-75%, tutti per Rudy, l’italo americano i cui nonni  emigrarono da Montecatini, quel Rudy che aveva fatto tremare i grossi ambienti finanziari di Wall  street, incriminato undici dei più pericolosi capi Mafia, per poi lasciare la carica e candidarsi come Sindaco per il Partito Repubblicano. Sconfitto dal democratico David Dinkins, gli andrà meglio nel ’97, si candida per il Senato degli Stati Uniti con Hillary Clinton, ma è costretto a ritirarsi a causa della sua scoperta di avere un tumore, cui guarirà, mentre divorzia dalla prima moglie, la giornalista Donna Hanover. per  “tradimento”.
 
E si giunge al 2008. I repubblicani, numerosi come sempre, presentano un plotone di potenti candidati, tra i quali Rudy che  fissa il suo quartier generale in Orlando (Florida), manovra politica-organizzativa errata che taglierà le gambe alla speranza di successo. Intanto Rudy sciupa 60 milioni restando, inspiega-bilmente, semi isolato dal mondo politico, e dagli afficionados in gran parte italo americani, ma alla conclusione degli ”sforzi elettorali” l’italo-americano pagherà lo scotto della sconfitta.
«Chi si  ferma è perduto,» declama oggi “Mr. Mayor” che inten-de gettare il cappello nel cerchio elettorale. «Io sarò in prima fila, deciso a vendicare l’inopinata  sconfitta.  Premetto che io concorrerò soltanto se  Sarah Palin sarà in prima fila, e spero che vi siano in prima fila, e spero che vi siano altri repubblicani per poter mostrare il contrasto tra me e lei. ”Mostrerò che io sono “moderato” e capace di guidare la Nazione”. Se tutto andrà come spero, mi concentrerò per vincere in Iowa, New Hampshire e Sud Carolina.»
  
Dunque Rudy Giuliani ritenta la sorte e lo fa pronunciando un pronostico, non ecci-tante, paragonato alle “fucilate” della ex go-vernatrice dell’Alaska la quale, reagendo al maremoto creato dal delittuoso evento di Tucson, all’amica FOX TV ha detto chiara-mente che: «Non resterà seduta e a bocca  chiusa.» Gli fa eco l’affermazione dell’altra candidata repubblicana Michel Bachmann del Minnesota, la quale chiede ai repubbli-cani e ai membri del Tea Party di “ricaricare il fucile per essere pronti alla lotta”. 
 Ma numerosi personaggi repubblicani che comprendono l’importanza della situazione non lesinano suggerimenti sensati come quello dell’ex speaker Newt Gingrich il quale suggerisce alla Sarah di compiere un saggio “slow down”,  usare più prudenza e calcolo di quel che dice.
«Agli americani non interessa se lei resta seduta o in piedi,» scrive il veterano giornalista politico Ed Rollin, il quale suggerisce: «E’ ora di smetterla con queste ipocrisie, il popolo americano vuole che la Palin parli solo se interpellata. Altrimenti se ne torni nella sua “Wilderness” (giungla ghiacciata) e  mediti.» Conferma i citati commenti il risultato di un recente strano poll tra repubblicani, nel New Hampshire  dal quale risulta che la governatrice ha raggiunto il 59 % di “avversione,”  l’ex governatore Mith Romney ha vinto  col 39% dei voti, Tim Pawlenti con 8 %, la Palin si è piazzata  terza,  con 3  punti.
E Rudy?, è il caso di chiedersi? Quali chances possiede nel suo traballante curriculium?
Ben poche se si osserva sia pure rapidamente la lista  del “plotone” repubblicano più che mai  assetato di potere.
Lino Manocchia/Italia Estera
Lindro.i 
                       
 
 



 
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