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13 gen 2011Il Pd si spacca in direzione

Il segretario chiede un voto sulla sua relazione. La minoranza di Modem non ci sta: "Non lo votiamo". Fioroni e Gentiloni: "Lasciamo gli incarichi di partito". Dissidi in particolare su Fiat e alleanze. D'Alema minimizza: "Su Bersani larga convergenza, al di là di qualche voce isolata".

di Beppe Nisa


ROMA, 13 GENN 2011 (Italia Estera) -  Scontro alla direzione del Pd. La relazione del segretario, Pierluigi Bersani, è stata approvata con 127 sì, 2 contrari e 2 astenuti. Ma la minoranza di Movimento Democratico (Modem), che fa capo a Veltroni, Fioroni e Gentiloni, dopo aver annunciato che avrebbe votato no alla fine ha deciso di non partecipare al voto.

Una scelta criticata con forza da Gianclaudio Bressa, esponente di Area dem, che invita coloro che non sono d'accordo con il segretario a dimettersi dagli incarichi di partito. Non si fa attendere la replica di Fioroni e Gentiloni, rispettivamente responsabile Welfare e Comunicazioni del Pd, che annunciano l'intenzione di rimettere il loro mandato

La decisione di Movimento democratico evita così la 'conta' in Direzione. I due astenuti sono Sandra Zampa e Giulio Santagata. L'area che fa riferimento a Ignazio Marino ha invece deciso di sostenere il segretario. I voti contrari alla relazione del segretario sono stati due e sono arrivati dai delegati calabresi che avevano presentato una petizione per le primarie. Gli astenuti sono stati due, i prodiani Sandra Zampa e Giulio Santagata.

"Il Pd si metta alla guida di una riscossa italiana o il paese si disgrega", è stato l'appello che Bersani ha rivolto ai membri della direzione del partito. “I prossimi mesi - ha detto Bersani - decideranno per i prossimi anni. Sono alla ricerca del massimo di unità visto il passaggio delicato ma serve anche chiarezza e chiederò che la direzione assuma una responsabilità attraverso il voto”. Da Bersani è arrivato poi un”forte richiamo a uno stile di discussione composta e solidale”. “Non possiamo aspettare che una deriva di stile ci possa indebolire in un anno di combattimento”, ha spiegato il segretario del Pd.

“Non siamo di fronte - ha affermato Bersani - a un passaggio ordinario. La situazione è molto seria e per certi versi pericolosa. C'è una perdita di orizzonte”. Per il segretario del Pd “se vogliamo rimontare un decennio berlusconiano dobbiamo lavorare immaginando un'agenda riformista per i prossimi dieci anni”. Il paese “ha forze e energie per reagire ma non basta liberarle. È necessario che la politica indichi una nuova strada a queste risorse”. Solo il Pd, ha insistito Bersani, è capace di riforme “perché la destra non è stata capace”.

Il segretario del Pd affronta quindi il nodo delle alleanze. In Italia, dice, ''per andare non contro ma oltre Berlusconi'', bisogna ''riallestire un modello di democrazia'' e ''dare vita ad un cambiamento di fondo''. ''Questa tensione costituente e ricostruttiva deve impegnare tutte le forze dell'opposizione, anche forze che hanno tra loro prospettive non collimanti'', ha detto Bersani. Il segretario del Pd ha ribadito di volersi rivolgere alle ''forze di sinistra e di centrosinistra'' e alle forze ''di centro e che si dichiarino di centro'', ma ''ovviamente il Pd non e' interessato invece a forze impegnate nella ristrutturazione del centrodestra''.

“Berlusconi è di fronte a un bivio o navigare a vista con limiti e condizionamenti o tentare lo strappo forzando la mano magari affidando il compito alla Lega. Percorso rischioso per lui perché sarà la consumazione del suo ultimo inganno visto che andare ad elezioni sarebbe una sua sconfitta”, è l'analisi del segretario.

Bersani ha sollecitato: ''Chi si sottrae a questa responsabilita' spieghi, non a noi ma al Paese, che cosa altro serve. I tempi stringono e bisogna essere chiari, e questo riguarda anche il Pd. Tutte le proposte sono perfezionabili e migliorabili. Se si intende contestarle bisogna presentarne altre e che si capiscano''.
Sulle primarie, Bersani assicura che ''l'idea e' di riformarle per preservarle''. ''Quelle che ci sono si fanno. Non capisco gli appelli che ricevo a non cancellare le primarie. Non ho mai pensato una cosa del genere'', ha detto il segretario del Pd. ''Lo strumento ha mostrato una sua vitalita' ma ha anche prodotto alcuni problemi, per esempio l'inibizione all'allargamento della coalizione o al coinvolgimento di personalita' della societa' civile. E' un tema che va affrontato senza sollevare bandiere e senza spirito di tifoseria. Nessuno vuole cancellare le primarie''.
Bersani ha lanciato quindi un "forte richiamo a uno stile di discussione composta e solidale". "Non possiamo aspettare che una deriva di stile ci possa indebolire in un anno di combattimento", ha spiegato il segretario del Pd a proposito delle polemiche interne al partito.
La decisione però di mettere ai voti la relazione del segretario non è piaciuta alla minoranza guidata da Veltroni. ''Bersani non ci ha convinto e quindi non condividiamo la sua relazione'' afferma Paolo Gentiloni annunciando il voto contrario alla relazione del segretario in Direzione da parte della minoranza critica di Movimento democratico di cui fanno parte Walter Veltroni e Beppe Fioroni.
''Ci aspettavamo posizioni piu' chiare -prosegue Gentiloni- a partire dalla questione del giorno, ovvero la Fiat, fino alle alleanze. Senza alcuna polemica, per questi motivi, non ci sentiamo di condividere la relazione di Bersani. Non la voteremo''.
"Sono insoddisfatto per come sta andando questa direzione. Non si puo' continuare a far finta di niente senza capire dove e' il nostro errore. Perche', ce lo dobbiamo dire, il Pd non rappresenta una alternativa credibile" avverte Fioroni. "Sbagliare e' umano, ma perseverare e' diabolico" aggiunge criticando, tra le altre cose, il segretario Bersani per la posizione sulla Fiat: "Io sono pienamente d'accordo con Fassino ma Fassino ha detto cose ben diverse da Bersani. Se lo avesse fatto anche il segretario avrei votato la sua relazione".
Aggiunge Marco Minniti: ''Il 14 dicembre c'e' stato un cambio di fase, c'e' stato un vantaggio tattico di Berlusconi. Noi ci aspettavamo che da Bersani ci fosse un'analisi critica rispetto a quanto e' accaduto. Insomma, ci aspettavamo che Bersani mettesse un punto e voltasse pagina''.
Il numero due del Pd Enrico Letta interviene e lancia un appello alla minoranza affinchè riveda la decisione di votare contro la relazione del segretario. "Condivido la relazione del segretario. Rivolgo un appello a Veltroni, Gentiloni e Fioroni a non votare contro e a non considerare sfumature diverse solchi che portino poi a fratture che vanno evitate". Letta parla anche di primarie: "si' al rilancio delle primarie e no al loro congelamento, vanno estese anche alla scelta dei parlamentari. Semmai non devono essere usate come modo per risolvere con le procedure problemi che sono politici: per esempio l'ipotesi di una nostra coalizione guidata da Vendola non e' tra le opzioni possibili". Infine, un accenno a Mirafiori: "auspico la vittoria del si' al referendum di Mirafiori come condizione per l'attuazione degli investimenti promessi e una fase di riforma delle regole della rappresentanza".
Contro Bersani però si schiera anche Pippo Civati, esponente dei 'rottamatori' con Matteo Renzi. "Devo andare via ma se fossi rimasto avrei votato contro la relazione di Bersani" dice lasciando la direzione del Pd.
Sul fronte opposto Massimo D'Alema. ''Salvo qualche voce isolata, legittima per carita', sulla relazione di Bersani c'e' una larghissima convergenza molto, molto al di la' del consenso congressuale''. E Franco Marini infine minimizza. Il voto in Direzione, dice, "e' una cosa normale, succede sempre. Non vedo problemi". "Perche' la chiamate spaccatura? E' democrazia. C'e' una maggioranza e una opposizione" ha aggiunto l'ex presidente del Senato.




 
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