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07 gen 2011Battisti, scarcerazione respinta

I giuristi brasiliani: Tribunale Aja darebbe subito ragione all'Italia

Servizio di Reginaldo Varisco
SAN PAOLO, 6 GENN 2010 (Italia Estera) -  - Il presidente del Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile, Cezar Peluso ha respinto la richiesta di libertà immediata per Cesare Battisti presentata dai suoi legali. La notizia è sul sito del Globo.com. La questione non è stata esaminata dal relatore del caso, Gilmar Mendes a cui Peluso ha rimandato il dossier perché in questo periodo  magistratura e uffici giudiziari sono in ferie. Mendes riprenderà il lavoro a febbraio e, quindi, fino al mese prossimo Battisti resterà in carcere.  
 
Il maggior quotidiano brasiliano, la Folha de S. Paulo, che ha consultato a riguardo alcuni dei principali giuristi del Paese scrive che il tribunale internazionale dell'Aia darebbe «sicuramente» ragione all'Italia, perché il Brasile non ha rispettato il trattato di estradizione.
Francisco Rezek, ex ministro degli Esteri del governo Collor de Mello, ex giudice del Supremo tribunal federal e ex membro del Tribunale dell'Aia dal 1997 al 2006, non ha dubbi: «La condanna del Brasile per non aver rispettato il trattato di estradizione in vigore è sicura, ma si spera ancora che il Stf ripari l'errore commesso dall'ex presidente Lula - ha detto Rezek al quotidiano di San Paolo - Non è che una decisione della Corte internazionale sia vincolante e obbligatoria, ma è talmente assurda l'ipotesi di non rispettare una decisione dell'Aia che non riesco nemmeno a pensarlo. Non è mai successo».

Maristela Basso, docente di diritto internazionale dell'Università di San Paolo  dice: «E' impensabile che il governo brasiliano non si adegui alla decisione internazionale. Tanto più  - aggiunge -  il Brasile, che intende assumere una posizione di leader mondiale e punta ad un seggio nel Consiglio di sicurezza dell'Onu: cadrebbe tutto a terra». Sempre secondo la Basso, la situazione all'Aia sarebbe «così favorevole» all'Italia che non sarebbe nemmeno necessario che il governo italiano promovesse una causa, che potrebbe durare fino a cinque anni: basterebbe una richiesta di parere, che non durerebbe più di pochi mesi.

 

NELLA FOTO sotto Torreggiani in carrozzzetta




 
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