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23 nov 2008MICHELONI: L'Italia deve valorizzare i propri cittadini nel mondo?

Il senatore Claudio Micheloni (PD), eletto all’estero nella circoscrizione Europa, il più votato, ha depositato  a Palazzo Madama una mozione  molto interessante che esula dai soliti piagnistei sui quali si è molto abusato e speculato in questi ultimi tempi
 
 di Beppe Nisa
ROMA 23 NOV.  Il Senatore Micheloni  ha depositato lo scorso 21 Novembre in Senato una mozione dal titolo "L'Italia ed i suoi italiani nel mondo"  firmata da oltre 100 senatori in  cui si chiede al Governo l'emanazione di un provvedimento urgente per assicurare un adeguato livello di finanziamenti per gli italiani nel mondo e quindi per la promozione del sistema paese nel mondo.
 
Il Senatore,  che è un profondo conoscitore degli italiani all’estero dice: "La domanda che sta alla base della mozione è: l'Italia intende valorizzare i tanti cittadini nel mondo oppure intende rinunciarvi? Noi crediamo che si debba dare una risposta affermativa a questo interrogativo e chiediamo al Senato di esprimersi in modo inequivocabile e al Governo di intervenire di conseguenza".
Questa è la prima considerazione. Poi aggiunge che la mozione "parte dalla constatazione che gli expatriés rappresentano una importante risorsa a cui tutti i paesi stranieri stanno prestando un'attenzione crescente. Non si tratta più del tema classico delle rivendicazioni dei cittadini emigranti in termini di richiesta di assistenza al proprio Paese, bensì di un tema estremamente moderno ed attuale, e gli altri paesi europei questo lo hanno capito".
 
 “i cittadini italiani sono presenti in tutti i continenti, sono i protagonisti della proiezione dell'Italia nel mondo e contribuiscono alla diffusione della nostra lingua, della nostra cultura e dei nostri costumi, del made in Italy in tutti i suoi settori, con evidenti ripercussioni positive sull'immagine e sull'economia del nostro Paese”.
 
    “i nostri cittadini migranti, i tanti “italo-qualcosa”, in un mondo sempre più interconnesso, rappresentano una preziosa risorsa multiculturale, per il nostro Paese, un valore aggiunto che sarebbe grave non utilizzare nella ricerca di risposte ai grandi interrogativi economici, culturali e sociali del mondo globalizzato”.
 
   E’ evidente che il lavoro degli imprenditori, molti dei quali risiedono stabilmente con la famiglia nei Paesi dove hanno intrapreso la propria attività imprenditoriale, sarà più proficuo quanto più potranno incontrare e fare affidamento su una "sotto struttura" di servizi ed assistenza italiana.
 
L'accoglienza e la ricettività delle rispettive società di residenza verso i prodotti nonché le attività imprenditoriali italiane non potrà che migliorare in conseguenza ad una efficace, moderna e coordinata attività di promozione dell'Italia tout court; valorizzare queste persone significa anche e soprattutto mantenere un collegamento con la fitta rete di rapporti che esse intrattengono. Investire negli italiani nel mondo significa, in quest'ottica, dare al Paese gli strumenti per essere presente in tutte le parti del mondo in modo capillare e diffuso. La recisione di questi legami vedrebbe come unico perdente l'Italia stessa”.
 
Nella mozione sono contenute anche considerazioni su quanto investono i maggiori Paesi europei per le loro comunità all'estero. Ad esempio: “la Francia, per sostenere la propria presenza nel mondo, ha previsto per il 2008 una spesa complessiva (indennità e spese di funzionamento) di 6.7 milioni di € per l'AFE (corrispettivo francese del CGIE), di 16,7 milioni di euro a titolo di assistenza ai francesi all'estero in condizioni di disagio e di 2.800.000 € per la cassa dei francesi all'estero, che assicura assistenza sanitaria e di sicurezza. Il paragone impietoso è con l'Italia, che invece ha previsto, per il CGIE ed i Comites, un investimento pari a 5.3 milioni di € nel 2008 e 4.2 milioni di € nel 2009. Per l'assistenza il nostro Paese investe 30.8 milioni di € nel 2007 e soltanto 11.7 milioni di € nel 2009.
 
 
"La mozione – ha sottolineato Micheloni – ha già visto l'adesione di oltre 100 Senatori e sono particolarmente contento dell'apprezzamento espresso anche da numerosi colleghi del centrodestra, che, pur non potendola oggi firmare, mi hanno testimoniato di volersi impegnare nei prossimi giorni per assicurare il miglior esito possibile alla nostra iniziativa.
 
Esprimo invece – ha aggiunto - il mio profondo rammarico per l'incomprensibile decisione del capogruppo dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, di non sottoscrivere la mozione. Si tratta di una scelta incomprensibile e che si pone inoltre in netto contrasto con i continui richiami che il leader della loro formazione politica, Antonio Di Pietro, fa alla sua esperienza migratoria". "Con l'approvazione di questo documento – ha concluso il senatore del Pd – intendiamo dare un segnale concreto di attenzione in particolare alle tante ragazze e ragazzi che a dicembre si incontreranno a Roma nella prima conferenza dei giovani italiani nel mondo promossa dal Cgie, per relazionarsi con il proprio paese di origine. L'Italia, che ha forse l'esperienza migratoria più significativa al mondo, non può permettersi, specialmente in questo momento di crisi, di sottovalutare questa importante risorsa in più".
 
Per  noi questa  deve essere considerata una iniziativa bipartisan che deve essere sostenuta da tutti i senatori al  Senato. Infatti l’hanno firmata tutti i capogruppi.  Non ci sorprende il fatto che l’Italia dei Valori, guidata dall’ex emigrante Antonio Di Pietro, non abbia voluto firmare.  
 
Ci auguriamo che una simile iniziativa venga presentata anche alla Camera.   Micheloni in questo caso  ha dimostrato a cosa veramente servono gli eletti all’estero e che cosa debbono fare quando siedono sugli scranni del nostro Parlamento..
Beppe Nisa / Italia Estera
Nella foto:Micheloni, Tremaglia e Narducci
 
Il testo della mozione del Sen. Micheloni : L'Italia e i suoi italiani nel mondo

Il Senato, premesso che:

oltre 4 milioni di cittadini italiani residenti all'estero, ai quali si sommano i milioni di cittadini di discendenza italiana, costituiscono un'altra Italia fuori d’Italia;

questi cittadini presenti in tutti i continenti sono i protagonisti della proiezione dell'Italia nel mondo, e contribuiscono alla diffusione della nostra lingua, della nostra cultura e dei nostri costumi, del made in Italy in tutti i suoi settori, con evidenti ripercussioni positive sull'immagine e sull'economia del nostro Paese;

negli ultimi anni stiamo assistendo ad una nuova emigrazione: giovani studenti, ricercatori, professionisti ed imprenditori, che hanno interesse ad un rapporto circolare con il Paese di origine. Si tratta di cittadini caratterizzati da un alto tasso di mobilità, che contempla anche l'ipotesi di un rientro in Italia per mettere a frutto esperienze e conoscenze maturate all'estero;

i nostri cittadini migranti, i tanti “italo-qualcosa”, in un mondo sempre più interconnesso, rappresentano una preziosa risorsa multiculturale, per il nostro Paese, un valore aggiunto che sarebbe grave non utilizzare nella ricerca di risposte ai grandi interrogativi economici, culturali e sociali del mondo globalizzato;

considerato che:

come evidenziato dal recente incontro "Européens en Mouvement", promosso dalla Presidenza Francese dell'Unione europea lo scorso 30 settembre 2008 a Parigi, con la partecipazione di rappresentanti dei cittadini europei residenti fuori dai territori dei propri stati di appartenenza, è riscontrabile in Europa e nel mondo un aumento dell'attenzione degli stati nazionali verso i propri cittadini all'estero, i cosiddetti expatriés, e verso la risorsa che essi rappresentano per i rispettivi Paesi di appartenenza: per un rilancio dell'integrazione europea e per la promozione degli interscambi economici e sociali, con ripercussioni positive anche per le economie dei singoli stati nazionali;

nonostante la necessaria e doverosa solidarietà nei confronti di nostri cittadini - prevalentemente pensionati nei paesi dell'America Latina - che si trovano in situazioni di disagio, in questo scenario le tematiche riguardanti i cittadini migranti non si lasciano più identificare con le rivendicazioni classiche dei cittadini emigranti in termini di richiesta di assistenza al proprio Paese. La questione degli expatriés, specialmente nel comune contesto europeo, impone oggi un dibattito moderno, capace di affrontare temi quali l'eliminazione degli ostacoli alla mobilità, il mutuo riconoscimento dei titoli di studio e professionali, il brain gain (contrapposto al brain drain, ovvero quello che noi chiamiamo la fuga dei cervelli) quale circolo virtuoso innescato dalla mobilità di studenti, ricercatori e professionisti, l'armonizzazione del diritto civile e, inoltre, l'eliminazione di pregiudizi reciproci, nonché la diffusione dei valori del dialogo, del rispetto e della tolleranza tra i popoli. È questo a cui guardano i cittadini migranti specialmente sul continente europeo, quali veri precursori dello spirito e della cittadinanza europea;

la dichiarazione “Pour une Politique européenne des Européens établis hors de leur pays d’origine”, adottata dai partecipanti al citato incontro di Parigi, riconosce che "gli europei residenti fuori dai propri paesi d'origine contribuiscono a migliorare gli scambi economici, sociali, culturali nonché la reciproca conoscenza in Europa e nel resto del mondo” e propone la redazione di una Carta Bianca per una politica europea per gli expatriés, affinché “il Consiglio Europeo e la Commissione Europea includano”, nel corso delle elezioni europee del giugno 2009, nei loro programmi gli “obiettivi per il 2009-2014 per una politica europea per i cittadini europei residenti fuori dal proprio paese d'origine”, stanziando, contestualmente, le risorse finanziarie per l'attuazione di questa politica comunitaria;

parallelamente all'iniziativa europea, anche i singoli stati nazionali stanno procedendo verso un maggiore coinvolgimento politico e istituzionale dei propri cittadini all'estero. In questo quadro l'esperienza italiana del voto all'estero, e degli organi di rappresentanza Comites e CGIE, non solo non rappresenta un'anomalia in Europa – come a volte si vuole rappresentare all'opinione pubblica italiana – ma costituisce, al contrario, un esempio al quale si guarda con interesse e attenzione;

considerato che:

l'Italia, che ha una delle storie migratorie più importanti al mondo, non può permettersi di sottovalutare questa risorsa. Vi sono numerosi cittadini italiani che occupano, nelle società in cui risiedono, importanti posizioni dirigenziali nelle istituzioni politiche così come nel tessuto imprenditoriale ed industriale. I numerosissimi imprenditori italiani o di origine italiana all'estero contribuiscono, tramite l'attività delle loro aziende, alla diffusione della nostra cultura, dei nostri costumi e di conseguenza dei nostri prodotti, e producono in questo modo anche un indotto per l'economia del nostro paese;

è evidente che il lavoro degli imprenditori, molti dei quali risiedono stabilmente con la famiglia nei Paesi dove hanno intrapreso la propria attività imprenditoriale, sarà più proficuo quanto più potranno incontrare e fare affidamento su una "sottostruttura" di servizi ed assistenza italiana. L'accoglienza e la recettività delle rispettive società di residenza verso i prodotti nonché le attività imprenditoriali italiane non potrà che migliorare in conseguenza ad una efficace, moderna e coordinata attività di promozione dell'Italia tout court;

valorizzare queste persone significa anche e soprattutto mantenere un collegamento con la fitta rete di rapporti che esse intrattengono. Investire negli italiani nel mondo significa, in quest'ottica, dare al Paese gli strumenti per essere presente in tutte le parti del mondo in modo capillare e diffuso. La recisione di questi legami vedrebbe come unico perdente l'Italia stessa;

mentre in passato il lavoro dei nostri cittadini all'estero, attraverso le rimesse, copriva quote importanti delle entrate nella bilancia dei pagamenti (tra il 5% e il 6% per tutti gli anni '50 e oltre il 7% nel periodo 1958-1967) oggi questa funzione la stanno assumendo le somme che le casse pensionistiche pubbliche estere versano annualmente a nostri connazionali in pensione rientrati in Italia. A titolo esemplificativo, si ricorda che la sola Cassa di compensazione svizzera AVS - AI ha versato nel 2006 a pensionati italiani residenti in Italia, ex immigrati in Svizzera, 1.033.000.000 €, a cui si aggiungono i versamenti delle Casse Pensioni aziendali (il cosiddetto secondo pilastro) stimati a 621.180.012 €, per un totale - dalla sola Svizzera! - di 1.654.180.012 €. I versamenti che provengono da altri stati esteri (tra cui: Germania 901 milioni, Regno Unito 287 milioni, Francia 229 milioni, Belgio 183 milioni) fanno lievitare questa cifra ad oltre 3,3 miliardi di euro, che, con i versamenti di derivazione privatistica, secondo stime realistiche ammontano ad un totale di 5 miliardi di euro. Si tratta di importi maturati all'estero da lavoratori italiani, che ormai vengono spesi ed investiti anno dopo anno in Italia;

considerato inoltre, in via comparativa, che:

l'Italia non è il solo paese a prevedere il diritto di voto per i cittadini all'estero. Il Portogallo, ad esempio, conosce già un sistema di rappresentanza parlamentare simile a quello italiano: 2 delle 25 circoscrizioni elettorali sono riservate alla rappresentanza parlamentare dei portoghesi all'estero, una ai residenti in Europa ed una per i territori extra europei. All'interno del Parlamento monocamerale le due circoscrizioni permettono l'elezione di 4 deputati su un totale di 230;

in Spagna i cittadini all'estero trovano un primo livello di rappresentanza nel Consejo General de la Ciudadanía Española en el Exterior, ma il partito del primo ministro spagnolo ha già annunciato la propria intenzione di costituire, sul modello di quella italiana, circoscrizioni estere in cui i cittadini residenti possano inviare nelle Cortes spagnole propri deputati in rappresentanza dei cittadini migranti;

la Francia, con circa 2 milioni di espatriati dispone già oggi di un sistema di rappresentanza indiretta dei francesi all'estero. L'articolo 24 della Costituzione francese del 1958 assegna questo compito al Senato. I Senatori che rappresentano i francesi all'estero vengono eletti dai membri dell'AFE – l'Assemblea dei Francesi all'estero - i cui componenti vengono a loro volta eletti direttamente dai cittadini all'estero. Questa forma di rappresentanza indiretta è stata rafforzata attraverso la riforma costituzionale approvata nel mese di luglio dell'anno in corso, la quale ha riformato l'articolo 24 della Costituzione francese prevedendo che “i Francesi stabiliti fuori della Francia sono rappresentati all'Assemblea Nazionale e al Senato”. Di conseguenza, alle prossime elezioni francesi, i cittadini francesi all'estero voteranno dei propri rappresentanti direttamente all'interno dell'Assemblea Nazionale;

per la promozione della propria immagine e presenza nel mondo, sia attraverso un contatto proficuo con le proprie comunità all'estero sia attraverso gli altri strumenti a questo fine tradizionalmente destinati, un serio confronto tra quanto viene investito dall’Italia e dagli altri Paesi europei appare improponibile;

la Francia, per sostenere la propria presenza nel mondo, ha previsto per il 2008 una spesa complessiva (indennità e spese di funzionamento) di 6.7 milioni di € per l'AFE (corrispettivo francese del CGIE), di 16,7 milioni di euro a titolo di assistenza ai francesi all'estero in condizioni di disagio e di 2.800.000 € per la cassa dei francesi all'estero, che assicura assistenza sanitaria e di sicurezza. L'Italia invece ha previsto, per il CGIE ed i Comites, un investimento pari a 5.3 milioni di € nel 2008 e 4.2 milioni di € nel 2009. Per l'assistenza il nostro Paese investe 30.8 milioni di € nel 2007 e soltanto 11.7 milioni di € nel 2009

lo Stato tedesco per il sistema radiotelevisivo all'estero, nel 2006, ha stanziato 273 milioni €. Come riportato nella nuova Deutsche-Welle-Gesetz (legge sulla tv internazionale tedesca) del 2005, "i programmi della Deutsche Welle hanno il compito di diffondere l'immagine della Germania quale nazione culturale europea nonché stato di diritto democratico e libero. (…). Con ciò, la Deutsche Welle promuove in particolare la conoscenza della lingua tedesca." La televisione internazionale tedesca non si rivolge esclusivamente ai cittadini tedeschi all'estero, bensì ad un'utenza mondiale, al fine di sensibilizzare le classi dirigenti di domani per la cultura e le posizioni politiche della Germania. Coerentemente con questa missione il Governo tedesco attualmente in carica ha invertito la tendenza di riduzione dei fondi delle precedenti legislature, aumentando con le Finanziarie del 2006 e del 2007 le risorse a favore del sistema radiotelevisivo internazionale. La nostra Rai International, per il perseguimento degli stessi fini, può invece contare su di un contributo da parte del Governo di appena 30 milioni di € (dato del 2007);

un ruolo importante nella diffusione della lingua e la promozione della collaborazione artistica e culturale viene svolto dagli Istituti di Cultura. La diffusione della propria lingua e cultura nel mondo è determinante nella promozione del sistema-Paese, in quanto apre la strada all'economia e ai valori civili di un Paese. Significative, in questo senso, le indicazioni che emergono dalla sovrapposizione di studi quale "Italiano 2000" (che analizza la presenza della lingua italiana nel mondo) e le relazioni dell'ICE Italia Multinazionale, in quanto evidenziano una manifesto rapporto virtuoso di reciproco condizionamento. Dov’è presente la lingua, è presente l'economia del Paese, e viceversa;

l'Italia, che, secondo dati UNESCO, detiene circa il 45% del patrimonio culturale mondiale e che può contare su migliaia di propri cittadini che operano nel settore artistico e culturale nel mondo, dovrebbe fare di questo fattore un tassello fondamentale della promozione della propria immagine (e quindi del sistema-Paese). Anche qui, purtroppo, il confronto con quanto viene fatto da altri paesi paragonabili al nostro non fa emergere un giudizio soddisfacente. La Francia, per la diffusione della lingua e cultura francesi, prevede un sistema di borse di studio dotato di 46.490.000 € (dato del 2007) nonché l'attività di un'agenzia istituita ad hoc, l'AEFE (agence pour l'enseignement francais a l'etranger), il cui budget (borse di studio comprese) ammonta per il 2007 a 325.5 milioni €. La Spagna, sempre nello stesso anno, ha messo a disposizione dei propri Istitutes Cervantes la cifra di 80.4 milioni € e la Germania per la rete dei Goethe Institute addirittura 174 milioni di €. l'Italia, nello stesso anno, ha destinato a favore della promozione della propria lingua e cultura attraverso i nostri Istituti di Cultura soltanto 17.6 milioni di €, mentre per gli interventi diretti a sostegno della lingua italiana nel mondo sono stati previsti 34.5 milioni di € nel 2008 e 14.5 milioni di € nel 2009. Uno iato, questo, che ben difficilmente può essere colmato con la proverbiale arte dell'arrangiarsi alla quale il nostro Paese fin troppo spesso è costretto a ricorrere;

tutto ciò premesso e considerato

la domanda che quindi si pone, e alla quale la presente mozione risponde positivamente, è se il nostro Paese debba valorizzare i propri cittadini nel mondo oppure se, invece, debba rinunciarvi;

il disegno di legge finanziaria per il 2009, attualmente in discussione, decurta di oltre 40 milioni di euro i fondi già insufficienti stanziati nella Finanziaria della legislatura precedente: 11.777.047 € per l'assistenza (capitoli 3105 e 3106) significa abbandonare al loro destino nostri cittadini che si trovano in stato di difficoltà in paesi colpiti da gravi crisi economiche e sociali (in particolare dell'America Latina); 14.500.000 € per contributi a enti e associazioni per le attività educative, scolastiche e culturali (capitolo 3153) vanificano di fatto l’esperienza dei corsi di lingua e cultura italiana; 2.710.042 € per i Comites e 1.550.000 € per il CGIE (capitoli 3103, 3106 e 3131) significa annullare la rappresentanza e la partecipazione democratica degli italiani nel mondo alla vita politica e sociale italiana;

con questi investimenti lo Stato italiano taglia i ponti con la propria comunità all'estero e con l'intensa e fitta rete di rapporti che questi hanno costruito, in netta controtendenza con quanto invece fanno gli altri paesi europei i quali, come esposto, vanno verso una sempre maggiore internazionalizzazione dei propri interventi anche utilizzando la risorsa rappresentata dagli expatriés;

un adeguato livello di investimenti serve a poco o nulla se gli strumenti e le istituzioni a cui esso è indirizzato non funzionano e non stanno al passo con i tempi. Regole ed istituzioni che sono state definite in passato, quando parlare di italiani nel mondo significava parlare principalmente di emigrati bisognosi di assistenza, devono oggi essere ripensate. È quindi necessario riformare l'insegnamento della lingua e cultura italiana nel mondo (legge n. 153 del 1971), gli organismi di rappresentanza Comites e CGIE nonché coordinare le attività dei vari soggetti (Camere di commercio, Regioni ed altri enti statali e non) che si occupano della promozione economica ed industriale del nostro Sistema Paese. Non può essere escluso da tale discorso il Ministero degli Affari Esteri, la cui missione va rivista.
Un Ministero al passo con i tempi deve saper rispondere alle esigenze di un Paese, l'Italia, che fa parte delle nazioni maggiormente industrializzate al mondo. Esso necessita, quindi, di una rete diplomatica forte, dotata di personale competente e motivato, in modo da assicurare una presenza efficace ed incisiva dell'Italia in tutti quei Paesi dove una politica estera saggia e lungimirante lo ritiene utile ed opportuno. Al contempo esso deve essere un partner serio ed affidabile della nostra comunità nel mondo. È quindi necessario definire nuovi modelli di ufficio, attraverso un maggiore e più efficace coinvolgimento delle risorse umane in loco nonché attraverso la promozione di proficue sinergie con le istituzioni dei vari paesi di residenza dei nostri connazionali, come, per esempio, la stipula di accordi bilaterali per l'istituzione di comuni uffici di stato civile per il disbrigo delle pratiche più ricorrenti;

nel processo d'integrazione europea, l'Italia deve farsi promotrice di nuove figure operative che corrispondano meglio alle mutate esigenze dei tanti cittadini europei in movimento. Per sentirsi realmente europei, i cittadini, di origine italiana, tedesca, francese, spagnola o altro, devono poter esercitare i propri diritti in modo pieno, indipendentemente dal paese in cui risiedono. Gli spostamenti  degli expatriés, siano essi studenti, ricercatori, lavoratori o pensionati che decidono di trasferirsi in un paese diverso da quello in cui hanno vissuto e lavorato, non devono produrre delle fratture bensì devono essere legati da un filo di continuità;

pertanto, impegna il Governo

ad adottare con la massima sollecitudine i provvedimenti legislativi e/o amministrativi idonei a garantire - per gli anni 2008-2011 - i seguenti finanziamenti integrativi: per i Comites (capitolo 3103) 534.953 €; per i Contributi riunioni annuali Comitati presidenti Comites (capitolo 3106) 56.000 €; per l'Assistenza indiretta (capitolo 3105) 1.274.000 €; per l'Assistenza diretta (capitolo 3121) 17.722.953 €; per i Contributi ad enti, associazioni e comitati per l'assistenza educativa, scolastica, culturale, ricreativa e sportiva (capitolo 3153) 19.500.000 €; per le Spese per attività culturali, educative, ricreative, informative, studi indagini e convegni (capitolo 3122) 2.254.000 €; a titolo di Contributo spese funzionamento CGIE (capitolo 3131) 464.182 €; per un importo complessivo di 41.806.088 milioni € per anno, al fine di avviare, nel periodo succitato, la realizzazione delle riforme istituzionali, amministrative e di gestione finanziaria necessarie per il sostegno e la promozione del nostro Paese nel mondo secondo le indicazioni delineate sommariamente dalla presente mozione;

(Italia Estera) -





 
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