RAVENNA - Ai piedi dell’Appennino tosco-romagnolo, sulla via Emilia e in provincia di Ravenna, c’è Faenza, città “amica” (dal latino Faventiam), capitale riconosciuta della ceramica, tanto che in molti Paesi del mondo maiolica si dice “faience”. In giugno, questo centro di natali etruschi e di cultura romana, si adorna di fiori, drappi e stendardi per la “Quintana del Niballo”, o “Giostra del Barbarossa”, (risale al 1164, anno in cui l’imperatore Federico I fu ospite dei Manfredi, signori del luogo).
Il Palio viene celebrato ogni anno, il 24 e, da solo, vale un’indimenticabile gita qui, nel paradiso delle maioliche, dove sono in attività 60 botteghe d’arte, e un gran numero di istituti medi e superiori di design, laboratori sperimentali e di ricerca tecnologica sulle ceramiche. I preparativi del palio cominciano addirittura il 5 gennaio con la Nott de’ Bisò (la notte del vin brulé), festa enogastronomica con rogo finale del vecchio Niballo.
Sei mesi dopo, parte da Piazza del Popolo il bellissimo corteo storico che precede la sfida vera e propria: dame scelte tra le più belle ragazze del luogo, notabili in ermellino e cavalieri in armatura, armigeri, paggi e tamburini danno mostra di rara eleganza e accuratezza nella ricostruzione dei costumi. Volando sui loro veloci destrieri, i campioni dei cinque rioni storici di Faenza: Bianco, Giallo, Nero, Verde, Rosso cercheranno di infilare sulla punta della lancia il maggior numero possibile di “scudi”, cerchietti sospesi a un’estremità del braccio del Niballo, la statua a mezzo busto raffigurante il Saracino. Un momento di grande coinvolgimento emotivo, che però non monopolizzerà la nostra attenzione.
Faenza è città delle meraviglie. Imperdibile il Museo Internazionale delle Ceramiche, al 2 di via Campidori: la più grande raccolta del mondo nel suo genere (9.955mq di superficie), fondata nel 1908 (http://www.micfaenza.org). Le sue sale, oltre alla produzione faentina, custodiscono preziosi capolavori dei cinque continenti e di tutti i tempi: dalle culture precolombiane e dall’antichità classica, al Medio ed Estremo Oriente (Cina, Corea, Giappone, Paesi islamici). Raffinatissima la tradizione italica, nella Sala delle Regioni, che va dal Basso Medioevo al Rinascimento e la produzione dal Seicento all’Ottocento
Dal 1938, poi, con cadenza biennale, c’è l’appuntamento col “Premio Faenza”, Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea, che ha fornito al Museo capolavori di geni come Picasso, Matisse, Rouault, Chagall, Leoncillo, Leger, Fontana, Burri; di grandi designer come Jan Van Der Vaart, Walter Gropius, Ambrogio Pozzi, per citarne solo alcuni. All’edizione di quest’anno hanno concorso 2.285 opere di 964 autori provenienti da 59 nazioni: ulteriore dimostrazione che Faenza è “l’ombelico del mondo” dei maestri ceramisti. Gli appassionati, inoltre, possono usufruire dei 50mila volumi della Biblioteca e delle 20mila immagini della Fototeca.
Come in ogni città romagnola che si rispetti, anche a Faenza la bicicletta è il mezzo di trasporto prediletto. Ed ecco che cosa è consigliabile vedere a cavallo delle due ruote: la Pinacoteca comunale, il Museo civico di Scienze naturali, Piazza della Libertà con la Cattedrale rinascimentale e la fontana; Piazza del popolo con il Palazzo del Podestà e quello Municipale (ex reggia dei Manfredi); il neoclassico Teatro Masini, il Palazzo delle Esposizioni e Palazzo Milzetti. Tra gli edifici religiosi, S. Maria Maddalena, S. Maria Ad Nives e la Chiesa dei santi Ippolito e Lorenzo con la cripta del VII secolo.
Oltre ad essere una capitale dell’arte, Faenza è anche una vera promessa di piacevolezza, allegria e genuinità: fascino, comfort e cortesia negli alberghi e nei numerosi ristoranti; ottima la cucina tipica che fa buon uso dell’olio d’oliva e generosi i vini di Romagna. Come il suo territorio, con tutte le meraviglie dell’Appennino e dell’Adriatico: Ravenna, Brisighella, Riolo Terme, Lugo, Milano Marittima, Cervia. Faenza è tutto questo e molto di più.
Basta venirci per scoprirlo.