di Massimo Filippini
Giorgio Rochat e Pierpaolo Pracca attaccano l’Acqui Storia
Sul premio Acqui storia, di cui abbiamo registrato le polemiche e l'ultima volta dato la notizia neutra dei vincitori, registriamo queste prese di posizione che volentieri pubblichiamo perché provenienti dallo storico Giorgio Rochat e dall'antropologo Pierpaolo Pracca.
Premio Acqui Storia, un piccolo aggiornamento. Fino al 1995 le giunte di diverso colore del Comune di Acqui avevano sempre garantito la piena indipendenza della Giuria che assegnava il premio = Arturo Colombo presidente, Gian Mario Bravo. Valerio Castronovo, Angelo Del Boca, Maurilio Guasco, La Spina de "La Stampa", Nuto Revelli, Giorgio Rochat, Marcello Venturi. Dimentico certamente alcuni nomi (come un alto dirigente di Torino della RAI-TV) e i rappresentanti del Comune e del gruppo di lettori, mi scuso. Avevamo sempre lavorato in piena armonia. Nel 1995 la Lega conquistò il Comune e ci licenziò in blocco, voleva dare al Premio una dimensione "popolare". Per me il Premio Acqui Storia è finito allora, non ho mai voluto conoscere i nomi dei membri della nuova Giuria, non mi meraviglio della successiva deriva verso destra.
Giorgio Rochat
II 25 ottobre scorso A.N.E.D. Torino ha pubblicato: L’Acqui Storia in mano alla Destra Fascista ?
Carissimi vi scrivo per qualcosa che stasera sancirà un punto di non ritorno a livello storico e politico. Il Premio Acqui Storia, nato negli anni sessanta, per onorare la divisione Cefalonia e più in generale lo spirito resistenziale che portò il popolo italiano a liberarsi dal nazifascismo vedrà premiato (nella sezione divulgativa) il libro di Maurizio Serra dal titolo Fratelli separati- Drieu la Rochelle, Aragon, Malraux edito da www.settecolori.it/-site-/sk_news.asp?IDNews=55 I nomi dell'autore e la casa editrice ci rimandano ad uno studioso che non ha mai fatto mistero delle sue idee fasciste e di una casa editrice specializzata in autori e tematiche nazifasciste. Dove sta il problema? Lungi dal volere negare ad ognuno di pensare e scrivere cose diverse da quello che penso io si tratta di una questione di coerenza. Il Premio Acqui Storia é infatti una manifestazione nata con lo scopo di coltivare la memoria ed onorare quanti caddero per la libertà del nostro paese. Quindi vedere premiate persone che negano il valore morale della resistenza e rivendicano con coerenza la loro adesione ideale al fascimo è perlomeno discutibile e fa pensare con preoccupazione alla deriva culturale che sta vivendo il nostro paese. Il fatto sconcertante é stato poi il tepore della sinistra fatta eccezione per la Provincia di Alessandria che stasera non presenzierà alla serata di gala in segno di protesta.
Ad maiora!
Pierpaolo
Cogito ergo sum!
Pierpaolo
* * *
Delle critiche dei due personaggi, la prima –quella di G. Rochat- riverita icona della Sinistra, mi ha indotto a scrivere questo il commento –più che negativo- mentre la seconda –quella dell’antropologo- ha determinato in me un profondo e indicibile senso di pena che mi impedisce qualsiasi rilievo critico su di essa. Come commentare, d’altronde, le osservazioni di chi scrive di “divisione Cefalonia” anziché “Acqui” mostrando di sapere poco o nulla della vicenda ? Si informi prima bene e poi ne riparleremo e per il momento si limiti a ‘cogitare’.
Il commento:
“G. Rochat ha curato un libro (LA DIV. ACQUI A CEFALONIA, ed. 1993), ristampato in formato economico di recente, che contiene di suo solo l'introduzione e una monografia per un totale di 55 pagine su 350.
Nelle poche righe da lui scritte sono ravvisabili tre errori che si risolvono in una distorsione dei fatti addirittura clamorosa.
Li riassumo brevemente:
- a pag. 46 è scritto che padre Romualdo Formato (cappellano del 33° rgt art.) fu "l'unico a chiedere la lotta anziché la resa nella riunione dei Cappellani di Cefalonia dell'11 settembre 1943" per cui "la sua testimonianza merita perciò piena attenzione". CIO' NON CORRISPONDE AL VERO.
- Il cappellano fu Luigi Ghilardini che però, subito dopo, si adeguò al parere degli altri sei cappellani firmando la lettera con cui si invitò il gen. Gandin a chiedere la resa per evitare INUTILI spargimenti di sangue).
- nel risvolto del volume si legge che "fu la decisione dei suoi uomini (della Acqui, nda) a determinare la scelta di affrontare il combattimento". CIO' NON CORRRISPONDE AL VERO.
Infatti, parlando di 'SCELTA' della Divisione mostra di non conoscere o di ritenere superfluo l'ORDINE DI RESISTERE inviato a Gandin dal Comando Supremo riparato a Brindisi dopo l'armistizio.
Ciò costituisce un 'vulnus' inferto alla verità proprio da chi se ne professa depositario 'quasi unico' e ha definito le ricerche del sottoscritto 'storicamente inconsistenti'.
- per quanto riguarda i dati numerici dei Caduti di Cefalonia egli ha scritto -nel 1993- che "fu lo spirito di vendetta dei comandi e dei reparti tedeschi a provocare il massacro di 6.500 italiani in gran parte trucidati dopo che si erano arresi", malgrado avesse -nel 1992- visionato i "TABULATI DEI CADUTI DELLA DIVISIONE ACQUI NELLA GUERRA 1940 - 45" conservato nell'Archivio dello SME - Uff. Storico da lui sbrigativamente liquidati nella sua monografia come 'non attendibili' forse perchè contenevano un numero di Caduti inferiore dell'80% a quello inventato di sana pianta e tramandato da decenni.
Successivamente però in un'intervista pubblicata dall'AVVENIRE il 5 luglio del 2006 egli modificò il suo giudizio dichiarando al giornalista Roberto Beretta -che lo intervistò dopo l'uscita del mio libro (I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO)- che le cifre da lui fatte in precedenza erano errate perchè da ulteriori studi SECONDO LUI i Caduti furono 3800-4000.
Con ciò egli implicitamente confermò -anche se parzialmente- i risultati cui era pervenuto il sottoscritto.
Chi legge ha tutti gli elementi per giudicare anche se -a tuttoggi- pare che nulla sia cambiato: Rochat continua ad essere UN GRANDE STORICO e chi scrive un DILETTANTE proprio da costui (!!) definito INATTENDIBILE.
Distinti ossequi,
avv. Massimo Filippini, t. col. AM (ca), Orfano di un Martire VERAMENTE morto a Cefalonia