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13 feb 2008IL GIORNO DEL RICORDO: Mesic anche quest’anno non gradisce le parole del Presidente della Repubblica Italiana

 
Lucio Toth, Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia: Posizione incomprensibile
 
ROMA, 13 FEB  È stato commemorato domenica scorsa il Giorno del ricordo, istituito dal governo italiano per commemorare l’esodo dei giuliano dalmati e le vittime delle foibe. Nel discorso del Presidente Napolitano, durante la cerimonia al Quirinale, come si ricorderà Napolitano volle ricordare  di aver "espresso con chiarezza il mio pensiero lo scorso anno", circa, cioè, il dovere di riconoscere che quella che colpì gli italiani infoibati fu vera pulizia etnica, precisando che "qualche reazione inconsulta al mio discorso, che vi è stata fuori d'Italia, non ha scalfito la mia convinzione" (vedi Italia Estera del 10 febbraio)
Come l’anno scorso, quando si verificò un vero e proprio caso diplomatico, che la Farnesina dovette fronteggiare,  l’11 febbraio è giunta puntualmente la replica di Mesic.
Si legge nella nota del governo croato: "La conferma delle espressioni e delle qualificazioni usate dal presidente italiano l’anno scorso, non sono in accordo né con l’atmosfera nella quale si era svolto l’incontro tra i due capi di Stato a Brno, né con l’idea di un’Europa unita, in pace e dinamica a cui il presidente Napolitano si richiama". "L’Ufficio della presidenza della Croazia è dell’opinione che non ci sia bisogno di aggiungere né di togliere una sola parola alla dichiarazione con la quale il presidente Mesic aveva reagito un anno fa alle parole del capo dello Stato italiano: i buoni rapporti con i Paesi vicini, il confronto con il passato in tutti i suoi aspetti e la piena parità nelle relazioni internazionali restano valori fondamentali della politica estera croata".
Immediata la reazione di Lucio Toth, Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia secondo cui "le parole di Mesic sono quest’anno ancora più incomprensibili dell’anno scorso. È come se non avesse voluto cogliere gli inviti alla conciliazione contenuti nei messaggi del Presidente della Repubblica e del Vicepresidente del Consiglio Rutelli, nonché nel moderatissimo intervento del rappresentante degli Esuli giuliano-dalmati al Quirinale".
"Se sono capaci loro, gli Esuli, di controllare i propri sentimenti e le proprie parole, perché – chiede Toth – non lo sa fare il Presidente Mesic? A questo punto c’è da chiedersi quale Croazia sia quella che esprime attraverso le sue parole, dopo il rimprovero della UE dello scorso anno sullo stesso tema, dopo il riconoscimento delle violenze del regime di Tito da parte della Chiesa di Zagabria e di tanta parte della stampa croata. Le parole pronunciate al Quirinale il 10 febbraio – conclude – erano l’esatto contrario del nazionalismo e del razzismo. Se le rilegga Mesic prima di parlare".



 
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