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19 gen 2008Obama e Hillary: fra poesia e prosa

Di Domenico Maceri

SANTA BARBARA(CALIFORNIA), 19 GEN. (Italia Estera) - “Le parole non sono azione” disse Hillary Clinton nel corso del dibattito fra i quattro candidati alla nomina del Partito Democratico tre giorni avanti della primaria nel New Hampshire.  La sconfitta in Iowa le darebbe torto ma nemmeno la sua vittoria in New Hampshire cambia la situazione. Le parole hanno valore e persino potere.
La Clinton cercava di suggerire che l’azione e l’esperienza sono la sostanza politica mentre le parole consistono semplicemente di promesse che poi non saranno mantenute. Si  sbaglia perché a mano a mano che gli elettori incominciano a fare attenzione ai candidati ciò che sentono sono le parole e l’ispirazione che ne possano ricevere. I discorsi di Obama dopo la sua vittoria nel caucus in Iowa  e la sconfitta nella primaria del New Hampshire contrastati a quelli di Hillary Clinton  ne sono prova lampante. Mentre dalla bocca di Obama uscivano parole con richiami eloquenti a John F. Kennedy e Martin Luther King, dalla bocca di Hillary Clinton uscivano parole fredde prive di emozione.
Le parole di un leader ispirano all’azione, come disse Obama. Ed è questo che ci si aspetta dal presidente. Non ci vuole un presidente che faccia il lavoro  ma uno che abbia la forza di convincere ed ispirare la gente a farlo. Ecco cosa hanno sempre fatto i leader della storia. Lincoln non partecipò fisicamente alla Guerra Civile ma con le sue parole del Gettisburg Address ispirò la Nazione. Lo stesso fece Winston Churchill dopo le dimissioni di Chamberlain. Il potere ispiratore delle parole lo aveva anche Ronald Reagan il quale anche quando faceva un discorso su temi noiosi riusciva con la sua voce e capacità di recitazione a coinvolgere il popolo e convincerlo all’azione. Era questa forza dell’uso delle parole che convinse  una buona percentuale di elettori democratici a votare per il Gipper, i famosi Reagan Democrats.
La Clinton parlava dell’importanza dell’azione invece delle parole per sottolineare la sua lunga esperienza contrastandola a quella limitata di Obama. Lei ricordò che da più di trentacinque agisce per migliorare il Paese. E naturalmente le si deve dare qualche cosa di credito, ma la realtà è che gli americani non credono che vi siano stati grandi successi.   Il fatto che la Clinton si sia alleata con i valori conservatori dell’establishment del Partito Democratico la hanno avvicinato alla politica di George Bush che gli americani negli ultimi anni hanno rifiutato.
Inoltre come ha detto John Edwards bisogna lottare per rappresentare l’americano medio specialmente contro  il potere corporativo. Edwards in questo senso ha agito veramente, lottato e vinto cause a favore dei poveri sconfiggendo i dream team degli avvocati corporativi. In ciò naturalmente l’ex senatore  del North Carolina si contrastava al fallito tentativo di Hillary di creare il sistema di sanità universale nel 1992. Anche nell’azione Hillary aveva fallito.
“Le parole ispirano, le parole aiutano il popolo a partecipare”. “Non sottovalutare  quella potenza” disse Obama suggerendo la ragione per la sua vittoria nel caucus dell’Iowa che come si sa è avvenuta principalmente per il fatto che il numero di partecipanti è raddoppiato in comparazione al 2004. La stragrande maggioranza di questi nuovi elettori è andata ai caucus per sostenere Obama.
 
I sondaggi poco prima dell’elezione nel New Hampshire davano Obama come vincitore scontato. Ma la stampa americana aveva massacrato Hillary e le donne si sono presentate in massa votando per l’ex first lady (46% per lei, 34% per Obama).
“Si deve fare la campagna politica con poesia, ma si deve governare con la prosa” disse Hillary Clinton poco prima della primaria in New Hampshire. La Clinton citava Mario Cuomo, l’ex governatore dello Stato di New York, il  quale di poesia ne sa qualcosa.  Il discorso memorabile di Cuomo nella Convention democratica del 1984 è ancora fresco nella memoria collettiva.         
Un exit poll condotto dal Los Angeles Times suggerisce che Obama ha più possibilità di sconfiggere l’eventuale candidato repubblicano nell’elezione generale (Obama 52%,  Hillary Clinton 26%, Edwards 21%). Sarà la poesia il cammino decisivo alla Casa Bianca? Difficile azzardare previsioni dopo Iowa e New Hampshire. Ventiquattro stati avranno le loro primarie il 5 febbraio. Si tratta infatti di un giorno di primarie nazionali dato che 2.238 dei 4.049 delegati per la nomina sono in palio.
Domenico Maceri*/Italia Estera
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*PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA.  I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla  National Association of Hispanic Publications.




 
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