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27 dic 2007LA FINESTRA DI MARIO BASTI: Anche per alcuni di noi il Natale è diventato soltanto un bel ricordo

 
Pubblichiamo come di consueto la storica FINESTRA di Mario Basti dalla Tribuna Italiana
BUENOS AIRES, 27 DIC. (Italia Estera) -  Mi era già successo un’altra volta: quando la settimana scorsa mi accingevo ad aprire la FINESTRA per la TRIBUNA di Natale, mi sono chiesto se ne valesse la pena e, in un primo momento mi sembrò che fosse meglio non farne nulla, lasciare a ognuno i propri ricordi, lieti o tristi, recenti o lontani che fossero. Ammesso che, comunque, ci fossero per tutti e che, dopo tanti anni trascorsi, la rievocazione valesse la pena: tanti anni trascorsi, vicende oggi tanto diverse da quelle di allora.
Stavo per non farne nulla, caro amico lettore...ma poi mi sembrò che invece valesse la pena, per varie ragioni, pur se la rievocazione per alcuni - pochi o molti che siano - sarebbe apparsa poco originale, poco interessante. Quali le ragioni? Anzitutto quelle cui ho, sia pure superficialmente accennato altre volte, e cioè che le decadi trascorse subito dopo l’ultima grande guerra europea, sono state di grandi trasformazioni materiali, morali, sociali ed economiche e quelle che, quando abbiamo lasciato il nostro Paese, ci sembrarono definitive e immutabili, sono invece mutate profondamente nel giro di pochi anni: pensa alle famiglie, alla stabilità del matrimonio, alla riduzione della natalità.  Nella FINESTRA del numero scorso scrivevo che “C’è ancora il Buon Natale di noi italiani nel mondo”.
 
Lo scrivevo convinto. Ma è veramente così? Tu che delle vicende italiane d’Italia ti informi quotidianamente ascoltando i telegiornali e i servizi radiofonici, leggendo un giornale che ti giunge da Roma o da Milano, vedi riflessa - caro Lettore - per quel che riguarda il Natale, il Buon Natale la stessa realtà di quando sei partito dal tuo Paese? O invece la rievocazione di quel Natale - benché in fondo sia passato poco tempo - non la vedi riflessa nelle parole che non si prestano a
equivoci, che nella preghiera mariana ha detto Papa Benedetto XVI a Piazza San Pietro? Non so se hai avuto la possibilità di leggere quelle precisazioni nella prima pagina di questo giornale di mercoledì scorso o in qualche altro giornale. Se, per i difetti di distribuzione nella stampa, non  avessi potuto, ripetiamo in questa FINESTRA alcune definizioni del Pontefice.
Quando ha detto: “E’ sbagliata la gioia del Natale se non è l’attesa di Cristo”; quando ha precisato che: “Albero e presepe sono simboli di vita cristiana contro il consumismo”. E per chi non avesse compreso ancora, ha aggiunto: “anche la felicità del Natale può essere ‘sbagliata’” se trae origine da quella cultura “che della felicità fa un idolo”, invece di essere la gioia della speranza che si fa certezza per la nascita del Salvatore. Simbolo di questa tendenza culturale contemporanea sono i paradisi artificiali delle droghe.” ''La gioia – ha detto Benedetto XVI - entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri. In chi ama così, Dio prende dimora, e l’anima è nella gioia. Se invece si fa della felicità un idolo, si sbaglia strada ed è veramente difficile trovare la gioia di cui parla Gesù. E’ questa,
purtroppo, la proposta delle culture che pongono la felicità individuale al posto di Dio, mentalità
che trova un suo effetto emblematico nella ricerca del piacere ad ogni costo, nel diffondersi dell’uso di droghe come fuga, come rifugio in paradisi artificiali, che si rivelano poi del tutto illusori.
Cari fratelli e sorelle, anche a Natale si può sbagliare strada, scambiare la vera festa con quella che non apre il cuore alla gioia di Cristo''.
Negli ultimi giorni che hanno preceduto il Natale, hai visto alla Tv, hai ascoltato alla radio, hai letto nei giornali, hai visto nei cartelli pubblicitari qualche immagine, qualche richiamo, qualche
riferimento a un Natale così come questo di cui ha parlato il Papa? Oppure hai visto invece immagini uguali a quelle degli show, dei festival, che quando siamo emigrati non si vedevano
in nessun posto? Vedendo alberi luccicanti, di stelle e presepi semplici, hai notato che non c’era l’attesa di Gesù? E allora si può dire che c’è anche “un Buon Natale di noi italiani nel mondo”? Si
può dire, ma purché si prenda atto che, almeno per il Natale, ma non solo per esso, non è stato esemplare il cammino dell'umanità, qui, nè in Italia, nè altrove dove l’immagine dominante è quella della corsa al consumismo, e della ricerca di soli beni materiali.
Auguriamoci ancora con sincerità e affetto il Buon Natale, ma, per quanto ricordiamo le care celebrazioni di altri tempi.
MARIO BASTI/Italia Estera
 



 
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