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10 dic 2007Narducci: “la legge finanziaria deve riconoscere l’ulteriore detrazione dell’ICI anche agli italiani all’estero”. L’intervento in aula del parlamentare eletto in Europa

ROMA, 10 DIC.  (Italia Estera) - Con la legge Finanziaria 2008 continua l’impegno assunto dalla maggioranza per il risanamento ed il rilancio dell’economia del Paese, una economia che non si ferma certamente entro i confini nazionali ma vede come attori anche i nostri connazionali all’estero che rappresentano i migliori promotori del Sistema Italia nel mondo. Un sistema che come è stato segnalato più volte non può ritenersi compiuto se non presta attenzione al coinvolgimento e alla cooperazione con le comunità italiane residenti all’estero, nelle quali è sempre più ampia la presenza di imprenditori di origine italiana attivi nei Paesi che li hanno accolti. E’ quindi notevole e meritevole lo sforzo fatto dal Governo, che ha valutato positivamente le richieste mirate a sostenere tra l’altro l’imprenditoria dei connazionali nei Paesi di adozione. Ci attendiamo ora che si faccia tutto il possibile per individuare le misure per utilizzare, in sinergia con le imprese nazionali, le potenzialità che l’emigrazione italiana nel mondo ha creato.
Un altro fronte di fondamentale importanza per il nostro Paese e per le comunità italiane emigrate è senz’altro rappresentato dalla diffusione della nostra lingua e dalla valorizzazione del nostro patrimonio culturale ed artistico; si tratta di un fronte di grande significato per l’esteso ventaglio di opportunità che determina, dal turismo al successo del marchio Italia, ma anche per preservare e rafforzare il legame affettivo e culturale tra le due Italie. Le risorse destinate dalla Finanziaria a questo delicato versante forniscono risposte alle esigenze più immediate, ma occorre agire dare seguito all’attenzione manifestata e procedere risolutamente alle riforme legislative che si attendono da almeno un paio di decenni, presupposto indispensabile per far fronte strategicamente alle iniziative messe in  campo dai Paesi che stanno puntando con notevole dispiegamento di mezzi a conquistare posizioni di primo piano in quello che oggi viene definito, con un brutto termine, il mercato delle lingue. Vi è sempre più consapevolezza, infatti, che in una logica integrata di promozione di un sistema Paese il patrimonio culturale e artistico rappresenti un valore aggiunto di primo piano che non può assolutamente essere tralasciato.
La finanziaria 2008 prevede inoltre interventi che interessano l’assetto organizzativo della rete diplomatica e consolare italiana nel mondo. La riforma dell’amministrazione del Ministero degli Affari Esteri e della rete consolare è da tempo nell’agenda degli impegni da realizzare e con la finanziaria 2007, sono state creati i presupposti di legge per procedere  alla riorganizzazione sia della rete diplomatico-consolare che degli istituti italiani di cultura.
Come parlamentare eletto all’estero e come cittadino italiano che vive all’estero da anni intendo richiamare il Governo sulle esigenze dei nostri connazionali emigrati, ed anche sul ruolo che le sedi consolari rivestono nel tempo della globalizzazione, un ruolo che non è più quello di rappresentanza secondo i vecchi schemi.
In sede di parere in Commissione Affari Esteri si è dibattuto ampiamente sulla necessità di procedere ad una riorganizzazione della rete che non precluda le possibilità di sviluppo del nostro Paese e soprattutto non leda il diritto dei nostri connazionali a servizi efficienti erogati in tempi accettabili. Gli uffici consolari all’estero sono punti di riferimento vitali per molti aspetti: non è in gioco il solo rilascio di documenti, di passaporti o di pratiche di cittadinanza, è in gioco soprattutto lo sviluppo del nostro sistema Paese e la garanzia di poter far fronte ai numerosi compiti aggiuntivi che si sono aggiunti a quelli tradizionali.
 
Il piano di chiusura delle sedi finora realizzato dall’Amministrazione ha riguardato per lo più semplici accorpamenti tra sedi dove già si realizzavano ampie sinergie, atti a dimostrare al Ministero dell’Economia la buona volontà del Ministero degli Esteri in fatto di risparmi.
Se per il prossimo futuro sono in preventivo altre chiusure, é assolutamente indispensabile fermarsi a pensare, a riflettere e tracciare anzitutto una strategia a valere sul medio periodo. L’obiettivo deve essere quello di una “moratoria” delle chiusure, motivata anche dagli scarsi risultati ottenuti in termini di risparmi economici dalle chiusure di sedi già realizzate e dalle conseguenze della mancanza di un piano come quello sopra menzionato. 
Bisogna opporsi al principio di fondo che indirizza la scelta dei tagli, avendo consapevolezza che di questi e non di una vera ristrutturazione della rete si tratta. Il Ministero degli Esteri è un’amministrazione che non costa molto all’Erario, complessivamente con un buon grado di efficienza, sulla quale si dovrebbe investire e non programmare tagli incomprensibili ai cittadini emigrati e spesso all’autorità dei Paesi ospitanti. Sulla base di queste constatazioni poggia l’esigenza di una “moratoria”. I trasferimenti di competenze (non esistono vere chiusure) producono dei risparmi minimi.
Io credo che non si può sottacere su questo rinnovato taglio alle risorse e sul problema nodale, evidenziato in tante altre occasioni, rappresentato dalla esiguità delle risorse complessive destinate al bilancio del MAE, come pure nella finalizzazione di tali risorse all’interno del bilancio stesso. Occorre in generale più considerazione per i servizi destinati ai cittadini italiani emigrati e occorre una diversa attenzione del Ministero stesso nell’individuazione delle priorità dei risparmi effettuabili, tra cui la riduzione delle spese di auto-amministrazione. 
Il limitatissimo tempo a mia disposizione non mi consente, Signor Presidente, di far presente questioni altrettanto importanti. Mi consenta tuttavia nel concludere il mio intervento di far cenno alla detrazione dell’ICI prevista dall’art. 2 della legge finanziaria 2008 e alla mancata estensione di questa possibilità ai soggetti residenti all’estero, proprietari di immobili in Italia. Ritengo ingiusto, e qui vorrei richiamare l’attenzione del rappresentante del Governo, che si utilizzino criteri e possibilità differenziati per cittadini ugualmente garantiti dalla nostra Costituzione e voglio auspicare che l’aula possa ristabilire questo ingiusto trattamento approvando l’emendamento che sarà presentato all’attenzione dei colleghi Deputati. (Italia Estera).



 
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