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13 nov 2007Finanziaria, governo battuto in Senato. Prodi fiducioso

Sull'emendamento Valditara (An) la maggioranza va sotto. Dini vota con la Cdl. La proposta di modifica prevede un incremento dell'assegno di dottorato di ricerca. Via libera all'abolizione del ticket sanitario. Il premier: ''Può capitare di essere battuti su materie specifiche''. D'Alema: ''Non avverrà ciò che annuncia Berlusconi''. A Palazzo Madama: countdown col fiato sospeso

ROMA, 13 NOV. (Italia Estera) - Governo e maggioranza sono stati battuti in Aula al Senato su un emendamento alla Finanziaria del senatore, Giuseppe Valditara (An). I voti favorevoli sono stati 161, i contrari 152, 3 astenuti. Sulla proposta di modifica all’articolo 52 c’era il parere contrario di governo e relatore.
L’emendamento di Valditara all’articolo 52 della manovra (sul sistema universitario), sul quale Unione ed esecutivo sono stati battuti in Aula al Senato, prevede di incrementare l’assegno di dottorato di ricerca aumentando di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2009 e 2010 il Fondo di finanziamento ordinario.
 
"Io e il senatore Scalera abbiamo votato a favore dell'emendamento Valditara, a titolo personale", ha riferito il senatore Lamberto Dini, a margine dei lavori dell'Aula. A votare con la Cdl sarebbero stati anche i due senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, mentre il senatore Accurzio Montalbano (Cs), ha riferito che "i senatori della costituente socialista si sono astenuti". Quanto alle mani libere, ha detto poi, "continuerò ad averle sempre, ora e dopo". "Noi liberaldemocratici non siamo nel Pd e non abbiamo nessun vincolo di mandato", ha poi aggiunto sottolineando come nella Finanziaria ci siano ancora "nodi critici "da affrontare" come nel caso dell'art. 91: "Cerchiamo - ha spiegato Dini - di limitare i danni e puntiamo a evitare ogni aumento di spesa in generale".

A margine della visita fatta alla sede della Protezione civile, parlando con i giornalisti  il presidente del Consiglio Romano Prodi (nella foto) assicura che per domani ''non c'è bisogno di una strategia contro i grandi rischi, perché abbiamo preparato tutto bene''. Il premier minimizza l'episodio di oggi al Senato: ''Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada sotto, mi sembra che non sia un elemento straordinario. E si è verificato tantissime volte, anche quando c'erano maggioranze enormi al Parlamento. Il problema è il voto finale sulla Finanziaria: quello è importante''.

Nel merito della norma, il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi afferma che "sostenere il dottorato di ricerca, preziosissimo livello di qualificazione, è nella linea del governo". "L'emendamento passato al Senato - spiega Mussi - risponde pertanto a una esigenza reale e sarebbe ottima cosa, se fosse stata prevista anche una adeguata copertura finanziaria".

In Aula, via libera invece all'abolizione del ticket sanitario nel 2008. Palazzo Madama ha votato l'articolo 48-bis che prevede, per il 2008, l'esenzione dal pagamento del ticket di 10 euro per le visite diagnostiche e specialistiche. Stralciato l'articolo che prevedeva l'obbligo per le prescrizioni mediche di indicare solo il principio attivo, e non il nome di uno specifico farmaco, per i farmaci di fascia C.

Approvato anche l'articolo 53-bis che prevede l'istituzione del fondo nazionale di 50 milioni di euro per il finanziamento degli interventi finalizzati a eliminare i rischi per la salute pubblica, derivante dalla presenza di amianto negli edifici pubblici.

L'aula del Senato ha poi accantonato la norma che prevede l'introduzione della class action. Il provvedimento, messo a punto dal senatore dell'Ud, Roberto Manzione, introduce in Italia l'azione risarcitoria collettiva a tutela dei consumatori.

Si dice tranquillo sull'iter della manovra anche il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema , per il quale questa ''è una buona Finanziaria. E' naturale che nell'esame del Parlamento possano essere approvati anche i singoli emendamenti. L'importante è che non spostino il senso complessivo del provvedimento: per cui siamo fiduciosi che entro domani sera la Finanziaria venga approvata". "Il governo - ha proseguito il responsabile della Farnesina - ha una maggioranza limitata, questo è noto fin dall'inizio. Al di là di questa difficoltà, non vedo fatti politici nuovi che facciano pensare che stia per accadere ciò che annuncia l'onorevole Berlusconi. Il quale - ha concluso D'Alema - annuncia, con rispetto parlando, un avvenimento che non accade".
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Un pò di conti in vista del voto finale di domani notte
A parte il presidente di Palazzo Madama Franco Marini, che per prassi non prende mai parte al voto, l'Unione ha 158 senatori. Ma nel calcolo per il voto finale, per ora fatto senza l'ipotesi di mettere la fiducia, viene ormai dato per perso il voto di Turigliatto mentre l'altro ribelle Fernando Rossi dovrebbe votare sì. A questi 157 dovrebbero aggiungersi i sì di Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, che, pur non avendo partecipato ultimamente alle votazioni, avrebbe intenzione di partecipare al voto di mercoledì. Mentre non è scontato l'ok di Giulio Andreotti, che deciderà all'ultimo pur avendo detto di essere contrario all'esercizio provvisorio; e Sergio Pininfarina, altro senatore a vita, dovrebbe continuare a non presentarsi al Senato. I conti danno quindi 161 sì anche se l'Unione non dorme sonni tranquilli per le troppe incognite. 
Fino alla fine, spiegano fonti di maggioranza al Senato, non si può avere la certezza su Lamberto Dini che, se votasse no o si astenesse nel voto finale, con i suoi 2 liberaldemocratici (Natale D'Amico e Giuseppe Scalera) manderebbe sotto la maggioranza.
Tra i senatori, guardati a vista e quotidianamente ‘verificati' dal centrosinistra, anche i due di Unione Democratica Willer Bordon e Roberto Manzione e l'ex ulivista (ora nel gruppo Misto) Domenico Fisichella, che non ha aderito al Pd. Tutti e tre, però, sono calcolati sempre nelle file della maggioranza.
Ma un fantasma su tutti aleggia nel centrosinistra: l'ipotesi di senatori finora insospettabili, che al momento del voto finale si schierino con il centrodestra o non si presentino in Senato causa malattia o contrattempi imprevisti. Per questo, l'incertezza non si scioglierà fino all'ultimo minuto. (Italia Estera).   



 
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