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20 ott 2007Cefalonia: Filippini scrive al Procuratore Militare Capo di Roma Intelisano perché si stabilisca la verità sul numero delle vittime

di Massimo Filippini*
ROMA, 20 OTT. Sull'aspetto giuridico della vicenda di Cefalonia si sono sparse, ultimamente, una serie di inesattezze -molte delle quali artatamente costruite- per additare a quella parte dell'opinione pubblica che, sempre più disorientata, segue la questione, un'inerzia a tratti 'dolosa' della Procura Militare di Roma nel perseguire i pochi militari tedeschi ancora in vita indicati come 'responsabili' di una strage –quella di Cefalonia- quantificata in un numero variabile' dai 5 ai 9000 militari italiani. 
Ho scritto 'variabile' perchè ormai è risaputo o almeno dovrebbe esserlo ai più, che le Vittime di Cefalonia -per tali intendendosi quelle fucilate DOPO LA RESA del giorno 22 settembre '43 e non quelle CADUTE IN COMBATTIMENTO dal 15 al 22- furono un numero esiguo (non più di 300 - 350), avendo  solo gli Ufficiali -considerati responsabili del comportamento ‘ribelle’ dei loro sottoposti-  pagato con la vita l'Ordine infame del governo Badoglio di combattere contro i tedeschi e non anche la Truppa di cui solo alcuni elementi -purtroppo- incapparono nella crudele rappresaglia come i 17 marinai che dopo aver trasportato le loro salme fino al mare  per esservi gettate, furono poi fucilati dai tedeschi per impedir loro di parlare.
  In ogni caso la barbarie tedesca rimane immutata ma la sua portata addirittura ciclopica –come si è affermato- ed il conseguente Mito basato proprio su tali macroscopiche dimensioni della vicenda devono essere, pertanto, ridimensionati anche perché ciò stride fortemente con altre stragi naziste ancor più gravi avvenute nello stesso periodo e di cui s’è persa la memoria concentratatasi – per motivi polico-ideologici - solo su quanto avvenne a Cefalonia. 
  Ma tant'è: su Cefalonia se ne sono inventate tante elevandola e  addirittura sfidando il ridicolo di farlo ad oltre 60 anni di distanza, a "primo episodio" della Resistenza al punto che tutto il resto è passato in secondo piano perchè così ha voluto la 'casta degli intoccabili che fino a ieri ha fatto il bello e il cattivo tempo in campo storico-culturale, blindando la memoria storica in una gabbia di menzogne e di falsità incredibili di cui, per giunta si sono eretti a inflessibili custodi ben meritando la qualifica di “gendarmi della memoria” con cui Pansa li ha bollati.
  Oggi però il bel gioco (per loro) è finito e ai  ‘gendarmi’ di Cefalonia non resta che fare marcia indietro pena il sentirsi appioppare, in caso contrario, la taccia di MENTITORI in campo storico e di SOMARI in quello giuridico.
  In merito a quest’ultimo, dopo aver visionato la "lettera aperta” inviata nello scorso agosto ai massimi rappresentanti delle istituzioni da Marcella De Negri (figlia del capitano Francesco De Negri, fucilato a Cefalonia) e dal giornalista Franco Giustolisi (autore dell'Armadio della vergogna) a proposito delle, insoddisfacenti, - a loro parere - conclusioni del processo tenutosi in Germania, sulla strage – a loro dire immane - di Cefalonia e concluso con due archiviazioni rispettivamente del dr. Stern a Monaco e del dr. Maas a Dortmund, ho ritenuto di scrivere direttamente al Procuratore Militare Capo della repubblica, dr. A. Intelisano oggetto non tanto velato degli strali dei predetti.
  Conseguentemente, quale Orfano anch'io di un Ufficiale fucilato dai tedeschi e primo ad essermi costituito Parte Civile per detto fatto oltre che autore di tre libri sulla vicenda e conduttore - a mie spese - del sito www.cefalonia.it   porto a conoscenza di chi legge la lettera che ho inviato il 3 settembre c.a. al Procuratore Militare della Repubblica in merito alla vicenda sulla quale in tanti parlano ma in pochi mi sembra abbiano compreso gli esatti termini giuridici continuando pervicacemente ad inanellare inesattezze – apertamente volute - sul dato numerico delle Vittime enormemente gonfiato per dar vita ad un Mito sulla cui esistenza sono in molti a nutrire fondati dubbi.
 
 Ecco il testo della lettera
 Egregio dott. Intelisano, sono l’avv. Massimo Filippini figlio del magg. Federico Filippini, fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 25. 9. 43 e dopo aver letto su IL MANIFESTO la Sua lettera del 30 agosto u. s. ritengo doveroso significarLe quanto segue: 
-nel maggio 2003 incontrai il Procuratore di Dortmund dr. Maas all’Archivio dell’Ufficio Storico E. I. dove da molti anni svolgo ricerche documentali sulla vicenda di Cefalonia (sulla quale ho scritto 3 libri) ed egli mi suggerì di costituirmi Parte Civile per l’eventualità che fosse iniziata un’azione penale nei confronti di militari tedeschi ancora viventi di cui si fossero  accertate responsabilità penali per quanto avvenne a Cefalonia, la qual cosa io feci ad agosto 2003;
 
-dopo tale data, pur avendo la Procura di Dortmund accusato ricevuta della mia Dichiarazione di Costituzione di P. C., non mi fu comunicato più nulla, neanche che l’istruttoria sulla fucilazione degli Ufficiali alla Casa Rossa (dove anche mio Padre fu assassinato) era stata stralciata e trasferita alla Procura di Monaco dove a settembre 2006 il procuratore Stern l’archiviò;
 
-conseguentemente io che ero stato il “primo” a compiere tale passo venni ‘oscurato’ del tutto e i media continuarono ad additare come ‘UNICA’ Parte Civile Marcella De Negri orfana anch’essa di un Ufficiale, la quale si costituì Parte Civile dopo di me presso la Procura di Monaco dove, come ho detto, il procedimento contro l’unico imputato –l’ex s. ten. O. Mulhauser- non iniziò per la suddetta Archiviazione scatenando l’ira e le doglianze di costei e di altri soggetti tra cui i giornalisti Ambrosino e Giustolisi.
 
  Tutto ciò io appresi esclusivamente dalla stampa - come risulta anche dall’articolo  di G. Ambrosino dell’11 agosto scorso su IL MANIFESTO-  fin quando il dr. Maas sanò l’irregolarità verificatasi e trasmise anche a Monaco la mia Dichiarazione di P. C. facendomi poi avere – per il tramite del mio legale tedesco BianKa Teuber- la copia del decreto di Archiviazione (48 pagine) da lui adottato l’8 marzo scorso a Dortmund.
  Anche la Procura di Monaco, dal canto suo, ha provveduto in modo analogo inviandomi copia dell’Archiviazione del dr. Stern del settembre 2006.
  Detti Documenti sono in mio possesso e, qualora Ella lo desideri, sono a Sua disposizione.
  Con tale premessa, egregio dr. Intelisano, non intendo rivendicare una mia ‘primogenitura’ nel promuovere iniziative legali presso la Magistratura tedesca ma soltanto farLe presente di non essere l’ultimo arrivato in detta ‘querelle’ in cui, tra l’altro, la mia esperienza o deformazione ‘professionale’ che dir si voglia, mi ha portato a dare un giudizio positivo sulle due Archiviazioni poiché,  ragionando ‘sine ira ac studio’ e mettendo soprattutto da parte la mia qualità di ‘parte lesa’, mi sono reso conto dell’impossibilità per l’inquirente tedesco -come a suo tempo per quello italiano- di iniziare un’azione penale stante l’insormontabile difficoltà di accertare senza ombra di dubbio la ‘responsabilità penale’ degli inquisiti aggravata, oltretutto, dalle ‘gravi’ circostanze richieste per considerare il reato imprescrittibile.
  Ciò dicendo, credo di essere in sintonia con quanto ella ha scritto e con il rilievo da Lei mosso all’altra parte civile nella sua lettera del 30 agosto u. s. a IL MANIFESTO.
 
  Ma la questione –a mio parere- è ben lungi dall’essere stata definita poiché un altro suo aspetto va finalmente chiarito non solo ai fini di una sua retta comprensione dal punto di vista ‘storico’ ma soprattutto per avere ben chiaro l’oggetto di un’ eventuale nuova indagine istruttoria (come da Lei ventilato) che –rebus sic stantibus- sarebbe caratterizzata oggi come ieri dall’assoluta mancanza di un valido ‘habeas corpus’ essendo stati i dati numerici dei Caduti nei combattimenti e soprattutto dei Fucilati dopo la resa, di gran lunga inferiori alle migliaia e migliaia di morti di cui con superficialità spesso voluta si è parlato in passato e si continua tuttora a fare stavolta però in completa malafede.
  Infatti i miei studi e ricerche -ormai ben noti ai più- sfociati nell’ultimo libro edito nel 2006 ‘I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO’ che ho il piacere di inviarLe, sono in proposito eloquenti: le cifre dei Caduti o uccisi anche in modi violenti –ma pur sempre durante i combattimenti- ammontarono (e ciò è pacifico) a circa 1300 militari per i quali il decesso avvenuto nella fase della battaglia (15-22 settembre) non è suscettibile ovviamente di dar luogo ad iniziative giudiziarie possibili solo in caso di rappresaglie o di eccidi indiscriminati compiuti dai tedeschi su nostri militari fatti prigionieri dopo la resa della Divisione avvenuta il giorno 24 settembre.
  Di questi ultimi infatti non ne furono uccisi 5, 6mila o più -addirittura in un solo giorno (!) –come si tramanda da decenni- ma a cadere furono principalmente gli Ufficiali contro i quali si indirizzò la rappresaglia tedesca che ovviamente coinvolse anche altri militari ma, nel complesso, i Fucilati dopo la resa non furono più di 350 – 400 in gran parte, come detto, Ufficiali (137 solo alla Casa Rossa) come è comprovato dai Documenti esistenti nell’Ufficio Storico dell’Esercito da me analizzati e riscontrati –con certosina pazienza- con molti altri già esistenti. Per inciso aggiungo che una lettera da me inviata al Ministro della Difesa ed ai capi di S. M. Difesa ed esercito sul delicato punto, a settembre 2006, non ha ricevuto risposta.
  A scanso di equivoci  ritengo doveroso aggiungere che da tale computo sono esclusi –perché non furono Vittime dei tedeschi- i circa 1300 prigionieri affogati in mare durante il trasporto in Grecia e coloro (circa un migliaio) che successivamente morirono in prigionia essendo il luttuoso evento avvenuto fuori di Cefalonia.
  E’ questo, a mio parere, il punto fondamentale che necessita di un approfondimento in un’ eventuale nuova indagine in quanto –come Ella può ben immaginare- costituirebbe un non-senso giuridico oltre che un errore suscettibile di portare disdoro all’inquirente indagare su un fatto (l’eccidio di migliaia e migliaia di militari) non avvenuto nelle proporzioni -artatamente o meno volute- ma enormemente più limitato e relativo principalmente agli ufficiali: e chi scrive purtroppo ne sa qualcosa..
  Detto questo, nel mentre rilevo che a Monaco l’inchiesta ha correttamente  avuto ad oggetto un fatto accertato cioè la Fucilazione degli Ufficiali, altrettanto non può dirsi per l’istruttoria di Dortmund e per tutte le altre precedenti –sia tedesche che italiane- che basandosi su dati enormemente superiori a quelli reali si riferirono ad un ‘eccidio di massa’ assolutamente inesistente.   
  Quanto sopra premesso e ritenuto Le rivolgo pertanto, egregio dr. Intelisano,    espressa e formale richiesta  di far sottoporre -se l’inchiesta su Cefalonia sarà riaperta- ciò che Le ho testè illustrato a specifiche indagini da parte del Suo ufficio e, per fornirLe ulteriori spunti, allego la seguente documentazione riservandomi, se del caso, di produrne numerosissima altra :  
-Copia della lettera inviata al Ministro Difesa e capi di S. M. Difesa ed Esercito in data 26.9.2006 (rimasta senza risposta). (All.1);
-Copia mio articolo “ A Cefalonia non ci fu lo sterminio quasi totale della ‘Acqui’ ma un’infame rappresaglia diretta contro gli ufficiali”. (All. 2);
-Copia mio articolo “Le FFAA su Cefalonia: non vedo, non sento, non parlo…”(All. 3);
-Sintesi –tratta dal web- del libro “I Caduti di Cefalonia: fin di un mito”. (All. 4).
-Lettere avv. Teuber alla Procura di Dortmund e al sottoscritto con relativa traduzione. (All. 5-6)
NB I documenti citati come Allegati alla lettera sono facilmente reperibili nel sito www.cefalonia.it 
Nel dichiararmi a Sua completa disposizione -qualora Ella lo ritenga- Le invio rispettosi ossequi.
Massimo Filippini/Italia Estera
 
*L’avv. Massimo Filippini è il figlio del maggiore Federico Filippini, fucilato anch’egli dai tedeschi a Cefalonia
 Nelle foto: il Sacrario di Cefalonia ed il maggiore Federico Filippini fucilato a Cefalonia



 
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