NAPOLI, 5 SET, (Italia Estera) – Catena umana oggi attorno al Palazzo della Regione Campania in via Santa Lucia per protestare contro le consulenze d’oro elargite dal governatore Antonio Bassolino e dalla giunta di centro sinistra che hanno trasformato Napoli nella capitale della vergogna in Italia e nel mondo.
Sono scesi in strada per la prima volta i rappresentanti di 80 associazioni civiche e di quella borghesia accusata di ignavia dal prefetto di Napoli Alessandro Pansa.
E’ stato un successo al quale hanno contribuito con la loro presenza esponenti dei partiti di opposizione, AN e FI, che hanno rinunciato a simboli e bandiere di appartenenza per dimostrare che la manifestazione era ”apartitica” dettata solo da “senso civico e rispetto” verso Napoli e la Campania.
Vi ha aderito anche don Luigi Merola, ex parroco del famigerato quartiere Forcella di Napoli e sacerdote in prima linea nella lotta contro la camorra e la prevaricazione.
In Campania si calcola che sono oltre 3000 gli aspiranti consulenti, fra professionisti, laureati in attesa di prima occupazione o semplici emarginati dalla politica. Tutti saranno scelti dagli Assessorati secondo principi “divini” e non per merito o competenza. Un malcostume che dura da quando è in carica l’amministrazione Bassolino. Oggi si è mosso finalmente un primo passo contro l’adozione di queste liste e soprattutto contro il contestatissimo Paser, (il piano per lo sviluppo regionale) che vuole perpetuare questo sistema. L’iniziativa si è svolta senza blocchi stradali, né grida ostili, né rumore, un esempio di alta civiltà.
“A Napoli è scesa in piazza una società civile consapevole per sanzionare Bassolino” dice l’on. Salvatore Lauro, presidente di Roma-Neapolis, una delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione e che è impegnata nell’ardua lotta di riportare la Campania e Napoli al ruolo primario che avevano in Italia.
“Quella che abbiamo visto a Santa Lucia – continua Lauro – e’ una società che non vuole costituire un nuovo partito, di cui per la verità non si sente la mancanza, ma che si assume le proprie responsabilità ed invita i politici a fare il proprio dovere, la maggioranza a governare e l’opposizione a fare la sua parte”.
-Qual è il messaggio di questa catena umana?
“La Campania vive in uno stato di emergenza perenne, rifiuti, malasanità, criminalità. Noi diciamo no a questo sistema che pensa di comprare il consenso della società civile e di parte di quella professionale con consulenze d’oro. Dobbiamo tornare al merito ed alla competenza”, afferma Lauro.
- E’ un messaggio che si riallaccia al discorso del Cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe?
“Si. Vi è una nuova speranza che non si appunta più sulla vecchia classe dirigente ma mette sul banco degli imputati i cattivi gestori della cosa pubblica ed anche la stampa e i mezzi di comunicazione, troppo acquiescenti da sembrare a volte allineati”.
- Allora in Campania comincia qualcosa di simile come in Padania?
“Ci troviamo di fronte ad una presa di coscienza della società civile insoddisfatta della politica. Per la prima volta cerca di sanzionarla e di tenerla sotto costante osservazione su tutto il territorio.E’ un fatto veramente nuovo che va incoraggiato e seguito. Sotto questo aspetto si può fare un parallelo con la Padania, per il resto siamo due realtà diverse per storia e tradizione”.
- Per esempio qual’è una delle diversità che distingue la Campania?
“Napoli e tutta la regione sono bagnate dal Mediterraneo. A causa della dissennata politica del centro sinistra vediamo che la Campania si è degradata. Quando si parla di Mediterraneo ho sentito a volte citare Roma o Milano. E’ incredibile. Dobbiamo fare in modo che Napoli e la Regione riprendano il ruolo che avevano una volta per la loro posizione geografica e commerciale. Questo deve avvenire per la laboriosità ed il merito degli abitanti, due valori che Bassolino e compagni hanno cercato di annullare con consulenze d’oro e altre prebende”.
L’on. Lauro è convinto che oggi a Napoli in via Santa Lucia si è finalmente aperto uno spiraglio di luce nella devastante crisi della Regione Campania.
Alfonso Maffettone/Italia Estera