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25 lug 2007Da Zuccarello, Comites di Los Angeles, una lettera aperta al Senatore Tufano: Si dimetta!

ROMA, 25 LUG. (Italia Estera) - Da Giovanni Zuccarello, presidente del Comites di Los Angeles, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata al senatore dell’Unione eletto in Nord America, Renato Turano.


"Caro Senatore, ho letto la Sua lettera aperta all’On. Ferrigno persona che conosco e stimo da anni sebbene non faccia parte del suo partito: sono fiero e orgoglioso di essere un uomo di Tremaglia. L’On Ferrigno, devo dirlo, è stato l’unico Parlamentare che in fase pre-elettorale e dopo è venuto a trovarci. È venuto più di una volta, prima per sollecitare il voto e dopo per ringraziare. L’On. Ferrigno ha preso parte attiva anche alla nostra riunione annuale dell’Intercomites a San Diego. Di Lei, Senatore, non abbiamo mai avuto notizia né prima né dopo. È un illustre sconosciuto: illustre non so sino a quanto. Sconosciuto certamente

"Caro Senatore, ho letto la Sua lettera aperta all’On. Ferrigno persona che conosco e stimo da anni sebbene non faccia parte del suo partito: sono fiero e orgoglioso di essere un uomo di Tremaglia. L’On Ferrigno, devo dirlo, è stato l’unico Parlamentare che in fase pre-elettorale e dopo è venuto a trovarci. È venuto più di una volta, prima per sollecitare il voto e dopo per ringraziare. L’On. Ferrigno ha preso parte attiva anche alla nostra riunione annuale dell’Intercomites a San Diego. Di Lei, Senatore, non abbiamo mai avuto notizia né prima né dopo. È un illustre sconosciuto: illustre non so sino a quanto. Sconosciuto certamente

La Sua lettera aperta, ma rivolta all’On Ferrigno, è una lettera garbata, sufficientemente ben scritta con sottofondo ironico, grammatica e sintassi a posto, nessun litigio con il congiuntivo, ma che dice cose sbagliate.
È chiaro: è stata scritta da altri. Non so da chi, ma certamente non da Lei: non è farina del suo sacco. Mi dicono che lei parla male l’italiano e lo scrive peggio. E in questo è giustificato: nella sua vita ha dovuto pensare più a fare cose concrete che perdersi in chiacchiere e scrivere facezie. Però questo è un fatto reale. Senatore Turano, Lei è un ottimo imprenditore, è un infaticabile lavoratore. Si è fatto da sé. Ha, come si suole dire, i calli nelle mani. Mi tolgo il cappello e mi inchino davanti al Turano imprenditore e lavoratore. Non posso, però, fare lo stesso di fronte al Turano uomo politico alleato della sinistra radicale. Alleato di chi vuole rifondare un fallimento (lei come imprenditore lo troverà ironico), di chi confonde il verde con il rosso, di chi confonde il Cremlino con il Vaticano o la donna con l’uomo o l’uomo con la donna. Di chi ritiene il profitto un furto. Di chi ritiene il lavoro una disgrazia biblica.
Senatore, Lei è estraneo alla politica per formazione mentale e per cultura. Non credo, Senatore, che Lei conosca i suoi compagni di viaggio. Non credo che Lei abbia mai letto il Capitale di Marx e probabilmente non sa nemmeno cosa sia che cosa sia. È vero è lungo, noioso e infarcito di teorie che si sono dimostrate fallimentari. Faccia uno sforzo: lo prenda in mano, lo sfogli e conoscerà meglio con chi sta.
Senatore Turano, mi perdoni, ma non sapevo della sua esistenza sino a quando non si è mosso nel campo politico, raccogliendo voti. È stato bravo. È stato eletto. Ora può mettere un’altra penna sul suo cappello.
Non so come si muova nelle camere del Senato. Sono sicuro che si sentirà come un pesce fuori acqua e che altri, inclusi i suoi compagni, la considerino così e non escludo che ridano quando Lei volta le spalle. Mi dicono che ubbidisce pedissequamente agli ordini del partito, come i famosi trinariciuti del Candido; obbedienza cieca, pronta, assoluta, totale al partito. Senatore lo fa perché di quello che le dicono è convinto o perché non sa come replicare?
Ho avuto l’onore di incontrarLa di persona per la prima volta a Washington nel corso della riunione annuale indetta dall’Ambasciatore. In quella occasione Le feci una domanda: se un ordine del suo partito è contrario agli interessi della comunità quale è il suo atteggiamento? Nessuna risposta. Silenzio. Il Consigliere Centofanti ha ripetuto la stessa domanda. Ancora: nessuna risposta. Silenzio. È stata chiesta una terza vota. Il Consigliere Mancini a quel punto, ha gettato una ciambella di salvataggio rispondendo lui: dipenderà dalle circostanze.
Mi fa piacere, come Lei ha detto, che al Senato si impegnerà per dare maggiori finanziamenti mirati alla diffusione dell’insegnamento della lingua italiana. È un fine nobile e immagino che anche Lei ne trarrà vantaggio.
Senatore ci venga a trovare a Los Angeles. Mangeremo un panino assieme (sour bread) e per farLa contenta alla mortedella.
Concludo. Senatore mi ascolti: si dimetta. Lasci di Lei il ricordo di Turano capitano di industria che ha suscitato ammirazione nel mondo imprenditoriale di Chicago. A Napoli diciamo: ognuno faccia il suo mestiere. Quello di Senatore non e il Suo". (Italia Estera) -




 
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