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19 lug 2007Attività fisico-motorie: Franco Narducci è intervenuto al seminario sulla qualificazione delle professioni non regolamentate

ROMA, 19 LUG. (Italia Estera) - L'on.Franco Narducci è intervenuto al seminario sulla qualificazione delle professioni non regolamentate, promosso a Roma dall’associazione politico-sociale Democrazia Solidale. “Occorre certificare le professioni non regolamentate, agendo in linea con le piattaforme indicate dall’UE” e “non sottovalutare la circolazione di sostanze dopanti che spesso circolano nelle palestre” ha sostenuto il parlamentare eletto all’estero.

“L’attività di movimento fisico-sportiva oggi vede coinvolto quasi il settanta per cento dei cittadini italiani e si svolge, in larga misura, al di fuori delle strutture sanitarie e di quelle dello sport organizzato, vale a dire in condizioni non di sicurezza sotto il profilo sanitario e di non correttezza dal punto di vista della pratica. Un dato significativo che emerge dalle ricerche sul settore è che l’80% dei cittadini italiani autofinanzia la propria attività di movimento”. Franco Narducci ha esordito con queste constatazioni nell’illustrare la proposta di legge depositata in Parlamento insieme con i deputati Bruno Cesario, Vito Li Causi e Tommaso Pellegrino (Definizione della figura professionale del Chinesiologo e disciplina delle attività fisico-motorie gestite dai privati).
“Così si comprende meglio - ha proseguito - che a queste attività sono interessati non più solo i giovanissimi, che anzi con l’educazione fisica scolastica e lo sport organizzato sono in qualche modo coperti e garantiti sotto il profilo della serietà e della sicurezza, ma soprattutto i cittadini che rientrano nella fascia adulti che, con percentuali di anno in anno sempre più crescenti, si dedicano a queste attività senza alcun controllo sanitario e senza adeguata assistenza sotto il profilo tecnico”.
La situazione, del resto, è ben nota: nelle palestre nugoli di persone di tutte le età trafficano sovente con attrezzi il cui uso può divenire pericoloso; pochi istruttori praticoni, spesso non in condizioni di dare programmi, seguono una massa indistinta di clienti dalle esigenze più disparate; nei parchi pubblici un numero non inferiore di utenti si esercitano in corse, attrezzi o bici, spesso senza idee precise sul piano tecnico-scientifico. A differenza di quanto accade in Francia, Germania o Svizzera, il patrimonio naturale italiano raramente reca indicazioni tabellari di percorsi naturalistici adeguatamente tracciati, con relative indicazioni geografiche e tempi di percorrenza o di attività ginniche da svolgere, dai quali si evinca che non vi è stata solo la mano dell’operaio forestale. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Come pure non va sottovalutata la circolazione di sostanze dopanti che spesso circolano nelle palestre o nelle maratone amatoriali, incoraggiata da istruttori senza scrupoli spesso su richiesta di giovanissimi che hanno fretta di ottenere risultati.
“Ciò avviene per la semplice ragione che la direzione o il coordinamento di queste attività non è affidato a personale specializzato in grado di garantire gli standard essenziali. Va riconosciuto che molte strutture assumono diplomati Isef o laureati in scienze motorie perché prestino un’attività seria e competente, come pure altre pongono attenzione a che i propri istruttori dispongano di brevetti federali o provengano da percorsi formativi professionalizzanti”, ha sostenuto il deputato eletto all’estero. “Ciò talvolta fa mercato e marca la differenza tra le strutture che ottengono o non ottengono successo tra la clientela. Tuttavia, in un campo dove è in gioco oltre al tempo libero anche la salute dei cittadini, non si può fare soltanto un discorso di mercato. Un minimo di standard professionale va imposto a tutti. E’ questa appunto la finalità della proposta di legge”.
E’ importante, secondo Narducci, mettere a frutto le esperienze che all’estero si sono rivelate funzionanti e collegarle alla realtà italiana. “ Penso ai Vitaparcours svizzeri - un paese che potremmo definire tranquillamente un grande club fitness a cielo aperto, con in funzione qualcosa come 500 Percorsi Vita – e al ruolo che svolgono lo Stato e le amministrazioni periferiche per assicurare la pratica corretta e tutti i controlli possibili, perché, come tutti sappiamo, le attività fisiche hanno tempi e modalità di esecuzione al di fuori dei quali possono risultare addirittura controproducenti. Da qui, dunque, la necessità che ad esse vengano preposte, a tutti i livelli, soggetti adeguatamente formati in strutture universitarie, sportive o sanitarie che forniscono diplomi di lauree, brevetti, ecc. Non ponendo limiti alla varietà di figure professionali si è voluta salvaguardare in questo campo la libertà e la varietà dei percorsi formativi che corrisponde giustamente alla vastità e alla differenza delle offerte in questo campo”.
Proprio con quest’ultimo intendimento si deve attivare un circuito virtuoso facendo un ulteriore passo in avanti sotto il profilo della circolazione delle professionalità e delle esperienze. Ossia, offrendo agli italiani e ai figli degli italiani laureati in Europa in materie attinenti l’educazione fisica e lo sport, di inserirsi in queste strutture con le medesime funzioni dei professionisti residenti nel nostro Paese. Ciò consentirebbe – adottando il metodo della reciprocità – soprattutto di dare una dimensione più europea a questo tipo di attività che si va affermando in tutto il mondo con caratteri abbastanza omogenei. Ciò dovrebbe consentire infatti l’introduzione di migliori modalità gestionali, dell’utilizzo di tecniche più avanzate e della sperimentazione di nuove attività, portando in Italia il meglio di quanto si realizza in altre parti dell’Europa, dove da più tempo operano, per esempio, strutture universitarie nel campo dell’educazione fisico-sportiva anche con mezzi e disponibilità maggiori dei nostri. Sotto questo profilo la soluzione che prospettiamo offre ulteriori sbocchi occupazionali ai giovani laureati in scienze motorie che, in questo ambito, potranno trovare una giusta soddisfazione alle loro aspirazioni
“Come parlamentari italiani eletti all’estero – ha concluso Narducci – siamo interessati a portare la nostra esperienza di cittadini italiani che da decenni vivono in paesi molto avanzati, in modo da contribuire ancora di più alla modernizzazione del nostro paese. Ma siamo interessati a fare da trait-d’union tra il nostro paese e gli altri dell’Unione Europea, anticipando all’occorrenza la soluzione di problemi che saranno posti sul tavolo più generale”.
In questo caso, infatti, la definizione della figura del chinesiologo – come professionalità tipica e cardine del sistema, specializzata nelle attività di movimento e di prevenzione della salute che non ricadono nella sfera dello sport organizzato e nella patologia medica – rappresenta uno dei tanti problemi ai quali l’Unione è chiamata nel tempo a dare una sua definizione. “Anticiparne in qualche modo la soluzione – ha concluso Narducci – come intendiamo fare con la legislazione italiana, rappresenterà per gli organi preposti un precedente utile e uno stimolo interessante che tutti sapranno tenere in adeguato conto.



 
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