Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
19 lug 2007Convegno a New York: Il Made in Italy del futuro

di Riccardo Chioni, America Oggi
NEW YORK, 19 LUG. (Italia Estera/America Oggi) - IL TITOLO DEL CONVEGNO tenuto presso il Jolly Hotel a Manhattan è più che mai di attualità: "Informare per competere: come difendere e esportare il Made in Italy nel Mondo" e il folto pubblico ha dimostrato quanto sia sentito da questa parte dell'Atlantico il duplice problema.
Al convegno organizzato in concomitanza con la pubblicazione dello Speciale Paese dedicato a Stati Uniti-Canada nell'ambito dell'accordo editoriale di "éItalia" e "Economy" in collaborazione con Assocamerestero, America Oggi e la Greater New York Chamber of Commerce, hanno preso parte Berardo Paradiso direttore di "èItalia" edizione Usa, Mark Jaffe presidente della Greater NY Chamber of Commerce, Stefano Beltrame responsabile economico dell'ambasciata d'Italia a Washington, Giovanni Favilli console aggiunto a New York, Angelo Di Stasi direttore generale del ministero del Commercio internazionale, Aniello Musella direttore dell'Ice di NY, Lucio Caputo presidente del Gruppo Esponenti Italiani e Dan Hill della Augusta W. Nord America, moderati da Maurizio Tortorella, condirettore di "Panorama Economy".
Made in Italy o Made by Italy è il dilemma che ha posto sul tappeto il responsabile economico dell'ambasciata d'Italia a Washington, Stefano Beltrame, il quale ha riepilogato i numeri che caratterizzano l'export italiano e l'import statunitense.
Dan Hill della Augusta W. Nord America, l'azienda che produce il meglio dell'elicotteristica mondiale, spiega la differenza tra la vendita di un elicottero al miliardario texano e l'allestimento dell'elicottero presidenziale. "La Finmeccanica ha incassato numerosi successi negli ultimi anni. Uno di questi è la realizzazione dell'Air Marine One, l'elicottero del presidente americano. Il Made in Italy, quando si tratta di contratti con la difesa Usa - spiega Hill - non è d'aiuto. Non lo sarebbe neppure quello di altri paesi. La Difesa vuole Made in Usa. La bella notizia è che l'Italia ha dimostrato a livelli d'alto profilo che possiamo competere in questo mercato. Per difendere il Made in Italy è più importante difendere il mercato in cui si compete quando parliamo di contratti con il governo. E l'ambasciata italiana a Washington - ha precisato Hill - ha svolto un lavoro egregio perché quando vado a parlare con congressisti o al Pentagono non ho bisogno di chiedere favori. Tutto ciò che devo dire è: scegliete il meglio. E se noi abbiamo i prodotti migliori, il miglior servizio e consegne, allora vinciamo".
"Per un paese che vive di export come il nostro - dice Angelo Di Stasi - e la cui ripresa è trainata dalla dinamica del Made in Italy, il tasso di scambio sfavorevole non è una variabile di poco conto, ma pur di difendere le quote acquisite, l'imprendotoria italiana - fortemente consapevole dell'importanza strategica del mercato americano - ha accettato sacrifici sui margini, mantenendo le posizioni".
Tutti riconoscono l'importanza del mercato a stelle e strisce per l'export italiano, i numeri parlano chiaro, ma - ironicamente - i fondi destinati alla promozione si assottigliano, come spiega Aniello Musella, direttore del centro Ice di New York. "Ci sono sempre più fondi pubblici che vanno verso Cina e India e sempre meno fondi che arrivano verso gli Stati Uniti, sulla base del presupposto che questi due paesi sono le economie del futuro, mentre invece gli Usa sono un mercato maturo. Come rappresentante dell'Ice negli Usa - dice Musella - non sono assolutamente d'accordo con questa posizione, perché dico che questo è il mercato del presente dove noi facciamo business e 33 miliardi di dollari di importazione sono ancora un valore importante. Quindi - sottolinea - è qui che dobbiamo stare dietro le aziende piccole per riuscire a sostenerle proprio in un momento come questo con il cambio euro-dollaro così elevato. Questa è la mia risposta alla domanda di sufficienza o meno di fondi pubblici. Un dato soltanto: fatto certo l'export verso il mondo, la Cina vale 1.6 per cento, mentre gli Stati Uniti valgono il 9 per cento".
Gli Stati Uniti restano il primo mercato extra-europeo dell'Italia e come lo definisce Musella "un mercato vetrina" dove le aziende fanno grossi business e le piccole devono essere sostenute perché altrimenti perdono questo mercato.
L'intervento di Luicio Caputo, presidente del Gei, segue quelli dei panelisti del settore pubblico che parlano della dinamica del Made in Italy e esordisce dicendo "io voglio parlare piuttosto delle cose che non funzionano".
"Uno dei maggiori problemi del nostro Paese - sostiene Caputo - è il fatto che ognuno prova a promuovere l'export italiano, anche se non sa come promuovere l'export italiano. La maggior parte di questa gente butta un sacco di soldi dalla finestra. Molto spesso le delegazioni che arrivano sono composte da un numero spropositato di persone, a New York come a Mosca o a Pechino. Sono convinti che presentando, anche non con chiarezza, il proprio prodotto ad un numero ristretto di persone, la cosa sia fatta. Mission accomplished. Segue quindi la gita turistica e nel tempo non segue però alcun fallow-up. E questi sono quattrini di ognuno di noi buttati al vento".
L'Italia, secondo Caputo, è come un condominio dove ognuno cerca di promuovere se stesso. "Così fanno le regioni che non lavorano in concerto con il ministero e arrivano a New York ognuna per conto suo, senza neppure consultarsi".
Se però mettiamo assieme le risorse economiche e umane che vengono sperperate, forse raggiungeremo degli obiettivi, sostiene il presidente del Gei. "Immaginiamo venti regioni e 50 camere di commercio italiane che vengono qui con dei programmi generalizzati, senza sapere cosa promuovere e dove. Se fossero operazioni coordinate, allora sì che l'impatto sarebbe straordinario" e al settore pubblico dice "la partecipazione a mostre dovrebbe essere affidata individualmente alle aziende" che alle volte - aggiunge Caputo - propongono imitazioni di prodotti con cui gli americani hanno già ampiamente familiarizzato.
E con troppa frequenza - sottolinea - "le adesioni a mostre vengono date all'ultimo momento, senza studiare una presentazione prestigiosa quanto il prodotto stesso. E questo non è il modo di promuovere il Made in Italy".
Il direttore dell'Ice commenta l'intervento del presidente del Gei dicendo "dobbiamo cercare di attivare e rendere più produttivi quei sistemi che già ci sono: il tavolo di raccordo stato-regioni per fare la pianificazione congiunta di ministeri competenti e regioni per definire quelli che sono i piani di investimento promozionale sui mercati esteri e quindi anche sugli Stati Uniti. Questo - agginge Musalle -, eviterebbe sicuramente delle attività singole che molto spesso si sovrappongono ad altre attività, cosa questa che comporta un'immagine nei confronti dell'utilizzatore finale abbastanza disorientativa perché si perde quello che è il grosso impatto che si potrebbe avere consolidando quelli che sono finanziamenti regionali con finanziamenti a livello centrale per un unico intervento su determinati settori come Italia, dove si potrebbe mantenere quella che è la specificità dei settori".
Ha chiuso la tornata dei lavori Mauro Aprile (della Direzione Sviluppo e Cultura di "èItalia"), che non dissente sulla panoramica critica di Caputo, ma che ricorda anche: "Stiamo compiendo un lavoro sull'informazione. Il nostro progetto mira anche a intensificare l'aspetto culturale nei rapporti fra due paesi, un impegno che sa di gioco di squadra visto che abiamo al nostro fianco le imprese, l'Ice, l'Enit, il console".
Berardo Paradiso ad America Oggi traccia le conclusioni del convegno. "Ancora una volta l'Italia si fa conoscere come una nazione di grande qualità e lo conferma l'elicottero che facciamo per il presidente degli Stati Uniti. L'esportazione della meccanica è molto elevata, ma non siamo ben organizzati per vendere i nostri prodotti, ci accontentiamo di quello che abbiamo e potremo fare senz'altro molto di più. Credo sia stato importante il convegno perché abbiamo avuto la partecipazione della parte pubblica e del settore privato. E sembra che proprio quest'ultimo ci abbia dato la grande qualità con le industrie e gli ingegneri che sono molto capaci, i migliori del mondo che fanno delle macchine perfette. Poi c'è la parte pubblica, che ha ragione quando dice che costa troppo perché chi viene a promuovere il prodotto non sempre è gente preparata. Credo che lo sforzo del convegno di comunicare per rendere più importante il Made in Italy e soprattutto per sostenerlo nel mondo globale sia stato ripagato. Per competere dobbiamo puntare sulla qualità".
Sempre più di frequente si parla di difesa del Made in Italy, ma non si capisce ancora bene quale dovrebbe essere la strategia da attuare. "Per difenderlo ci vogliono delle leggi - sostiene Paradiso - e a farle deve essere un governo e attualmente il nostro governo a Roma non è tanto orientato a proteggere il marchio perché ha altri problemi da affrontare".
Riccardo Chioni, America Oggi/Italia Estera 




 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati