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17 lug 2007Si chiamava Primo Carnera, era un “gigante buono…” - di Lino Manocchia

di Lino Manocchia

NEW YORK, 17 LUG. (Italia Estera) - Lo chiamavano “Il Gigante buono”. E tale era quel ragazzo nato il 25 ottobre 1906 in quel di Sequal (Pordenone), destinato a diventare il “piu’ grande pugile italiano del Novecento”, come giustamente lo defini Nino Benvenuti, un altro “grosso calibro del ring.”
I genitori lo battezzarono Primo, nome che portò con se sino al tramonto della sua vita combattuta, contrastata, bistrattata, incompresa. Il cronista ebbe modo di conoscere Primo Carnera a New York, nell’arena San Nicholas del Bronx. Fu l’allora manager di pugili italiani, il napoletano Carmine Tarantino che mi fece assistere ad una serata di Wrestling, cui faceva parte anche Carnera. Confesso che quello fu il momento più debilitante, inaccettabile, incomprensibile della mia lunga carriera, che ho sempre respinto e mai reso pubblico.

Dunque, giunti alla San Nicholas arena, fummo introdotti in uno dei pochi, trasudanti odori indescrivibili, luridi camerini esistenti, per poi essere ricevuti da Primo, il quale stava allenandosi in vista del “difficile incontro con un avversario straniero”, ci dissero. Una volta nel camerino del gigante, con immensa sorpresa osservammo un lottatore “nano” (sic) che, dicevano, era forte ed imbattibile, intento a “rovesciare” il nostro idolo, mentre questi si sforzava, per finta, di tenere il nanetto sulla sua pancia, gridando. Un idiotico show/allenamento cui era stato sottoposto il nostro degno friulano, pazzamente acclamato da ragazzi e da vecchie megere sdentate, dai capelli sciolti, gracchianti come cornacchie, che ogni sera si recavano alla San Nicolas pagando 50 centesimi.
"Che vuoi", mi disse Primo, "corrono tempi cattivi. Il pugilato non è più il mio piatto preferito, e poi il mio fisico è "stanco. E Carnera, per ordine di scuderia, quella sera fu sconfitto da un nano.
Per qualche giorno ci incontrammo nella pizzeria "Capri" del Bronx e fu come una ventata di primavera per Primo, che aprì il cuore ai ricordi.

LA CARRIERA
"Da neonato pesavo otto chili, ero già un gigante," diceva sorridendo, mostrando la sua enorme dentiera, "i miei erano poveri e non riuscivano a trovare i vestiti della mia taglia. Poi emigrai in Francia in cerca di lavoro, facevo il falegname e mi arrangiavo anche ad esibirmi in "numeri" nei circhi, appunto come gigante."
Volevamo sapere come gli venne l’idea di diventare pugile.
"Nel 1928 la mia carriera ebbe vita grazie ad un ex pugile francese, Paul Journee, al quale devo gratitudine. Ma mentre Paul era bravo, il mio manager Leon usava ogni lurido stratagemma. Mi faceva vincere un incontro truccato, o mi diceva di perdere con lo scopo di farmi allenare seriamente, poiché io volevo diventare campione del mondo dei pesi massimi."
Primo Carnera aveva tutti i requisiti per farlo. Era alto 2m.02, pesava 125 kg. ed aveva anche il pugno che fa male.

"Quando negli anni 30 arrivò per la prima volta in America un gruppo di avvoltoi (Mafia italo americana), lo fece combattere con Ernie Schaaf e quindi, a Roma, con lo spagnolo Paulino Uzcudum. Finalmente il 29 giugno 1933 Primo Carnera divenne campione del mondo battendo per K.O. Jack Sharkey .
Per Carnera il lustro della corona mondiale non durò a lungo. Nel 1934 dopo aver incontrato, con successo, Tommy Loughran, sopraggiunse il declino. Settantatre anni fa, a New York il "gigante buono" affrontò l’americano Max Baer, predestinato dalla Mafia a portare a casa il titolo.
"La mia difesa", ci spiegava Primo, "era perfetta, ma Baer mi colpì duramente al mento e finii due volte al tappeto. Il cuore mi ordinava di rialzarmi e vincere, ma la caviglia mi doleva fortemente, a causa della caduta mentre indietreggiavo, comunque mi alzai egualmente ed il pubblico applaudì calorosamente."
Lo stillicidio durò per dieci riprese. I colpi si susseguirono implacabili. Baer aveva compreso che ormai l’italiano non era più in condizioni di vincere. All’undicesimo round Baer mandò al tappeto il nostro rappresentante, colpendolo con un diretto al volto. Primo si rialza, ma subisce un altro colpo dell’avversario. A pochi attimi dalla fine dell’undicesimo round Carnera, colpito al viso da un destro micidiale, va a terra. Si rialza ma l’arbitro capisce che per l’italiano quella è la fine e decide di sospendere l’incontro. Max Baer tornò a cingersi del titolo di Campione del mondo, mentre la stampa mondiale descrisse il combattimento come un colossale "Fix"  all’insaputa di Carnera, il cui fisico non era più al massimo.
La parabola discendente non impedì agli organizzatori di presentare Primo all’imbattibile Joe Louis, colui che stava diventando una indescrivibile leggenda della box mondiale, vincitore indiscusso del combattimento che poneva una pietra miliare sulla storia del cittadino di Sequals.

ADDIO ALLE ARMI
Carnera al momento del suo addio alle armi aveva sostenuto108 incontri, prendendo parte anche a film con attori americani. Uno dei tanti: "Il gigante d’argilla". In autunno 2007 dovrebbe essere presentato sui teleschermi un documentario della vita del campione. Ma, almeno, dopo tutti questi incontri, sacrifici, sofferenze, chiedemmo allo stanco campione: la tua finanza come bussa?
"Bene, bene, non poteva essere più rosea",  mi disse il gigante, "ora poi con il wrestling (catch) conto di tornare a casa dai miei figli Umberto e Giovanna, risollevato anche moralmente".
Ironia della sorte. A Sequals, Primo Carnera ci tornò, affetto da cirrosi epatica che lo mise K.o. definitivamente dopo trentaquattro anni dal suo trionfo mondiale, "l’uomo più forte del mondo" che non era soltanto un atleta muscoloso, ma un gigante dal cuore d’oro, appassionato di poesia, ed in grado di recitare "l’ingresso all’Inferno" di Dante Alighieri, tenne a smentire le voci maligne che lo discreditarono parlando di "combine" dei suoi combattimenti guantati.
Primo Carnera resta una rara leggenda sportiva, un mito inimitabile.


LINO MANOCCHIA/Italia Estera

Nelle foto:L’incontro con Max Baer; quello con Louis, la famiglia Carnera 




 
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