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12 lug 2007L’On. Bafile in Argentina e Uruguay per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Garibaldi “Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri connazionali all’estero, come lo era Garibaldi”

ROMA, 12 LUG. (Italia Estera) - L’On. Mariza Bafile si è recata nei giorni scorsi in Argentina in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi.
A Rosario ha partecipato alla cerimonia organizzata dalla Fondazione Di Vittorio e dal Circolo Pertini in collaborazione con le autorità locali, alla presenza di oltre 600 persone (nella foto).
 Successivamente si è recata nella città di Gualeguay, a circa 300 chilometri da Rosario, sulle rive del Rio Paranà. A Gualeguay, il Circolo italiano, con una toccante cerimonia, presente anche il Console Generale di Rosario, Claudio Miscia, ha posto una lapide nello stesso luogo dove altri connazionali collocarono quella in ricordo del centenario della nascita dell’eroe dei due mondi. In quell’angolo ove oggi ha sede una banca, c’era la casa dove fu curato Garibaldi. “Ben diversa sarebbe stata la storia d’Italia senza quel gesto di generosità”, ha commentato l’on. Bafile.
L’On. Bafile “cosciente dell’importanza delle celebrazioni” si è recata anche a Montevideo, città particolarmente cara a Garibaldi, per assistere ad un’altra cerimonia alla presenza del Ministro degli Esteri uruguayano,  del nostro Ambasciatore, Guido Scalici, e di numerosi parlamentari ed esponenti del governo locale.
 “Garibaldi – ha ricordato l’On. Bafile nel prendere la parola - è stato un emigrante come tanti altri in un’epoca in cui si emigrava per fuggire da regimi autoritari che condannavano il dissenso interno. Nella sua valigia molti sogni, sogni di un mondo più giusto, di ideali di libertà e solidarietà che un grande ideologo come Mazzini aveva trasformato in ideali politici. Era disposto a lottare e sacrificarsi per popoli sconosciuti, adottati come patria nel momento stesso del suo arrivo.
E’ questo il Garibaldi che amiamo ricordare e che oggi vogliamo celebrare. Garibaldi credeva in un’Italia unita, quell’Italia unita che ha trovato all’estero, tra le nostre collettività già presenti in America Meridionale e che si sentivano parte di una stessa nazione. Ancora oggi, gli italiani all’estero vantano un senso di appartenenza molto più profondo di quello che si percepisce in Italia.
Il pensiero che si è sviluppato nel corso degli anni a seguito dell’incrocio tra la cultura italiana e quella dei paesi sudamericani dove sono approdati i nostri connazionali, è universale e ampio. E’ la base sulla quale sono state costruite solide relazioni che hanno permesso al made in Italy di viaggiare rapidamente, ai politici di essere sempre ricevuti con grande simpatia e alle nostre multinazionali di correre su binari privilegiati. Ben diversa sarebbe la posizione dell’Italia nel mondo se non fosse esistito quel flusso migratorio che ha seminato ovunque lavoro e solidarietà.
Come ho detto tante volte, il motore dell’emigrazione sono grandi drammi: guerre, fame, persecuzioni. Gli emigrati – ha sottolineato l’On. Bafile - partono per costruire e non per distruggere, troppo dolore lasciano alle spalle per desiderare altre distruzioni.
I nostri emigranti di tutti i tempi hanno restituito con gli interessi la generosità dei paesi che li hanno accolti. Al loro interno hanno lottato per rendere questi paesi economicamente più competitivi, culturalmente più forti, paesi nei quali esistessero democrazia e rispetto degli ideali di giustizia e libertà.
Molte volte ho espresso fuori d’Italia, ma soprattutto in Italia, nei miei incontri da parlamentare, il grande orgoglio che sento per appartenere a questa razza di sognatori, idealisti, viaggiatori, costituita dagli emigranti. Oggi, in memoria di chi non c’è più e per dare un messaggio ai giovani che di quell’epopea conoscono solamente i racconti, voglio concludere con alcune parole estratte dalle memorie di Garibaldi, parole nelle quali mi riconosco profondamente:
‘Quando io penso - scriveva Garibaldi - alle nostre colonie dell’America Meridionale, sento che dobbiamo esserne orgogliosi. Quei connazionali nella terra libera di queste repubbliche, mi sembra che valgono molto di più di quelli che vivono nei nostri paesi.’
Questo diceva Garibaldi, ma ancora oggi gli italiani in Italia non percepiscono tutte le nostre potenzialità. Spetta a noi, che abbiamo superato tante sfide, affrontare quella di un ‘ritorno’ in patria, grazie anche alle possibilità che ha aperto il voto e la presenza dei nostri rappresentanti nel Parlamento italiano. Il nostro ‘ritorno’ deve significare acquisire uno spazio di prestigio nella conoscenza di tutti, uno spazio ed un rispetto che riscatti il lavoro del passato, dei nostri genitori e dei nostri nonni, di tutti quelli che hanno varcato i mari per aggregare mondi al mondo. Un ritorno – ha concluso l’On. Mariza Bafile - che mostri ciò che eravamo e valorizzi ciò che siamo”.(Italia Estera) -
 



 
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