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04 lug 2007LA FINESTRA DI MARIO BASTI

 
Illuso, esagerato: credevo di essere l’unico depennato, mentre siamo tanti!
BUENOS AIRES -16 DIC. -Tribuna Italiana/Italia Estera - Illuso (io)! Esagerato (io) Credevo di essere l’unico depennato, fra gli italiani all’estero ed invece sono in numerosa compagnia. Tanto numerosa che, se aggiungiamo quelli della lunga attesa, come la moglie dell’avv. Tullio Zembo che aspetta da dieci anni la cittadinanza che le spetta, siamo milioni, diecine di milioni! Sará la signora Zembo a dover invidiare me, oppure sono io a dover invidiare lei, perchè la cittadinanza italiana io l’avevo, l’ho sempre avuta e la burocrazia (quale sará stata?) mi ha depennato.  Ai posteri o, lo preferisco, a te, caro Lettore, l’ardua sentenza!
Io credevo, mi illudevo che  il mio fosse un caso unico - e l'unicità anche se sgradevole come questa, in fondo ti dà sempre un certo prestigio.Ma nel numero di mercoledì scorso di questa nostra TRIBUNA quando ho letto quel che hanno detto senatori e deputati, quasi tutti di sinistra ed eletti all’estero da italiani all’estero in un programma di RAI INTERNATIONAL, diretto dal direttore  di essa Pietro Badaloni e trasmesso poco prima di mezzanotte del 21 giugno - ho visto che non sono l’unico depennato, ma formiamo, se uniti a quelli in annosa attesa come la signora Zembo, una compagnia interminabile!
Quanti siamo? Nessuno lo sa nè alla Farnesina, nè al ministero dell’Interno, nè ai 200 consolati operanti nei cinque continenti, nè agli 8.000 e passa Comuni dai quali anni fa partirono cittadini per diventare emigrati. Nessuno lo sa, ma tutti sanno o comunque sono convinti che siamo molti, troppi, milioni, non pochi milioni. Se poi addirittura si allarga il problema, cioè non ci si limita soltanto agli emigrati dall’Italia, ma si vuole fare un calcolo complessivo fra italiani emigrati in altri Paesi e stranieri immigrati in Italia, allora le cose si complicano maggiormente. Bisogna infatti tener conto di quattro gruppi o categorie, cioè: 1) italiani nati in Italia ed emigrati; 2) figli o nipoti o pronipoti, nati all’estero, da cittadini italiani; 3) stranieri immigrati in Italia da almeno cinque anni; 4) figli nati in Italia da questi immigrati stranieri. A occhio e croce una settantina di milioni di italiani o ... italiani, o quasi, o aspiranti tali, dei quali una sessantina e piú di milioni delle prime due categorie e una diecina di milioni (per ora) delle altre due in costante aumento.
Ti sembra, caro Lettore, che il calcolo sia esagerato? E invece NO! Pensa che il sen. Pollastri italiano emigrato, residente ed eletto in Brasile assicura che fra i brasiliani i discendenti di italiani sono 25 milioni, cioè tanti quanti sono, secondo il senatore Pallaro, i discendenti di italiani in Argentina; quindi 50 milioni,senza tener conto degli italiani (e discendenti) residenti in altri Paesi! Altro che 50 milioni. Non c’è dunque da stupirsi dello stupore e della preoccupazione di uno dei partecipanti alla riunione della Commissione Affari Costituzionali , il quale ha interrotto... “Ma allora i deputati e senatori li eleggerebbero tutti loro”? Pallaro lo ha rassicurato: “Ma no, la legge del voto degli italiani all’estero limita a 18 il numero dei senatori e deputati eleggibili dagli emigrati! Niente paura!
E, per evitare complicazioni, non pensiamo agli altri due gruppi, che, comunque c’è da supporre che già siano almeno una diecina di milioni, fra albanesi, kossovari, zingari rumeni ed altri...
Troppi, veramente troppi, osservano tutti preoccupati. E allora che si fa? Intanto si discute, tenendo conto delle realtà, delle prospettive, dei diritti e dei reclami, del “jus sanguinis” e del “jus soli” e si confrontano le opinioni: si aprono le porte o si chiudono? Bisogna rispettare leggi e disposizioni vigenti o ignorarle e restringere, limitare, depennare, ritardare  le pratiche, ignorare le richieste? Procrastinare?
Discutono, si scambiano opinioni e punti di vista, ma intanto che fanno? Depennano, come hanno fatto a me. Si, caro lettore, l’hanno fatto a me per cui ora il fondatore di questo giornale non é piú italiano, ma apolide!
Incredibile, ma vero. Ti racconto brevemente come sono andate le cose.
Io sono nato a Ortona, che per me é la piú bella città d’Abruzzo, se non di tutta l’Italia, del mondo intero. Mio padre lo comunicò subito allo Stato Civile del Comune ove mi registrarono e rimasi iscritto per vari decenni.
Ho potuto costatarlo personalmente vari anni dopo, quando come vicesindaco (vinsi le prime elezioni comunali nel 1948) mi recavo quotidianamente in quell’ufficio per firmare gli atti di nascita dei neonati e presiedere le cerimonie di nozze civili. Allora per curiosità controllai e non fu l’unico controllo.
Anche molti anni dopo quando ero già in Argentina e fui varie volte a visitare parenti e amici a Ortona, vidi che il mio nome era rimasto. Poi, per farla breve, quando il Parlamento approvò la legge sul nostro voto , e qui debuttammo nel 2003 votando per i referendum sull’articolo 18 dello Statuto del Lavoratore,  cosí come per le elezioni per i Comites e per il referendum del 2005, ricevetti il plico con la scheda per votare.
Ma poi non so cosa successe, quale burocrazia intervenne, se quella dell’anagrafe consolare o quella dell’AIRE, quella della Farnesina  o quella del ministero dell’Interno o del Consolato o del Comune:Non so, so solo che FUI DEPENNATO.
Reclamai, protestai anche perchè i miei figli nati in Argentina il plico lo ricevevano e scherzosamente mi chiedevano perchè mi  avevano tolto il diritto di voto mentre loro ricevono  dal Comune di Ortona  anche la scheda per votare alle comunali ed eleggere il nuovo sindaco!
Io, invece, depennato!  Ricordavo e ricordo Dante, il divino poeta come lo definivano una volta,quando ammonì: “LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ...EMIGRATE (mi sia consentito l’adattamento).
E adesso come andrà a finire? Quale sará l’epilogo? Io non so e perciò chiedo a te, caro Lettore, invitandoti a rispondere a un sondaggio, come quello fatto da Badaloni per concludere il servizio Rai International: riscriveranno i nomi di noi depennati fra gli elettori, magari vicino a qualche kossovaro? E la decennale attesa della signora Zembo e di tanti altri finirà?
Sono curioso di sapere cosa risponderai! Grazie.
 
MARIO  BASTI 



 
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