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03 lug 2007IL FALSO STORICO DI CEFALONIA: Le FFAA: non vedo, non sento, non parlo.

Ma i documenti esistenti presso l'Ufficio Storico affermano che abbiamo ragione noi
di Massimo Filippini
 
ROMA, 3 LUG  (Italia Estera) - Molta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel lontano settembre 1943, a Cefalonia persero la vita - per mano tedesca - circa 1.300 soldati della Divisione  'Acqui' caduti e/o fucilati durante i combattimenti del 15-22 settembre e meno di 400 - in gran parte Ufficiali- Fucilati per rappresaglia dopo la resa del 22.
 
Altri 1300 circa perirono in mare durante il trasporto in Continente a causa dello scontro delle navi che li trasportavano su mine da noi deposte prima dell'8 settembre per l'eventualità di un tentativo di sbarco Alleato e un altro migliaio circa morì in prigionia.
 
Queste le cifre 'Ufficiali' ricavabili da una serie di Tabulati contenenti nomi e cognomi, reparti di appartenenza, località, luogo e data della morte -spesso convenzionale, ma pur sempre posteriore all'8 settembre- dei singoli militari della Divisione 'Acqui'.
 
Detti Tabulati consultabili presso l'Archivio dell' Ufficio Storico dell’Esercito Italiano, furono colà inviati nel 1992 dal Ministero Difesa - Direzione Generale della Leva, ma nessuno, neanche il prof. Rochat che li visionò per primo -come risulta dall'annotazione apposta sulla lettera di trasmissione degli stessi- dette loro importanza quasi certamente perché il loro contenuto smentiva la tesi ormai acquisita agli atti della Repubblica italiana secondo cui a Cefalonia c'era stato lo "sterminio" di un'intera Divisione; un colossale falso storico che anche dopo il mio libro chiarificatore della vicenda, "I Caduti di Cefalonia: fine di un Mito", si intende perpetuare in eterno continuando così a spacciare per buono un 'falso storico' con tutte le conseguenze cui ha dato luogo consistenti in attestati, decorazioni, lapidi e quant'altro di cui, anche a scapito di altri fatti d'arme più cruenti e sanguinosi (leggasi El Alamein), per decenni si è fatto largo uso - spesso nei confronti di personaggi immeritevoli - da parte delle Autorità Politiche e Militari.
 
Per quanto riguarda queste ultime la conferma di tale atteggiamento 'negazionista' ci è venuta da un colloquio di recente intrattenuto con l'attuale capo Ufficio Storico E. I. col. Antonino Zarcone il quale, molto gentilmente ma senza mezzi termini, ha detto che la storia 'ufficiale' non può essere modificata neanche in presenza di documenti successivi -quelli da noi scoperti- anche se essi furono 'secretati' (rectius: OCCULTATI) per quaranta anni da quelle stesse Autorità che oggi si mostrano refrattarie a qualsiasi modifica sulla vicenda che proprio a causa di tale occultamento - da loro compiuto - è risultata completamente 'taroccata' perfino nel numero delle Vittime.
 
Ciò spiega, dunque, il poco edificante e reticente silenzio che il Ministro della Difesa, Parisi, e i Capi di S. M. della Difesa e dell'Esercito hanno riservato ad una mia lettera del 26 settembre 2006 in cui, prospettando il risultato delle mie ricerche chiedevo loro di dare conferma o altro riscontro circa i nuovi dati numerici del presunto sterminio da me ricavati in detti Tabulati.
 
Niente di tutto questo.
 
Le FFAA - con un comportamento a dir poco autoritario - non hanno risposto e che tale silenzio non sia involontario è indirettamente provato dalla circostanza che, in altra occasione, quando scrivemmo alle stesse Autorità - Ministro Martino in carica - per lamentarne il silenzio contro le diffamazioni poste in atto da squallidi personaggi nei riguardi del gen. Gandin, ricevemmo una pronta anche se non del tutto soddisfacente risposta.
 
Detto questo e rilevato che tale comportamento delle massime gerarchie militari ha leso non tanto e non solo il diritto di chi scrive ad essere informato su un dettaglio importantissimo di un fatto storico nel quale - a differenza di chi siede sulle poltrone ministeriali - il proprio Padre lasciò la vita, osserviamo che anche il diritto degli studiosi di storia seri ed onesti ha subìto un grave 'vulnus' stante l'eloquente silenzio delle FFAA da cui - come ci sembra di ricavare dal nostro colloquio con il Capo Ufficio Storico E. I. - siamo obbligati a concludere che alle stesse non interessa la verità 'oggettiva' dei fatti ma solo quella che fa comodo non tanto a loro ma soprattutto al potere politico: la cosiddetta verità "ad usum delphini" in merito alla quale il nostro paese gode di un invidiabile primato nel confezionarla.
 
Pertanto, alla luce di quanto sopra, non si può non definire come penosa l'ostinazione delle Autorità Militari a volersi aggrappare ancora oggi - in pieno 2007 - ad un resoconto generico ed incompleto e per di più risalente ad oltre sessanta anni fa per giustificare l'esistenza dello sterminio di oltre 9.000 soldati pur essendo state informate dell'esistenza di documenti successivi -oltretutto in loro possesso - che smentiscono radicalmente il contenuto del precedente documento, punto di partenza dell'incredibile vicenda.
 
Il Documento di che trattasi -che possiamo ben definire come 'la madre di tutte le menzogne' - è costituito dal Comunicato dell'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo Parri, diramato il 13 settembre 1945 il quale, se pure esordisce dichiarando di poter solo fornire "le prime notizie ufficiali" sui fatti (e ciò appare comprensibile considerando il momento storico e le conseguenti difficoltà di cognizione), enumera poi, poche righe più avanti, fatti, circostanze, dati e cifre molto specifici e particolareggiati sì da dare l'idea di un calcolo definitivo assolutamente privo della caratteristica della 'provvisorietà' addotta dai suoi infedeli compilatori.
 
Riportiamo lo stralcio che interessa: "…Dal mattino del 21 settembre alle prime ore del pomeriggio del 22, tutti i reparti o militari isolati che cadevano in mano al nemico venivano immediatamente passati per le armi mediante esecuzioni sommarie. Lasciavano in tal modo la vita: 4.750 uomini di truppa e 155 ufficiali.
 
Alle ore sedici del 22 settembre veniva firmata ufficialmente la resa. Il mattino del 24 settembre, dalle ore nove alle ore tredici e trenta, venivano fucilati presso Capo S. Teodoro,mediante plotone di esecuzione, gli ultimi 260 ufficiali superstiti…
 
Nel trasporto dei soldati prigionieri dall'isola al continente greco, tre navi urtavano su mine e colavano a picco. I Tedeschi mitragliavano i naufraghi. Perivano in tal modo altri 3000 uomini di truppa. Totale delle perdite inflitte al nemico: uomini di truppa 1500, aerei 19, mezzi da sbarco 17. totale delle perdite subite: uomini 9000, ufficiali 406…".
 
Una breve digressione a proposito delle perdite tedesche. Le cifre sono assolutamente false ed esagerate: la "Relazione del ten. col. Picozzi" del 1948, sulla base di constatazioni obiettive in loco, riferi di 'poco più di ottanta perdite' e ridusse drasticamente il numero degli aerei e dei mezzi da sbarco che nel Comunicato si davano per abbattuti o affondati. Da allora in poi - a quanto ci risulta - nessuno più nel nostro paese ha toccato questo punto di cui al contrario abbiamo ricevuto conferma da uno studioso tedesco H. Frank Meyer che nel farlo ci ha annunziato come imminente l'uscita di un suo documentato libro sull'argomento.
 
Se ciò è vero - come è vero - ci pare trovino ampia conferma i dubbi insorti in molti studiosi -compreso lo scrivente - circa la scarsa volontà combattiva dei nostri soldati confermata anche dai racconti dei superstiti i quali più che parlare delle loro 'imprese belliche' hanno quasi unanimemente riferito dei modi con cui si salvarono. Il divario tra i morti dei due schieramenti sembra confermarlo in pieno.
 
La "Relazione Picozzi" fu anch'essa 'secretata' - leggasi INSABBIATA - e solo da poco è stata resa pubblica dallo scrivente ma, se si dovessero seguire i criteri che sembrano propri delle FFAA, il ritardo nella sua divulgazione "dovrebbe" equivalere alla sua "NON ESISTENZA" con tutte le conseguenze che più sopra abbiamo definito 'negazioniste'.
 
Anch'essa come i Tabulati non è mai esistita.
 
A questo punto ci resta da fare una precisazione circa l'obiezione -mossa soprattutto da chi non vuole arrendersi all'evidenza- secondo cui anche 'un solo morto' è espressione della ferocia nazista indipendentemente, pertanto, dalle dimensioni grandi o piccole dell'eccidio.
 
Siamo pienamente d'accordo ma rileviamo che un conto è l'orrore per un numero limitato - e pur sempre doloroso - di fucilazioni per rappresaglia - e chi scrive ne sa qualcosa - e un altro è la costruzione di un Mito su migliaia e migliaia di morti che non ci furono per cui, rovesciando la domanda, chiediamo ai nostri ipercritici perchè se un solo morto o migliaia di morti determinano in ogni caso e giustamente lo stesso univoco giudizio di condanna si vuole insistere - malgrado le prove in contrario - su dati numerici abnormi ed assolutamente falsi rifiutando pervicacemente di riconsiderarne la giustezza.
 
Attendiamo con fiduciosa 'sfiducia' - stante l'esperienza della mancata risposta alla nostra lettera del 26 settembre - una risposta dalle FFAA cui rivolgiamo rispettosamente la preghiera di dissociarsi dalla schiera di chi sulla tragedia di Cefalonia specula da sempre.
Massimo Filippini/Italia Estera
 
 
Nella prima foto: il Tabulato dei Caduti (lettera del ministero Difesa all'Ufficio Storico) -
Nella seconda foto: Sacrario dei Caduti a Cefalonia, con la seguente dicitura:
"Ai soldati Divisione 'Acqui' Marinai e Finanzieri di presidio nell'isola offertisi volontariamente nella lotta contro gli aggressori nazisti.
Caduti dal 15 al 26 settembre 1943
In combattimento UFF. 65 Sottuff. E Soldati 1250
Fucilati UFF: 155 Sottuff. e Soldati 5.000
Dispersi in mare Sottuff. e Soldati 3000
L'Italia riconoscente."
I Caduti complessivamente vengono quantificati in 9.450 . A QUANDO LA CORREZIONE DI TALE FALSO?
 
Nella terza foto: Massimo Filippini orfano di un ufficiale fucilato ritratto a Cefalonia il 25 Aprile 2007 con l'ex s. ten. Carlo Santoro uno dei 37 scampati
alla fucilazione della Casetta Rossa per intercessione di Padre
Romualdo Formato che convinse il comandante del plotone di esecuzione
s. ten. Otmar Mulhauser ad andare al Comando di dove tornò recando la
notizia che lo stesso concedeve la vita agli ultimi 37 rimasti.
Da sinistra: lo scrittore Gianfranco Ianni, Carlo Santoro e Massimo
Filippini
 
 
 



 
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