Il leader della Margherita: ''Sarebbe una riduzione delle opportunità, non una crescita, anche per il Partito democratico.”
ROMA, 20 APR. (Italia Estera) - ''La nostra linea è semplice: l'ingresso nel Pse è impossibile per la Margherita, e sarebbe una riduzione delle opportunità, non una crescita, anche per il Partito democratico. Ma noi vogliamo allearci con il Pse''. Lo afferma, tra gli applausi della platea di Cinecittà, il leader Dl Francesco Rutelli nella sua relazione al congresso della Margherita parlando della collocazione internazionale del Partito democratico.
''Insieme con il Pse -spiega il presidente Dl- vogliamo portare le forze europeiste, riformiste, innovatrici verso un nuovo orizzonte. Dopo questo Congresso, avremo due anni di tempo per costruire questo nuovo e più largo approdo''. Via libera all'unione con i Ds oggi e, in futuro, ''con altre forze che raccolgano la sfida dell'aggregazione con le insegne del Pd''. Ma guai, avverte Rutelli, se qualcuno nella Quercia pensasse di ''riproporre disegni egemonici''.
''Io credo - ha continuato Rutelli - che la nascita del Partito democratico ci attribuirà la leadership dell'innovazione politica. Ci farà guidare la riorganizzazione del sistema e indurrà il centrodestra a inseguire''. Poi il vicepremier ammette che ''nelle vicende degli ultimi tredici mesi spicca il recupero di consensi conseguiti da Silvio Berlusconi, cui va onestamente riconosciuto un temperamento di battaglia nell'esercizio della leadership''. In parte, aggiunge, ''questo fatto ci ricorda che in politica si può sempre recuperare, come nel suo caso, dal giudizio impietoso degli italiani sui risultati veramente negativi di cinque anni del suo governo''.
''Ci troviamo di fronte oggi - ricorda Rutelli - a più e differenti opposizioni parlamentari. La linea dell'Udc di Casini e Cesa ha saputo ad esempio anteporre, sulla politica estera e il rinnovo delle nostre missioni militari, l'interesse del Paese a disegni faziosi di corto respiro. Gliene diamo atto volentieri. Ma non vediamo affatto chiarezza strategica nelle forze dell'altro campo politico''. Tuttavia, ''noi vi tendiamo la mano perché vorremmo che questa legislatura fosse l'ultima di una contrapposizione senza quartiere''.
Il vicepremier ha così salutato Marco Follini, ricordando la sua scelta ''pulita, responsabile, coerente con una lunga storia democratica e di moderazione''.
Poi il riferimento alla ''estremizzazione che alcuni hanno promosso per dare agli italiani l'idea che ci troviamo di fronte ad una grave minaccia: un processo di clericalizzazione della politica italiana''. Una posizione ''estrema'' che ''ha già prodotto intossicazioni intollerabili e anche alcune reazioni sproporzionate, quasi che ci si trovi, di converso, davanti a un disegno di 'scristianizzazione' dell'Italia'', dice Ruteli, che precisa: ''Dobbiamo riaffermare semplicemente e fermamente la chiarezza e la pulizia della distinzione laica delle responsabilità tra poteri pubblici e religione''.
In un passaggio della sua relazione, il leader diellino sottolinea che ''il Congresso della Margherita, quello dei Ds e il processo nascente del Partito democratico sono in rapporto strettissimo con i risultati del governo. Se il governo non andasse bene, ne risulterebbe azzoppato il processo che abbiamo in corso''. L'approdo nel Partito democratico è un processo, conclude Rutelli, per il quale Romano Prodi ''porta non pochi meriti''. (Italia Estera).