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11 apr 2007LA FINESTRA DI MARIO BASTI: La Pasqua, quelle di allora e noi italiani di Serie B

BUENOS AIRES, 11 MAR. (Italia Estera) - Pubblichiamo come di consueto la storica FINESTRA di Mario Basti sulla Tribuna Italiana
 
Permettimi  all’inizio della FINESTRA  odierna una introduzione ispiata all’affetto che si stabilisce inevitabilmente anche fra persone che non si sono mai viste, mai incontrate, che non hanno mai conversato fra loro, come noi, come io e te, e alcuni Lettori, che peró, una volta alla settimana, si incontrano sulle pagine di un giornale,questa TRIBUNA ITALIANA, io e i colleghi che la scriviamo,tu e i tuoi amici che la leggete perchè, sono cose per le quali sentiamo lo stesso interesse, anche se le opinioni a volte possono essere diverse. Succede ormai da trent’anni, da quel 18 maggio 1977 (e con alcuni succedeva anche prima) e allora come sarebbe possibile che, dopo tanto tempo non si stabilisca,  pur senza la conoscenza personale, quella che un poeta definiva “una corrispondenza di affettuosi sensi”. Quella corrispondenza che ha ispirato il mio Buona Pasqua il mio desiderio che anche tu, caro Lettore, abbia potuto trascorrerlo come me, come me, come lo si trascorreva anche quando eravamoi bambini nel nostro Paese, con i nostri Cari che purtroppo non ci sono più e che ci accompagnavano a tutte le cerimonie religiose pasquali, nella nostra parrochia e la Via Crucis e la solenne processione tradizionale il Venerdì Santo. Poi le tradizionali cerimonie e la festosa riunione di tutta la famiglia e i dolci: i taralli, i cavallucci per noi bimbi e le pupe per le bambine, tutti dolci preparati in casa della mamma l’ovetto di cioccolata e quello di gallina col guscio bianco dipinto...
La Pasqua di allora, di quando eravamo bambini, di quando eravamo nel nostro paese prima di emigrare! Non ho potuto celebrarla proprio allo stesso modo, ma in partesì, perchè i ricordi lo pretendevano, e io mi auguro che lo stesso sia stato per te, caro Lettore. Perchè penso che anche in te, come in me rivivono i ricordi e almeno alcuni di essi ti trascinano. Ti trascinano almeno quelli che vengono da una tradizione plurisecolare, che è di festa religiosa cristiana, prima che di festa qualunque turistica o conviviale, come invece appare oggi nelle cronache quotidiane dei grandi giornali ed altrimedia, perchè lo vuole il multiculturalismo inteso come laicismo e ateismo d’obbligo. Visto che la Pasqua è appena passata, non ho potuto evitare, aprendo la FINESTRA odierna, di dare libertà alla nostalgia e rinnovare l’augurio, ma ispirato da essa, che tu abbia trascorso, come me, una Buona Pasqua, pur se non tutto va bene come allora, come negli anni della nostra infanzia.
 
Italiani di Serie B 
Una lunga introduzione che forse a qualche lettore può sembrare fuori posto, visto che avevo anticipato mercoledì scorso che questa FINESTRA avrebbe avuto come spunto la lettera al Corriere della Sera di un lettore, il quale, bontà sua, riconosceva il 21 marzo scorso, che é  giusto  che votiamo anche noi italiani residenti stabilmente all’estero, ma i nostri rappresentanti, i senatori e deputati eletti da noi, non dovrebbero avere diritto a voto!. Tale diritto dovrebbe essere riservato agli eletti da italiani residenti in Italia o solo temporaneamente all’estero ma che paganole tasse, mentre noi...  Insomma noi siamo in un certo senso, italiani di Serie B, seondo il signor Stefano Orsi, che ha scritto quella lettera al Corriere della Sera e che, a differenza di noi, oltre al vincolo sanguineo vantaanche “legami fiscali con l’Italia”. E pare che Sergio Romano, il grande politologo, sia d’accordo con lui perchè, nella breve risposta alla lettera, scrive che molti Paesi (la Spagna, per esempio)fanno una distinzione fra emigrati temporanei e definitivinel senso che “ i primi hanno diritto al voto, i secondi no”.
Cinque giorni dopo, il 26 marzo, Sergio Romano nello stesso Corriere confermava implicitamente questa sua opinione quando nell’editoriale “Le ambizioni del Brasile”, consigliava al premier Romano Prodi che visitava il Brasile di non esagerare nelrendere omaggio ai molti italo-brasiliani perchè secondo lui, sono italo-brasiliani che “a dispetto delle loro origini non hanno nè rimpianti, nè nosatalgie”. Per questo invitava a Prodi a non esagerare con i discorsi di omaggio agli italo-brasiliani... “e passi a occuparsi rapidamente di altre cose”!
Ritengo che naturalmente l’autore della lettera, e come lui Sergio Romanopensano ed avrebbero perciò scritto lo stesso, se si fosse trattato non di italo-brasiliani, ma di noi italo-argentini o di qualsiasi altra comunità italiana all’estero, per cui mi pare che non esagero quando scrivo, come hogià scritto altre volte che, per tanti, troppi, italiani d’Italia, noi residenti stabilmente all’esterosiamo italiani di Serie B, e pertanto non abbiamo diritto a chieidere nulla, nemmeno il dirittto di un voto che conta per i nostri rappresentanti in Parlamento. Doveri invece ne avremmo e come!
Non so cosa ne pensino i nostri eletti dell’Argentina e di altri Paesi; sanno già, ovviamente che, per ora, queste opinioni non sono condivise nei palazzi romani della politica,al Quirinale, a Palazzo Chigi, a Montecitorio, a Palazzo Madama, che i loro voti oggi valgono come quelli degli altri senatori e deputati. Ma sanno anche che non sono pochi quelli che il diritto di voto lo fanno dipendere da “legami fiscali”. E può darsi che tra i fautori della riforma della leggeche ci dà diritto aad eleggere ed essere eletti, non mancano, anzi probabilmente abbondano, quelli per i quali una tassa vale più del sangue.
È il caso di stare attenti; non per inutili proteste, ma perchè in Italia non soltanto politici e politicanti, ma tutti scoprano questa nostra realtà di diecine di milioni di italiani all’estero, emigrati o nati nei Paesi di residenza che forse possono perdere “rimpianti e nostalgie”, come crede Sergio
Romano, il quale però non si preoccupa di cercare le cause, magari perchè sa che le troverebbe nella deplorevole assenza per troppo tempo, di una impegnata politica per gli italiani all’estero, nel fatto cioè che l’Italia ha ignorato quest’altra Italia, operante e nata fuori e lontano dai confini.
L’Italia li ha ignorati questi italiani di Serie B e la conseguenza è che, per molti di essi, l’Italia é una nazione come tante altre.
C’è qualcosa da fare? Certo, ma subito e non solo belle parole.
 
MARIO BASTI



 
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