Nel corso della 30ma assemblea annuale dell’ A.C.F.E. (Associazione Centro Familiare Emigrati) di Berna, i numerosi i soci e simpatizzanti della benemerita istituzione, ben guidati dal comitato, hanno avuto modo di fare il punto sull’attualità del Centro. L’assemblea ha avuto luogo presso la Missione Cattolica Italiana di Berna.
BERNA, 23 MAR (Italia Estera) - Trent’anni di operatività non si lasciano riassumere in un applauso e tanto meno permettono di lasciarsi raccontare da numeri, avvenimenti e personaggi.
Il Centro, infatti, si presenta come un ‘luogo discreto’, ‘sacro’, dove le persone, operatori e utenti, specialisti ed accolti, accettano la sfida del ‘disagio’ della persona come ‘terreno fertile’, dove il grano della speranza rompe la crosta dell’indifferenza, del non dialogo, della solitudine e della sfiducia in sé e negli altri, per lasciare intravedere un ‘dopo’, sempre e doverosamente possibile per tutti.
L’attività ‘nascosta’ del Centro Familiare, che non ha soluzioni miracolistiche, nasce dalla convinzione che, oggi, più che per il passato, è urgente la terapia dell’ascolto.
Ascoltare la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e poi risuonino in parole che non cadono dall’alto, da una teoria, ma siano prese da quello che la gente sente e vive, dalla verità dell’esperienza, dove prende consistenza la speranza.
La 30ma assemblea del Centro Familiare di Berna ha respirato l’aria della semplicità, facendo propria la sempre più necessaria accoglienza dei ‘propri limiti’.
Nessuna enfasi, perciò, nel celebrare il cammino percorso, niente riconoscimenti speciali; i meriti vanno ripartiti fra tanti volontari, ‘i limiti’, appunto, riconosciuti da sprono per il futuro.
Ed è il futuro che rilancia, nonostante il passare degli anni, l’entusiasmo degli operatori del Centro.
La breve, ma puntuale, carrellata di storia trentennale dell’A.C.F.E. sottolinea la capacità di aver camminato con le famiglie e le persone coinvolte dal disagio. Un cammino intelligente perché ha espresso sensibilità d’adattamento al mutare delle situazioni sociali, culturali ed economiche. Gli animatori del Centro hanno saputo allargare, a seconda delle esigenze, il settore dell’ascolto al mondo della tossicodipendenza, alla sfera del dialogo tra generazioni, all’accompagnamento nell’integrazione nella società, alla vicinanza al mondo della terza età, all’apertura alle migrazioni di altre etnie.
E questo è stato possibile unicamente nella convinzione che il futuro si programma sempre nel cuore umano.
I misteri di sofferenza che avvolgono il cuore delle persone che si presentano al Centro, spesse volte accerchiate dal panico e in disperata solitudine, invitano a superare le frontiere del settarismo, della particolarità, dell’appartenenza tout court. Le sbarre che impongono il rinnegamento delle proprie radici, l’abbandono della lingua materna e l’uniformismo a tutti i costi, tarpano le ali al diritto di futuro.
Sono alcune tematiche, che hanno contraddistinto gli interventi dell’assemblea del Centro Familiare di Berna, svolti dalla Presidente Dott.ssa Anna Ruedeberg-Pompei, dal Direttore P. Luciano Piccoli, dall’Avv. Gaspare Nadig, dai rappresentanti di istituzioni Svizzere, dalle autorità dell’Ambasciata e del Consolato d’Italia a Berna, dal deputato on. Franco Narducci, e da vari presenti.
Non sono mancati, come di dovere, i riferimenti alla situazione finanziaria del Centro, che con la nuova sede, accogliente e funzionante, vede lievitare i costi. E, a riguardo, si è dato il riconoscente e dovuto peso al sostegno economico che viene elargito al Centro dalle Chiese Cattoliche dei Cantoni di Berna e Soletta, dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, da benefattori e volontari.
L’assemblea del Centro ha approvato, e non per formalità, l’impegno dell’attuale Comitato ed ha invitato a cercare nuovi mezzi finanziari per sostenere il Centro stesso e, soprattutto, ad inventare nuove strategie per reperire forze giovani, che portino avanti questi ideali.
Valerio Farronato/Italia Estera