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20 mar 2007Intervista al Senatore Luigi Ramponi (An) - di Salvatore Viglia

Intervista di Salvatore Viglia
ROMA, 20 MAR. (Italia Estera) -  Il Generale di Corpo d'Armata Luigi Ramponi ha ricoperto le più alte cariche militari della Repubblica: Capo Ufficio del Segretario generale della Difesa e Direttore degli armamenti; Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa; dal 1977 al 1980 Addetto Militare presso l'Ambasciata d'Italia a Washington; Comandante generale della Guardia di Finanza. Insignito di Medaglia Aeronautica di Lunga Navigazione Aerea di 1° grado (oro); Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana; Legion of Merit, Degree of Officer, conferita dal Presidente degli Stati Uniti d’America; medaglia Mauriziana. Luigi Ramponi è stato Direttore del SISMI nel 1991.  Attualmente Senatore della Repubblica, è membro della 4° Commissione permanente Difesa e membro della Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito.
 
«Oggi si potrebbe vedere anche, in prospettiva, la realizzazione di alleanze che garantiscano una sicurezza energetica ai Paesi alleati»
 
Senatore, il 26 marzo lei presenterà il Convegno Nazionale dal titolo “Sicurezza per l’energia” in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito. Ce ne parla?
 
Sono il Presidente di un Centro Studi Difesa e Sicurezza che si occupa, ovviamente, della sicurezza e della difesa soprattutto del nostro Paese. Dico soprattutto perché avrà anche portata europea se non addirittura mondiale.
Potrebbe apparire strano che, ad un certo punto, questo centro, avvii un convegno di questo spessore che raccoglie i maggiori esperti del Paese ed i politici che maggiormente sono coinvolti in relazione al problema dell’energia. Può apparire strano, dicevo, che il Centro Studi Difesa e Sicurezza si sia fatto promotore di una iniziativa del genere. Ma lo si spiega bene dal momento che, in realtà, la minaccia più seria alla sicurezza, alla vita civile, alla vita di tutti i giorni, alla produzione, alla possibilità di esistere di tutta la nostra Nazione, ma direi, mondiale, è la mancanza di fonti di energia. Soprattutto per quanto riguarda la fascia dei Paesi più sviluppati di cui l’Italia fa parte. La minaccia è rappresentata da una ipotetica e possibile penuria di rifornimento di energia. Si pensi al gas, al petrolio, al carbone, al nucleare e così via. Siccome l’Italia è dipendente al 90 e più percento, dall’estero, da questo punto di vista, è chiaro che la minaccia più grave che corre l’Italia, non è tanto il terrorismo, quanto il rischio che, ad un certo punto, venga a mancare l’energia. In un caso malaugurato del genere, un’intera nazione verrebbe paralizzata.
Preso atto che la minaccia più pericolosa è quella, è chiaro che il Centro Studi Difesa e Sicurezza, ne viene coinvolto.
 
Quali sono le finalità del Convegno, cosa si propone?
 
Il Convegno si propone, da una parte, di fare un quadro generale della situazione relativa all’energia, alle fonti, alle reti di alimentazione, alle varie componenti che vanno dagli idrocarburi petrolio e metano, al nucleare, alle biomasse, all’eolico, al fotovoltaico, all’energia bianca da cascata, al carbone più o meno pulito. Dall’altra, individuare la possibilità, in prospettiva, di mettere a punto una politica di livello europeo ma che deve vedere l’Italia preparata e con le idee chiare, che finisca per integrare tre discorsi fondamentali che riguardano l’energia.
Mi riferisco, primo: alla sicurezza del reperimento delle risorse e la protezione della rete di distribuzione e di alimentazione che coinvolge anche la difesa. E’ un problema di sicurezza. Non a caso, nell’ultimo convegno ad alto livello della NATO a Riga, si è precisato che uno dei compiti dell’alleanza, è quello di garantire la difesa e la disponibilità delle fonti di energia perché è questione di vita o di morte.
Il secondo pilastro, il secondo settore interessato, è quello dell’ambiente. Perché, in funzione di quale tipo di carburante, di generatore di energia si userà, si andrà ad incidere direttamente sulla situazione generale dell’ambiente che, oggi, sta diventando preoccupante.
Il terzo pilastro è quello economico perché, poi, le scelte vanno fatte, e vengono fatte, anche per ragioni economiche e di competitività.
 
Un progetto generale, quindi, di ampio respiro molto articolato e di lungo periodo.
 
Questi tre settori, fino ad oggi, hanno agito per conto proprio. Ciò che io mi propongo è che venga messo a punto, attraverso l’integrazione delle esigenze, dei suggerimenti, delle decisioni, una linea politica unitaria che garantisca, bilanciandole, le esigenza dei tre settori.
Però, per questo, il discorso va spostato, come minimo, in ambito europeo se non in ambito mondiale. Poi, l’Italia, ad un certo punto però, sarà libera di prendere decisioni individuali che riterrà opportune.
L’Italia che tiene ad essere protagonista della definizione di questa politica, deve assumere degli atteggiamenti che devono essere necessariamente analoghi a quelli di tutti gli altri paesi.
Le empirizzazioni dell’energia, sono, fondamentalmente riferite a tre settori: l’autotrazione e, quindi, del trasporto che rappresenta un terzo dei consumi, petrolio e gas metano; poi, vi è  un altro terzo, cioè relativo al fabbisogno energetico delle famiglie che fa riferimento al gas; per ultimo, il settore industriale che comprende la produzione dell’energia elettrica ed anche il funzionamento di tutti i grandi sistemi industriali. Anche per questo, vi è una prevalenza di gas.
 
In ogni caso, l’Italia dipende da produttori esteri
 
Dal punto di vista del petrolio, è vero che c’è una dipendenza ma, in realtà, è una dipendenza abbastanza elastica, nel senso che non è esclusivamente il Medio Oriente che, come noi temiamo,   rappresenti il centro del discorso. Vi sono, infatti, altre fonti cui rivolgersi in ambito Russia, Nigeria, Sud America, Venezuela, Indonesia, per cui il mercato è abbastanza allargato e, quindi, in termini di rischio o della sicurezza, direi che il fenomeno del Medio Oriente si va anche un po’ attenuando.
Per quanto riguarda, invece, il gas, come abbiamo visto, questo costituisce l’elemento principale di generazione di energia per l’Italia. Il gas ci lega molto perché abbiamo intanto due fornitori base che sono l’Algeria e la Russia. Alimentazione che avviene attraverso quei due gasdotti. Non è che possiamo decidere di comprare il gas dal Qatar. Potrebbe la cosa essere attenuata dalle navi che trasportano gas liquefatto. Però, oggi come oggi, il rischio maggiore che corriamo, il condizionamento maggiore che abbiamo nei confronti di altri paesi, è rappresentato dal rifornimento del gas.
Poi restano le fonti  alternative le quali possono dare una percentuale, nell’ultima riunione del Consiglio Europeo, si è auspicato al 20% del consumo, percentuale che, personalmente, sembra un po’ utopistico da raggiungere. Esse in ogni caso, non sono una soluzione, ma servono ad integrare una produzione più pulita e più libera.
 
Che cosa rimane da esplorare, verso quale soluzione indirizzarsi? Chi si ostina a rifiutare il nucleare, lo fa per motivi ideologici oppure ambientali?
 
La soluzione va verso il carbone veramente pulito con le tecnologie che già conosciamo, è possibile anche se costosa, e poi verso il nucleare.
L’Italia deve mettere a punto una politica che preveda l’uso del carbone e del nucleare, l’allargamento dell’acquisizione di petrolio ad un mercato che è mondiale, la riduzione della dipendenza dal gas e, soprattutto dalle due fonti fondamentali attraverso l’utilizzazione di navi che trasportino gas liquefatto svincolandoci dalla schiavitù nei confronti della Russia e dell’Algeria. Intendiamoci bene, il gas è stata un’ottima soluzione per l’Italia. Pulito per l’ambiente, di ottimo rendimento rispetto all’energia elettrica od altro. 
Chi rifiuta il nucleare, lo fa per motivi ideologici, non c’è dubbio. Devo dire che, però, l’argomento riesce ad incidere notevolmente, come è successo, sulla emotività della gente. E’ chiaro, infatti, che le conseguenze di una esplosione nucleare siano talmente spaventose da fare presa sull’opinione pubblica. Opporsi è un discorso contro per principio come quello contro la globalizzazione.
Sono atteggiamenti che, nella storia del mondo si vedono perennemente presenti da parte di frange che si schierano sempre contro ma poi la storia va avanti e quindi queste frange rimangono tali ma nefaste.
L’avversione è di carattere puramente ideologico e non ambientale perché le centrali nucleari sono la forma di energia più pulita che ci sia.
 
Il Convegno sarà articolato in due fasi distinte con relatori diversi ciascuno per le proprie competenze, l’obiettivo principe?
 
Il Convegno si compone di due sessioni. Nella prima sessione parleranno i tecnici che sono i nomi più illustri del settore energetico italiano. Parleranno il prof. Sergio Garribba del Politecnico di Milano sull’incidenza dell’energia nello sviluppo della società contemporanea; il prof. Gaetano Rasi Presidente Fondazione “Ugo Spirito” sulla sicurezza nei trasporti energetici; il Dott. Paolo Scaroni Amministratore Delegato ENI sulla politica dell’Eni per assicurare energia all’Italia; il Dott. Pasquale De Vita Presidente Unione Petrolifera sull’influenza della disponibilità di idrocarburi nell’economia italiana.
Nella seconda sessione parleranno l’ing. Carlo Mancini esperto Ministero Affari Esteri su realtà e prospettive dell’energia nucleare; il Dott. Bruno Clavarino Presidente Assocarboni sul ruolo del carbone nel mix energetico italiano; il prof. Luigi De Paoli Università Bocconi sull’efficienza energetica e fonti rinnovabili: quali priorità; il Dott. Vincenzo Ferrara dell’Enea sui riflessi della produzione energetica sull’ambiente; il Dott. Francesco Venanzi economista Despe Fus.
Il Convegno si concluderà con una tavola rotonda composta dall’on. Pier L. Bersani Ministro dello Sviluppo Economico; l’on. A. Parisi Ministro della Difesa; l’on. Pecoraio Scanio Ministro dell’Ambiente; il Senatore A. Matteoli Pres. Gr. Parl. A.N. al Senato; l’on. S. Saglia Vice Pers. Comm. Att. Prod. Camera; il prof. A. Clò già Ministro dell’Industria.
L’obiettivo principe è quello di ottenere da queste personalità la possibilità di realizzare una politica unitaria da proiettare e da utilizzare poi in sede europea. Ripeto ancora una volta che il problema dell’energia, è un problema di sicurezza che deve trovare una sua locazione a livello continentale.
Vista l’importanza avveniristica, vista l’importanza dell’energia, visto il rischio che corre la società in caso di carenza di alimentazione energetica, direi che oggi si potrebbe vedere anche in prospettiva la realizzazione di alleanze che garantiscano una sicurezza energetica ai Paesi alleati naturalmente con forte interesse e responsabilità da parte delle Nazioni Unite.
Fino ad oggi, nello Statuto delle Nazioni Unite, si parla di possibilità di intervento deciso dal Consiglio di Sicurezza. Anche di intervento militare in quei Paesi dove si crei una sorgente di instabilità che minacci la pace.
Si arriva anche a quello, dopo tutte le predisposizioni, le iniziative pacifiche che si possono adottare, direi, che io vedo, in prospettiva, vista la dipendenza da disponibilità di energia per la vita dei grandi Paesi, anche la competenza delle Nazioni Unite che si facciano carico di assicurare la disponibilità di energia a tutti i Paesi nel mondo.
 
Salvatore Viglia/Italia Estera
 
 



 
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