ROMA, 14 MAR (Italia Estera) - A distanza di quattro anni la magistratura romana torna a pronunciarsi sulla vicenda dei desaparecidos in Argentina di origine italiana. La seconda Corte d`Assise ha inflitto l`ergastolo a cinque ex ufficiali della Marina argentina accusati del sequestro e della morte di Angela Maria Aieta, Giovanni Pegoraro e la figlia Susanna, vittime della repressione del governo militare che comando` nel paese sudamericano tra il 1976 ed il 1983.
Il carcere a vita e` stato deciso per Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raul Vildoza, Hector Antonio Febres e Antonio Vanek, tutti appartenenti al `Grupo de Tare`a 3.3.2.` istituito presso la `Escuela Superior de Mecanica de la Armada`.
Ma la sentenza, per essere eseguita, necessita, in primo luogo di diventare definitiva e, soprattutto che gli imputati siano estradati in Italia. Nessuno di loro, infatti, ha riconosciuto la legittimita` della nostra autorita` a giudicarli e non si sono mai presentati davanti ai giudici italiani. Le pene inflitte oggi dal collegio presieduto da Renato D`Andria sono andate oltre le richieste del pm Francesco Caporale. Il rappresentante dell`accusa aveva sollecitato quattro ergastoli e l`assoluzione di Vanek, ma la corte ha ritenuto che anche quest`ultimo sia responsabile di quelle tre morti e lo ha condannato. Una sentenza, come detto, che fa seguito a quella emessa nel marzo del 2003 quando la Corte di assise di appello di Roma confermo` le condanne all`ergastolo per i generali Guillermo Suarez Mason e Santiago Omar Riveros ed, a 24 anni di reclusione, per gli ufficiali dell`esercito Juan Carlo Gerardi, Julio Roberto Rossin, Alejandro Puerta, Jose` Luis Porchetto e Omar Hector Maldonado. Ai sette si addebitava la scomparsa e la morte di otto italo-argentini.
Un fragoroso applauso del pubblico presente oggi nell`aula bunker di Rebibbia e` partito alla conclusione della lettura del dispositivo di sentenza. Tra i presenti il viceministro degli Esteri Franco Danieli. "Un altro passaggio significativo che riconosce e sanziona responsabilita` criminali - ha commentato - non per una vendetta postuma ma per riconoscere e affermare diritti fondamentali, per ricostruire verita` e giustizia trent`anni dopo una delle tragedie piu` dolorose che hanno segnato l`America Latina".
Una richiesta di estradizione "giusta perchè‚una sentenza non puo` restare sulla carta", ha dichiarato il Ministro degli esteri Massimo d`Alema in una intervista al quotidiano argentino La Nacion.
Particolarmente felice Estela Carlotto (NELLA FOTO), presidente dell`associazione delle nonne di `Plaza de Mayo`, quest'ultimo luogo simbolo della protesta dei familiari delle vittime della repressione in Argentina. "E` una emozione incredibile, non di allegria ma di dolore che comunichiamo al mondo - ha detto - in Italia c`e` giustizia. Oggi e` stato riconosciuto il dolore delle famiglie delle tre persone che non sono piu` con noi e forse da oggi avranno piu` forza per andare avanti. Spero che con questa sentenza si muova anche la giustizia argentina". (Italia Estera) -