03 mar 2007 | MOSCA RENDE OMAGGIO A LUCHINO VISCONTI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA |
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Il Comitato della Società Dante Alighieri moscovita ha organizzato una conferenza della dott.ssa Beatrice Albertazzi e la proiezione del film Ludwig (1973)
ROMA, 3 MAR. (Italia Estera) - In occasione del centenario della nascita di Luchino Visconti (nella foto), il Comitato della Società Dante Alighieri di Mosca ha organizzato una conferenza della dott.ssa Beatrice Albertazzi, docente di Storia e Critica del Cinema Italiano presso la Facoltà di Lettere dell’Università Statale MGU e presso l’Istituto Statale di Cinematografia VGIK, critica cinematografica e responsabile del festival di cinema italiano N.I.C.E. di Mosca, che ha illustrato ai presenti la genesi dell’opera del celebre regista, insistendo in modo particolare sulle novità introdotte da Visconti nel linguaggio cinematografico sin dal suo esordio con il film Ossessione del 1943, che lo ha visto protagonista e iniziatore insieme ad atri cineasti, di una nuova stagione del cinema italiano, il Neorealismo.
«Una caratteristica importante del nuovo modo di fare cinema, al limite del documentario, è stata indubbiamente l’introduzione del dialetto – ha spiegato la dott.ssa Albertazzi -, di cui Visconti si è fatto grande interprete, con la realizzazione del primo, e raro, esperimento nell’uso del dialetto nel cinema nell’opera più interessante da un punto di vista linguistico, La terra trema del 1948». «Il rapporto stretto di Visconti con la lingua – ha proseguito - è stato altrettanto importante quanto quello intrecciato con la letteratura, che se nei film precedenti ha rappresentato fonte di ispirazione fondamentale per documentare l’Italia della provincia e l’Italia dei dialetti, a partire dal film Senso diventa un procedimento che avrebbe dato carattere a tutta l’opera del regista milanese, anche perché un autore come Visconti, nel proporre capolavori mediati dalla grande letteratura, ebbe sempre il bisogno di “mettere in scena un passato”, per la formazione specifica del giovane Luchino nella cultura del Decadentismo, così come in quella del Romanticismo e di Verdi, e per un’inclinazione atavica per cui un aristocratico tiene l’occhio particolarmente rivolto al passato».
L’incontro si è concluso con la proiezione di Ludwig, «uno dei film più lunghi della storia del cinema italiano – ha precisato la dott.ssa Albertazzi -, che costituisce insieme con La caduta degli dei e con Morte a Venezia una trilogia tedesca il cui vero tema è il decadentismo europeo, ispirandosi alle tematiche mitologiche e decadenti di Richard Wagner e Thomas Mann, a sottolineare ancora una volta il carattere internazionale dell’opera di uno dei più grandi cineasti della cinematografia italiana e mondiale».(Italia Estera) -
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