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ROMA, 15 FEB (Italia Estera) - C'è una città sulla frontiera tra due mondi, quello latino (Italia...) e quello tedesco (Austria, Germania...) nell'ultimo libro dello scrittore Paolo Valente (ed. OGE, Milano, pp. 208, 15 euro). Il filo conduttore che lega i vari racconti (una vera e propria epopea) è dato dalle contraddizioni e dalle sfide imposte oggi, sempre, dal vivere sulla frontiera. E la memoria, le storie personali, le identità indefinibili, l'impossibile fuga diventano chiavi di lettura del "disagio del confine"...
Nell'arco di ventiquattro racconti, disposti in sequenza cronologica dal neolitico e dal medioevo fino ai giorni nostri, Valente scandisce, con efficaci strumenti narrativi innestati su una rigorosa ricerca storica, un'epopea della "città sul confine" (nella fattispecie Merano), da sempre situata sullo spartiacque tra il mondo latino e quello germanico. La sua cavalcata attraverso i secoli, in una serrata alternanza di conflitti e gesti di solidarietà, pone interrogativi quanto mai attuali a proposito dei valori ecumenici dell'armonia e della cooperazione tra etnie linguisticamente diverse ma culturalmente affini. La "città" assurge così a metafora universale di una frontiera intesa non solo come barriera, bensì come ponte.
Spiccano, quali protagonisti emblematici di queste "storie di uomini e fantasmi", l'Uomo del Similaun, Corbiniano, il conte Mainardo, Andreas Hofer, l'imperatrice Sissi, Gino Bartali, il poeta indiano Tagore. Intorno ai sanguinosi eventi della seconda guerra mondiale si concentrano i testi più drammatici ed emozionanti di tutto il ciclo. Hanno poi il sapore di uno scoop storiografico le pagine dedicate a un lungo soggiorno di Juan Domingo Perón e a qualche fulmineo passaggio di Benito Mussolini.
Scrive Ettore Masina:
«Storico accurato e rigoroso della città in cui è nato, Valente è anche un raffinato scrittore e questa collezione di racconti somiglia a una saga variegata e affascinante: dalla preistoria di Ötzi, l’uomo del Similaun all’800 romantico dell’imperatrice Sissi al ‘900 di Mussolini, Tagore, Bartali e Peròn, nell’incanto di questa conca, fra le più belle dell’Alto Adige-Südtirol, la storia si muove ora a passo di danza ora nell’ottusa ferocia di opposti fondamentalismi etnici. Valente conosce la tenerezza di certi ricordi di povera gente e la protervia dei “grandi”, la santità dei miti e l'orrore dei violenti; e perciò certi suoi ritratti risultano indimenticabili». (Italia Estera) -
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