CATANIA, 9 FEB (Italia Estera) - Guardiamo il 2007, appena cominciato, con nuova fiducia ed inguaribile ottimismo sul futuro.
Siamo convinti che, per gli italiani che vivono all’estero, il futuro passi per l’associazionismo e la partecipazione.
Cresce, infatti, presso le comunità dei nostri connazionali all’estero, una gran voglia di associazionismo e di partecipazione alla vita ed alle cose italiane.
Una voglia contagiosa, in forte espansione come reazione ed antidoto alle disattenzioni ed al lungo isolamento nelle società dove vivono.
Un fenomeno in linea con l’associazionismo nazionale cresciuto in maniera notevole rispetto agli altri canali di partecipazione sociale.
Le nuove forme associative, particolarmente evidenti nel terzo settore, coinvolgono gli aspetti più svariati della società italiana in senso trasversale e senza barriere di ceti, categorie, di età o di sesso.
Le motivazioni sono molteplici e vanno ricercate principalmente nella crisi di valori e di ideologie della società moderna, nella crisi di credibilità nei confronti delle Istituzioni e di fiducia, in genere sul futuro.
La gente sente sempre più vivo il bisogno di stare insieme, di dialogare, di rapportarsi con l’altro, di partecipare e di credere per superare le proprie insicurezze e guardare il futuro con maggiore serenità.
Questo spaccato della società italiana, si coglie a piene mani nella proliferazione di clubs, associazioni, centri sociali, culturali, anche tra i più impensabili.
Questa voglia di associazionismo, con diverse motivazioni ed obiettivi, attraversa anche le nostre comunità all’estero dove è sempre forte il legame del rapporto con la terra di origine.
In questa direzione, le Regioni, i Comuni, le Autonomie locali e le Associazioni, hanno risposto in pieno a questa voglia con una vera e propria invasione di iniziative culturali di ogni genere e tipo, visite ufficiali, incontri, convegni, folklore, esposizione di prodotti della propria terra spesso coinvolgendo le Camere di Commercio ed il mondo economico. Nello stesso tempo, hanno dato spazio ad iniziative di ospitalità, premiazioni, stages per i giovani in concorso con le Università.
Questa invasione che possiamo chiamare storica, ha creato una vera e propria rivoluzione culturale di rapporti, di legami e di conoscenza tra le due sponde mettendo in movimento un modello regionale a rete circolare, privo di centri egemonici e senza contiguità territoriale, ma in posizione di assoluta autonomia, in un circuito di culture, di valori, tradizioni, modi di vivere, senso dell’appartenenza come legame di solidarietà. Soprattutto, rinsaldando il comune sentimento di italianità come fattore aggregante e di riconoscimento.
Un ritorno che possiamo definire di eccellenza per l’immagine internazionale dell’Italia e per l’apporto determinante alla promozione della cultura e della lingua italiana sempre più richiesta ed apprezzata in tutti i continenti. Senza dire dell’arricchimento della stessa cultura italiana dovuto all’apporto di nuove identità portate dalle nostre comunità all’estero.
In questo contesto storico, il movimento associazionistico, per la sua ramificazione capillare presente in tutte le parti del mondo, ha fatto la mappatura del percorso ma anche il motore che ha ravvivato il raccordo tra le due sponde.
Commette un errore grossolano chi parla di declino dell’associazionismo. Si è solo allineato alla società di oggi. Con più efficacia.
Questo tipo di associazionismo, infatti, è stato da sempre, e lo è ancora più oggi, l’espressione viva delle nostre comunità all’estero. Come tale, ne ha sempre rappresentato le esigenze e gli interessi in tutte le fasi storiche della emigrazione italiana.
In ogni tempo, fin dall’arrivo delle nostre comunità nelle terre di insediamento, è stato lo strumento primario di socializzazione, di difesa e tutela dei diritti, di promozione umana e sociale, di partecipazione, per diventare, oggi, soggetto della società civile che propone, concerta, media, porta interessi sociali, promuove cultura, chiede partecipazione e visibilità per il mondo che rappresenta.
Le ragioni della immarcescibile longevità di questo tipo di associazionismo stanno proprio nel suo DNA fatto di volontariato, autonomia, pluralismo, contenuti valoriali, centralità dell’uomo, rispetto dell’altro, solidarietà.
Un patrimonio genetico che lo ha sempre tenuto vivo e pronto a ripartire, al cospetto dei cambiamenti della società.
Questo tipo di associazionismo è sempre stato la voce della comunità italiana, cioè, della società italiana nella sua globalità, quella di tutti i connazionali che vivono il legame di italianità. Li ha sempre rappresentati in perfetta autonomia di giudizio e di pluralismo, nell’esclusivo interesse della collettività.
Certamente in maniera diversa di quanti lo hanno fatto o possano farlo le diverse sensibilità politiche, sindacali, assistenziali, turistiche ed istituzionali presenti nelle nostre comunità che svolgono, pur con lodevole impegno, interessi che sono sempre di classe, di categorie o di settori corporativi.
In questa sua centralità, l’associazionismo coglie in pieno la domanda emergente che viene dalle nostre comunità, e cioè voglia di partecipazione che vuol dire diritto alla quotidianità italiana ed alla stessa visibilità di tutti gli altri italiani.
In questa direzione, per l’associazionismo di emigrazione, anche il 2007 è un anno che non conosce soste, né interruzioni. (Italia Estera) -