MARACAIBO, 3 FEB (Italia Estera) - Penso che con la comunitá italiana all'estero non si possa piú continuare a giocare, con promesse, illusioni o false speranze. Non lo merita.
Per chi ha trascorso una vita all'estero onorando l'Italia nella cultura, nel lavoro, contribuendo con sacrifici e dedizione alla costruzione dei paesi in cui vengono ospitati, diventa un sacrilegio l'essere portati in giro da sedicenti rappresentanti della collettivitá presso le istituzioni italiane. Non voglio fare di ogni erba un fascio, perché effettivamente contiamo con rappresentanti che sono sulla breccia da anni con impegno ed arduo lavoro, e gliene rendiamo atto. Ma con l'apertura al voto degli italiani all'estero e l'elezione dei propri parlamentari, sembra siamo entrati nella vera ipocrisia della politica. E questo assolutamente é il peccato piú grave che si possa commettere nei riguardi di quelle persone che hanno dovuto lasciare l'Italia non per volere, ma per cercare un lavoro, perché eravamo in troppi.
Credo che sia arrivato il momento delle giuste dimensioni e dell'eguaglianza dei diritti, anche se qualcuno dice che non abbiamo pagato le tasse, ma vogliamo ancora ribadire che con le nostre rimesse abbiamo aiutato l'Italia a sollevarsi dalle rovine della guerra, aggiungendo che ognuno di noi ha continuato ad alimentare la "nostra" Italia ristrutturando la casa paterna o acquistandone una per il ritorno in Patria ogni qualvolta le possibilitá ce lo consentono.
Anche se all'estero, gli italiani seguiamo la politica italiana e i suoi contorni. Senza i partiti, é ovvio, non esiste la democrazia, ma per favore non esageriamo. Siamo qui per applaudire il buon governo, sia della sinistra che della destra. Abbiamo apprezzato il positivo viaggio di questo o quel rappresentante politico, ma é ora di venire ai fatti concreti. Abbiamo apprezzato l'ultima visita del Vice Ministro degli Esteri Franco Danieli in Venezuela. Esplicito e concreto nella sua dialettica, si é dimostrato anch'egli comprensivo e sinceramente interessato a risolvere almeno in parte i nostri problemi. Ma finora nulla cambia. É vero che ci vorrá del tempo, ma qualche risultato vero la collettivitá lo reclama.
I servizi consolari inefficienti, l'assistenza sociale e sanitaria agli anziani, la cultura, il riacquisto della cittadinanza, l'assegno di solidarietá per i bisognosi, tutte richieste che da anni vengono avanzate da Patronati, Associazioni, Comites, Cgie ed oggi Parlamentari. Ma puntualmente ci imbattiamo contro un muro di gomma.
Facendo una riflessione di fondo e conoscendo la realtá che vive l'italiano all'estero in America Latina e particolarmente in Venezuela, mi trova completamente d'accordo l'articolo pubblicato su L'Ora di Ottawa sul CGIE. Come ho detto all'inizio, ci sono dei consiglieri che vi fanno parte da anni con impegno sincero per il bene della comunitá e la loro elezione é piú che giusta e meritata. Ma altri, eletti o per convenienza politica o per ambizioni personali, oggi viaggiano in Italia in prima classe spesati dal governo italiano soltanto per scaldare i banchi, e della comunitá e dei suoi problemi se ne disinteressano.
Ricordiamo che i rappresentanti del CGIE vengono eletti dai Comites e le varie Associazioni italiane all'estero, e non direttamente dalla comunitá, e spesso i voti, piú che di favore, sono dei veri e propri negoziati. Ricordiamo che i CGIE dovrebbero essere in primis i diretti riferenti di chi li ha eletti, e lavorare in simbiosi con esse. Un CGIE dovrebbe essere inoltre capace di unire le parti e con umiltá, raccogliere le loro istanze. Oggi vediamo peró un incremento esasperato della politicizzazione di quello che dovrebbe essere il massimo organismo rappresentativo degli italiani nel mondo, atto alla disamina e ricerca di soluzioni da presentare al governo, che porta ad accontentare le esigenze dei singoli partiti e non si coglie un pur minimo sforzo per apportare nuove idee e proposte.
Il mondo evolve in continuazione, cosí le nostre comunitá, cosí dovrebbe essere per il CGIE. Si cambi la filosofia e, come per i Comites e Parlamentari, facciamo eleggere i nuovi membri dalla comunitá che certamente li conosce e sa se effettivamente si dedicano alle loro problematiche.
Giovanni Margiotta, direttore L'ITALO, Maracaibo/Italia Estera