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27 dic 2006Il no dei sindacati e di Rifondazione alla riforma delle pensioni

ROMA, 28 DIC. (Italia Estera) - I sindacati e Rifondazione Comunista sono contrari all'ipotesi di riforma previdenziale alla quale sta lavorando il governo. Il no riguarda in particolare l'aumento dell'età pensionabile e il ricorso a disincentivi.

Secondo il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero (nella foto), ''non si può aumentare l'età pensionabile o introdurre dei disincentivi anche perché con le pensioni già così basse per tanti lavoratori il disincentivo sarebbe un aumento mascherato dell'età pensionabile''.

''Io penso - sottolinea il ministro - che il problema delle pensioni sia lo scalone fatto dal governo Berlusconi, che se entrasse in vigore porterebbe tutti a lavorare per 40 anni o fino a 60 anni. Quindi la prima questione è la sua abrogazione''. E poi, secondo Ferrero, ''si puo lavorare su un sistema di incentivi per permettere al lavoratore, individualmente, di scegliere se rimanere al lavoro più a lungo''.

Sulle modifiche da apportare al sistema pensionistico, Francesco Rutelli condivide la linea di Romano Prodi, favorevole ad aggiustamenti ma senza frenesie. ''La grande riforma si è fatta - dice il vicepresidente del Consiglio e ministro dei Beni Cuturali in un'intervista al Tg1 - noi abbiamo aggiunto l'opportuna e utile riforma del tfr. Non dobbiamo togliere diritti acquisiti a nessuno ma dobbiamo incontrare gli interessi dei giovani che la pensione, invece, rischiano di non averla affatto''.

Mentre Paolo Cento, sottosegretario al ministero dell'Economia, sostiene che ''la riforma delle pensioni deve essere inserita in una più generale riforma degli ammortizzatori sociali capaci di trasferire risorse economiche verso le nuove generazioni introducendo anche in Italia quel reddito sociale di cittadinanza che già c'è in tutta Europa''. ''La riforma delle pensioni non può essere l'ennesimo strumento solo per far cassa e in questo contesto se da una parte è accettabile la discussione sugli incentivi per chi decide di prolungare l'età lavorativa, rimane del tutto inaccettabile e fuori dal programma dell'Unione l'ipotesi di introdurre disincentivi a chi decide di andare in pensione prima dei 60 anni '', conclude il deputato Verde.

Nettamente contrari ai disincentivi i sindacati. No secco dal segretario nazionale della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi. E sulla stessa linea si muove la Uil ''contraria ai disincentivi perché significherebbe introdurre un elemento di iniquità in un sistema previdenziale che invece dovrebbe essere semplicemente ricondotto alla Legge Dini e dunque alla sua origine flessibile - afferma in una nota il segretario confederale della Uil Domenico Proietti -. Ci auguriamo che il negoziato previsto dal memorandum si sviluppi su queste basi e senza frenesie''.

Il segretario generale dell'Ugl Renata Polverini fa sapere: ''Quello che vogliamo è di sederci finalmente intorno ad un tavolo vero in cui la discussione deve essere ampia e largamente partecipata''. ''Sicuramente - continua Polverini - non saremo disponibili ad alcuna proposta di disincentivo quale penalizzazione escogitata per favorire l'innalzamento dell'età pensionabile, così come all'eventuale revisione dei coefficienti di trasformazione''. (Italia Estera) -



 
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