24 ott 2006 | CALCIO: Il commento al campionato di Serie A - di Fabrizio Piccolo |
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Servizio di Fabrizio Piccolo
ROMA, 24 OTT. (Italia Estera) - Forse a sorridere di più per il successo del Palermo a San Siro contro il Milan – impresa storica e meritata – è stata…l’Inter. Paradosso di un campionato senza padroni in cui, però, c’è chi sembra si sia già tirato fuori. Il Milan – a prescindere dagli sconti in sede di arbitrato – sembra lontano mentalmente e praticamente dal campionato: non segna più (la rete in Champions di Kakà l’unico sigillo in settimane di astinenza), paga il post-mondiale pesantissimo, pensa al futuro (Ronaldinho il sogno neanche proibito) ed insomma sembra più proiettato nella dimensione europea rispetto al campionato italiano. Senza i ‘cugini’ e con la Roma che zoppica (un punto in due partite contro Reggina e Chievo è il simbolo dei limiti di una formazione che non ha ancora una struttura da grandissima) ecco che per l’Inter l’unico avversario per il titolo sembra proprio il Palermo. E la domanda che si pongono tutti è: riuscirà la banda di Guidolin a reggere fino alla fine? Difficile. Chiaro che ora come ora pratica il gioco più bello del campionato, chiaro che ha una suadra vera, con un Amauri devastante (e – chissà – magari prossimo azzurro di Donadoni se prenderà la nazionalità), un centrocampo che non dà punti di riferimento con inserimenti costanti e continui ed una difesa che – se non cade in amnesie improvvise come contro l’Atalanta – è solida. Resta l’incognita di una rosa che deve reggere anche in Uefa, resta l’inesperienza a certe pressioni. Il Palermo ricorda alla lontana (non negli schemi, ma nella freschezza del gioco, nella novità) il primo Chievo di Del Neri. Anche il Chievo andò a vincere a Milano (con l’Inter, 2-1) e resse in testa fino a Natale, poi calò. E lo stesso Guidolin nel 1996 portò il suo Vicenza nelle primissime posizioni con un calcio-champagne da oscar, per poi crollare nel girone di ritorno. Il Palermo è sicuramente più granitico e meno inesperto rispetto alle altre due realtà, tanto che un posto in Champions non dovrebbe toglierglielo nessuno, ma forse per lo scudetto è ancora immaturo. Ed allora l’Inter, per mancanza di concorrenza più che per meriti propri. L’ultimo caso-Adriano, mandato a rigenerarsi in Brasile (“perché doveva staccare dall’ambiente calcistico”) sa di autogol clamoroso. Buon per Mancini che stanno per tornare assenti importanti (Vieira e Crespo su tutti) ma intanto se non segna Cruz son guai e se si aspetta davvero che Recoba diventi pedina fondamentale c’è il rischio di sprecare un altro anno. E mai come stavolta l’Inter non può sbagliare. Per il resto il torneo regala la novità Atalanta, forgiata da Colantuono a sua immagine e somiglianza, con un Doni ritrovato ed una grinta da provinciale di ferro, un Livorno stabilmente nei piani alti della classifica, ed un’Udinese che potrà dire la sua. Le delusioni sono la Sampdoria ed il Torino, le sorprese Catania e Messina, le incognite le penalizzate: la Fiorentina sembra sbloccata, ne fa tre alla Reggina raggiungendola a…-7, la Lazio troppo a corrente alternata. Ora, dopo il turno infrasettimanale, si aspetta l’arbitrato. Da tempo giornali e tv stanno abituando tutti all’idea di sconti cospicui, in oltraggio palese a tutto ciò che aveva chiesto l’accusa e successivamente deciso la giustizia sportiva nei suoi primi gradi. Ma l’Italia è il paese del compromesso ed allora aspettiamoci ribaltoni in classifica. Purtroppo.
Fabrizio Piccolo/Italia Estera
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