Il ritiro della candidatura alla presidenza della Camera è stato deciso "per senso di responsabilita" di fronte alla minaccia di Fausto Bertinotti di limitare ad un "appoggio esterno" il contributo del Prc al costituendo governo di Prodi se gli fosse stato negato lo scranno più alto di Montecitorio. Una decisione presa "in assoluta concordia" con Piero Fassino, che é stato in continuo contatto con D'Alema a Ravenna e con Prodi nel suo studio a Santi Apostoli.
A via Nazionale, i collaboratori del segretario hanno sottolineato il fatto che la scelta di rinunciare "é stata presa da D'Alema e Fassino in piena autonomia e poi è stata comunicata a Prodi". "Una decisione - hanno aggiunto i collaboratori del segretario - per rimarcare l'assoluta compattezza dei Ds e anche per evitare tre giorni di tritacarne mediatico, visto che il professore aveva l'intenzione di trattare con Bertinotti fino a lunedì".
Al gesto del presidente della Quercia risponde subito Prodi, ringraziando lui e i Ds "per l'alto senso di responsabilità che hanno espresso in questa occasione" e la dimostrazione di "spirito di sacrificio e lealtà nei confronti della coalizione".
Anche da Rifondazione l'immediato commento. Parla Paolo Ferrero, della segreteria del partito: un gesto "da apprezzare, che contribuisce in modo decisivo alla soluzione di un problema".
Prodi ha ammesso che la candidatura di Tommaso Padoa Schioppa per il ministero dell'Economia è certamente una delle ipotesi, seria e meditata, anche se ovviamente non ha voluto dare nulla per scontato: "Il governo lo faccio come una squadra intera, nessun posto prefissato o deciso prima che tutta la squadra sia completa".
(Italia Estera refresh delle 23,55) -