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10 giu 2006“Giornali al Plata” - Inaugurata a Buenos Aires la prima mostra sul giornalismo italiano del Rio de la Plata

BUENOS AIRES, 10 giu -(Italia Estera) -  Dante Ruscica, addetto stampa dell’Ambasciata d’Italia in Argentina ha inaugurato la mostra "Giornali al Plata" dedicata alla storia del giornalismo italiano a Buenos Aires. All'incontro erano presenti l’Ambasciatore Stefano Ronca, l’onorevole Riccardo Merlo, il Console Generale di Buenos Aires Placido Vigo e Marco Basti direttore della Tribuna Italiana. La mostra, promossa dal Gruppo Techint, dal giornale La Nación e dall’Academia Nacional de Periodistas, è stata organizzata in ricordo dei 60 anni della Repubblica Italiana.

"Giornali al Plata", che rimarrà aperta fino al 15 giugno, offre una cinquantina di pannelli con le copie delle testate di quasi tutti i giornali che la nostra comunità ha prodotto fin dall'arrivo dei primi italiani sulle rive del Rio de la Plata. E il caso del napoletano Pietro De Angelis che, contattato dall’allora presidente Bernardino Rivadavia, prima si fa carico a Buenos Aires della Stamperia della Stato, e poi pubblica il giornale "Crónica política y literaria de Buenos Aires" e "El conciliador". Fra le testate esposte alla mostra vi sono: L’Italiano (1854), L’operaio Italiano (1871-1876), L’Italia al Plata (1889), La Patria, La Patria degli Italiani (1876-1949), La Nuova Patria, il Giornale d'Italia, La Scena Illustrata, Roma, Il Mattino (1930-45), L'Italia al Plata, L'Italia del Popolo, Il Maldicente (1880) e, dell'ultimo dopoguerra, la Rivista Italpress , il Corriere degli Italiani, il Corriere Rivista, L'Italia d'Oltremare, la Tribuna Italiana e L’Eco d’Italia.

Durante l'inaugurazione, l’Ambasciatore Ronca ha consegnato una targa per il lavoro svolto sin dal suo arrivo in Argentina a Mario Basti, (nella foto) attuale direttore editoriale e fondatore della Tribuna Italiana e già direttore del Corriere degli Italiani.

"Il progetto di questa mostra - ha affermato Dante Rustica - è nato per dimostrare che gli italiani erano presenti in Argentina anche prima della Grande Immigrazione. Erano giornalisti che portarono in Argentina il dibattito che allora c’era in Italia e che ha segnato le idee di questo paese". Durante la presentazione di "Giornali al Plata" - il materiale storico della mostra proviene da biblioteche pubbliche argentine e da privati - ha preso la parola il sociologo Rosendo Fraga che ha ricordato le parole di Jorge Luis Borges quando ricevette il titolo onorario di cittadino di Roma: ‘Mi pare che non sia male ricevere questo premio - disse allora lo scrittore - perché alla fine tutti siamo cittadini di Roma". E poi non dobbiamo poi dimenticare che, su nove partecipanti alla Giunta del maggio 1810, tre erano figli di italiani: Manuel Belgrano, Manuel Alberti e Juan José Castelli.

Nei giorni scorsi il giornale La Nación ha pubblicato un articolo su “L’Argentina del Risorgimento” firmato da Bartolomé De Vedia, che inizia ricordando i 60 anni della formazione della Repubblica Italiana. "Per gli argentini - continua l'articolo - questo anniversario ha un significato particolarmente importante. Non dobbiamo dimenticare che la costruzione dell'Argentina moderna, repubblicana e liberale, è stata possibile nel secolo XIX grazie all’influenza intellettuale dei grandi rappresentanti del pensiero del Risorgimento".

Furono infatti, dice De Vedia, gli ideali di Giuseppe Mazzini e dei suoi uomini ad ispirare l'organizzazione nazionale della Repubblica Argentina. Molti intellettuali argentini, opposti al governo di Rosas, si sentivano legati al pensiero della Giovine Italia. E molti italiani rifugiati in Argentina sono stati i protagonisti della fondazione dei primi giornali come ad esempio "L’Italiano", realizzato nel 1858 da Giovani Battista Cuneo. Bartolomé De Vedia chiude il suo articolo con una citazione molto interessante di Julián Marías, il grande pensatore spagnolo scomparso l’anno scorso: "Voi sapete che abitate nell’unica repubblica italo-spagnola del pianeta? È un privilegio che gli altri paesi del mondo non possono non invidiare".  

(María Josefina Cerutti, L’Eco d'Italia/(Italia Estera) -

 




 
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