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05 apr 2006all'udienza generale del mercoledì donato al Papa un agnellino. Benedetto XVI ha proseguito la catechesi su "Il servizio alla comunione"

CITTA' DEL VATICANO, 5 apr -(Italia Estera) -  Un agnellino è stato donato al Papa al termine dell'udienza generale. Benedetto XVI ha accarezzato la bestiola che se ne stava tranquillamente in un cestino. Tra gli altri doni ricevuti oggi da papa Ratzinger anche un crocifisso dipinto, una icona raffigurante la Madonna col bambino e una busto in bronzo raffigurante Gesù.
Dopo aver sottolineato, mercoledì scorso, come la Chiesa sia una creazione d’amore fatta per rendere Cristo vicino a ogni uomo, Papa Benedetto ha proseguito questa mattina il cammino di catechesi con una riflessione su "Il servizio alla comunione" al fine di riflettere e comprendere non solo le origini della Chiesa, ma anche "per capire il disegno originario di Gesù, e così comprendere l’essenziale della Chiesa, che permane nel variare dei tempi".
Ai fedeli accorsi numerosi in piazza San Pietro, il Papa ha delineato alcuni tratti della Chiesa nascente, primo dei quali l’intimo legame tra questa e lo Spirito Santo che "costruisce la Chiesa e dona ad essa la verità, effondendo, come dice san Paolo, nei cuori dei credenti l’amore".
Lo Spirito Santo, però, "non annulla la nostra umanità con tutta la sua debolezza, e così – ha spiegato il Pontefice - la comunità dei discepoli conosce fin dagli inizi non solo la gioia dello Spirito, la grazia della verità e dell’amore, ma anche la prova, costituita soprattutto dai contrasti circa le verità di fede, con le conseguenti lacerazioni della comunione" perché "come la comunione dell’amore esiste sin dall'inizio e vi sarà fino alla fine, così purtroppo fin dall'inizio subentra anche la divisione".
"C’è sempre il pericolo, nelle vicende del mondo e anche nelle debolezze della Chiesa, di perdere la fede, e così anche di perdere l’amore e la fraternità. È quindi un preciso dovere di chi crede alla Chiesa dell'amore e vuol vivere in essa, riconoscere anche questo pericolo e accettare che non è possibile poi la comunione con chi si è allontanato dalla dottrina della salvezza".
I primi apostoli, ha ricordato il Papa, erano ben consapevoli delle "tensioni possibili nell’esperienza della comunione" tanto è vero che "non c'è voce nel Nuovo Testamento che si levi con più forza per evidenziare la realtà e il dovere dell'amore fraterno fra i cristiani" anche se "la stessa voce si indirizza con drastica severità agli avversari, che sono stati membri della comunità e ora non lo sono più".
"La Chiesa dell'amore – ha sottolineato Benedetto XVI - è anche la Chiesa della verità, intesa anzitutto come fedeltà al Vangelo affidato dal Signore Gesù ai suoi". La fraternità cristiana quindi "nasce dall'essere costituiti figli dello stesso Padre dallo Spirito di verità" anche se "la famiglia dei figli di Dio, per vivere nell’unità e nella pace, ha bisogno di chi la custodisca nella verità e la guidi con discernimento sapiente e autorevole: è ciò che è chiamato a fare il ministero degli Apostoli" cioè la Chiesa.
"Qui arriviamo ad un punto importante" ha affermato il Santo Padre perché è vero che "la Chiesa è tutta dello Spirito, ma ha una struttura, la successione apostolica, cui spetta la responsabilità di garantire il permanere della Chiesa nella verità donata da Cristo, dalla quale viene anche la capacità dell’amore".
Leggendo gli Atti degli Apostoli si nota, ha proseguito il Papa, come nella Chiesa nascente ci fosse "una convergenza di questi valori": infatti, si era "assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna (koinonìa), nella frazione del pane e nelle preghiere".
Quindi fin dall’inizio "la comunione apostolica si nutre dello spezzare il pane e della preghiera, e si esprime nella carità fraterna e nel servizio". Oggi come allora, "gli Apostoli e i loro successori sono i custodi e i testimoni autorevoli del deposito della verità consegnato alla Chiesa, come sono anche i ministri della carità: due aspetti che vanno insieme. Essi – ha aggiunto il Santo Padre - devono sempre pensare alla inseparabilità di questo duplice servizio, che in realtà è uno solo: verità e carità, rivelate e donate dal Signore Gesù. Il loro è, in tal senso, anzitutto un servizio di amore: la carità che essi devono vivere e promuovere è inseparabile dalla verità che custodiscono e trasmettono".
Dunque, "la verità e l’amore sono due volti dello stesso dono, che viene da Dio e che grazie al ministero apostolico è custodito nella Chiesa e ci raggiunge fino al nostro presente!". Tutta la comunità deve "pregare per i Successori degli Apostoli, per tutti i Vescovi e per i Successori di Pietro, affinché siano realmente insieme custodi della verità e della carità; affinché siano, in questo senso, realmente apostoli di Cristo, perché la sua luce, la luce della verità e della carità, non si spenga mai nella Chiesa e nel mondo".
A margine dell’udienza, rivolgendo come di consueto un saluto particolare ai giovani, ai malati e agli sposi novelli Benedetto XVI ha invitato i primi ad "intensificare la testimonianza di amore fedele a Cristo Crocifisso", ai malati di "guardare alla Croce del Signore per offrire con coraggio la prova della malattia" e, infine, agli sposi novelli, "a far sì che la vostra unione sponsale sia sempre vivificata dall'amore divino"(Italia Estera) -



 
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