ROMA, 4 OTT. (Italia Estera) - MELO CICALA IN QUESTO SUOI INTERVENTO CONCLUSIVO SUL CGIE SI RIVOLGE AI LETTORI:
Gentili Lettori,
In occasione dell'assemblea Plenaria del CGIE in corso alla Farnesina, mi e' doveroso ringraziare tutti coloro che pro o con hanno partecipato al dibattito CGIE SI, CGIE NO, CGIE RIFORMATO da me istigato.
E' opportuno reiterare e ribadire certi punti sollevati in recenti interventi.
Noi riformatori siamo sempre stati consapevoli che il CGIE, come accentua il segretario generale on.le Narducci nel suo intervento, - "non e' una associazione che si riunisce ogni tanto a Roma...ma un organo istituzionale...che per riformarlo occorre l'avviare l'iter legislativo di una nuova normativa...", ed e' appunto per questo on.le Narducci che la
siddetta "riforma Cicala" reclama innanzi tutto la "riforma della legge istitutiva...; la riforma del CGIE deve essere la conseguenza della riforma della legge istitutiva, ed e' l'avviamento di questo iter legislativo che noi proponiamo ai nostri legislatori appena eletti nel collegio estero.
Le ragioni sono molteplici, il recente intervento di Pisano, ultimo di tanti
che hanno illustrato in modi diversi le ragioni che giustificano la riforma
dell'organismo e' eloquente, unisce tutti noi in questa lotta, che ci vede compatti nelle nostre convinzioni: Il potenziamento dei COMITES con un esecutivo che serva da tramite fra gli elettori dei Comites e gli eletti al Parlamento.
Siamo e restiamo saldamente opposti all'inserimento di esponenti per "nomina" in organismi democraticamente eletti, qualsiasi sia la sua denominazione.
In un organismo legalmente e democraticamente eletto il numero dei componenti e' fondamentale; l'inserimento di "nominati" sposta l'asse politico e legale dell'organismo stesso alterando e violando il potere decisionale affidato dagli elettori ai loro rappresentanti.
L'apporto di esperti consulenti puo' essere considerato, ma tassativamente
senza diritto al voto, mai piu' di tanto. Il nostro dissenso e' sopratutto con la composizione non tanto con la missione dell'organismo, anche se il recente intervento di un "consigliere di nomina" a favore del gruppo da lui rappresentato, i "frontalieri", accusando continui disagi stradali e servizi ferroviari, mi fa venire spontanea una domanda: i "frontalieri" sono altro che cittadini italiani, residenti in Italia, i cosidetti pendolari, che ogni sera ritornano alle loro famiglie in patria?
E allora, come direbbe un ex magistrato ora ministro, che c'azzeccano
i pendolari, i frontalieri con il CGIE e gli italiani all'estero?
In questi ultimi tempi siamo stati inondati da scritti di presenti e passati membri del CGIE elogiandosi a vicenda per il lavoro svolto e i risultati raggiunti nell'ultimo ventennio (ad ognuno la propria opinione), li abbiamo
ringraziati e non ci fermiamo dal farlo. Ma qui parliamo di riforma ad una legge e le leggi devono seguire l'evolversi degli avvenimenti. Siamo cambiati, l'era delle valigie di cartone sono passate padre Tessello, l'emigrazione e' stata sostituita con il cambio di residenza, quelli che una volta erano stigmatizzati con l'appellativo "emigrante" sono semplicemenete cittadini che si muovono, il piu' delle volte per scelta, non necessita'; siamo cresciuti, dateci credito.
Esistono concetti che non mutano nel tempo, altri che si evolvono con
l'evolversi delle necessita': ecco perche' oggi bisogna guardare ai COMITES, nati appunto per integrare gli italiani residenti all'estero
con i legami della Madre Patria. Il CGIE nella presente forma e composizione e' superato, superfluo. Le mansioni che in precedenza erano del CGIE sono ora passate ai Parlamentari eletti nel collegio estero, e sono i COMITES, anch'essi eletti nello stesso collegio, a primo livello,
a dovere essere il punto di riferimento fra la sovranita' dell'elettorato
e i Parlamentari eletti.
Si e' parlato gia' di iter legislativo, forse prolungato, per riformare la legge.
Abbiamo appena appreso del secondo ricorso al TAR dell'EPASA, a meno di una settimana dalle "nomine" governative al CGIE. Cosa possiamo aspettarci dal TAR se non una sentenza simile alla prima e le stesse conseguenze? (Sulla composizione dei membri per nomina si puo' scrivere tutta una storia a parte)
E allora on.le Narducci perche' il CGIE deve continuare ad esistere ad ogni costo? (Una spesa cumulativa di oltre 4 milioni di Euro).
L'iter legislativo potrebbe essere estremamente abbreviato facendo appello all'onesta' intellettuale dei coinvolti; la riforma sarebbe facile anche se mera utopia.
Con l'eliminazione dei 29 nominati (questione di tempo, la storia c'insegna che ci pensera' il TAR), l'aggiunta delle dimissioni dei 10 ex-consiglieri
eletti al Parlamento per dedicarsi a tempo pieno ai lavori parlamentari,
ed infine il supporto degli intellettualmente onesti, non renderebbe possibile reperire il quorum necessario per l'esistenza di questo organismo, quindi la legge sostitutiva, con tanto risparmio di tempo e denaro pubblico.
Ma siamo anche consapevoli che ci sono gli attaccati al potere, e chi
bocciato alle urne aspira ad occupare la poltrona del segretario che presto sara' libera. Durante la campagna elettorale era corretto schierarsi a favore della riforma del CGIE ed al potenziamento dei COMITES, ma
ora la posta in gioco e' differente, la poltrona al CGIE e' piu' importante,
ma per esserci la poltrona prima ci deve essere l'organismo, quindi la lotta a tutti i costi per mantenerlo, anche se di provata inefficenza e inulitita'
ed un meccanismo mangiasoldi.
Noi non demordiamo, continuiamo a promuovere il potenziamento
dei COMITES, il solo organismo di rappresentanza della collettivita'; eletto democraticamente al primo livello, rappresentativi di tutti i livelli sociali, dell'associanismo, dell'imprenditoria, del professionalismo promotori della lingua e della cultura all'estero, dello stileItalia, ed eletti dallo stesso elettorato dei nostri Parlamentari a Roma. E' per questo rapporto diretto a livello locale e con i Parlamentari che l'organismo esecutivo "designato ed eletto dagli eletti" deve emergere dai COMITES, proveniente dai quattro collegi elettorali, appunto per mettere a fuoco e conciliare le problematiche differenti nei vari collegi, quella sinergia necessaria per le giuste soluzioni.
Perche' non tutti i lettori ci hanno seguito dall'inizio di questi dibattiti
telematici, mi permetto di riproporre la capsula del "programma Cicala":
1. - Riforma della Legge istitutiva eliminando l'inclusione in un organismo democraticamente eletto i rappresentanti per nomina che potrebbero pero'
essere invitati a contribuire la loro "expertise" come consulenti esterni senza diritti di voto".
2. - Creare un Consiglio Esecutivo, espandendo il Comitato dei Presidenti di cui all'Art. 6 della presente legge, che oltre ad includere i presidenti includa non meno di due altri rappresentanti di ogni giurisdizione elettorale che provengano da aree geografiche diverse, in modo da rappresentare le
colletetivita' geograficamente oltre che demograficamente.
3. - Istituire una forma di collegamento telematico riducendo al minimo il numero di conferenze che comportano spostamenti addirittura intercontinentali.
4. - Potenziare la presenza dei Comites con sedi adeguate da poter collaborare con i Patronati e snellire il fardello lavorativo dei consolati.
Garzie per la Vostra cortese attenzione, Carmelo Cicala, Presidente del Comites di Washington, D.C. Coordinatore InterComites, U.S.A.(Italia Estera) -