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12 ott 2006LA FINESTRA DI MARIO BASTI, Finanziaria: le risposte per noi? Per ora rinviamo!

BUENOS AIRES, 4 OTT. (Italia Estera) - Pubblichiamo come di consueto la storica FINESTRA di Mario Basti sulla Tribuna Italiana 
Mea culpa, mea maxima culpa... Non me ne volere, amico Lettore; ricordo benissimo quel che ti avevo promesso nella FINESTRA di mercoledì scorso e pertanto, aprendo la FINESTRA  odierna, avrei dovuto informarti sulle “risposte” che, come aveva anticipato il vice ministro degli italiani nel mondo, sen. Danieli (il “nostro” ministro), il governo avrebbe dato, nella Finanziaria, alle nostre problematiche su cui abbiamo insistito per decenni.
Le risposte!
Io credo che se tutti noi italiani, ovunque residenti, in Italia o all’estero fossimo convocati a un referendum, per dire quali parole cancelleremmo dal dizionario della lingua italiana e, più specificamente, se cancelleremmo le parole sgradevoli a pronunciare, ad ascoltare, a scrivere o a leggere, la risposta sarebbe unanime: NO generale alla parola FINANZIARIA! Se in questi giorni hai  letto qualche giornale italiano  o ascoltato i telegiornali della RAI, hai visto che simpatia per la Finanziaria non l’ha espresso nessuno o quasi; eccezioni, ma con riserve, soltanto dal presidente della Camera ( ma come leader di Rifondazione comunista) Bertinotti e dal segretario generale della CGIL, Epifani e NO quasi NI da qualche altro dirigente della estrema sinistra di politica e da qualche altro sindacalista. Non accenno nemmeno alle minacce di sindaci di sinistra di consegnare le chiavi e le amministrazioni delle loro città a Palazzo Chigi, nè accenno alla reazione della Confindustria e della Confcommercio.  Insomma unanimità negativa o quasi, ma il fatto è che la parola FINANZIARIA,  nessuno l’ha cancellata dal dizionario e chi piú, chi meno in Italia e anche fuori deve vedersela con essa.
Quindi anche noi emigrati, anche noi residenti stabilmente all’estero, anche noi che per decenni abbiamo insistito con una certa nostra problematica e adesso aspettavamo  ed aspettiamo ancora le risposte promesse. Sebbene anche noi, come gli italiani residenti in Italia, sappiamo che la situazione economica è tale da richiedere sempre una manovra finanziaria più o meno dura e che, per conseguenza, tante risposte non arrivano o ritardano tanto, tanto...
E allora le risposte? Le risposte per noi? A me spiace come a te, ma per oggi dobbiamo rinviare, dobbiamo ancora attendere, come del resto debbono attendere anche alcuni settori italiani in Italia. E attendere non significa che non se ne fa nulla. Io credo e temo che con le discussioni, i contrasti, i compromessi, gli scontri (e, confido, anche le intese) si andrà avanti fin quasi a Natale. E allora abbiamo pazienza (anche perchè noi il “muro contro muro” non possiamo nemmeno tentarlo, nè ci converrebbe). D’altra parte quello che conta è che certe risposte le abbiamo già quasi avute, come puoi vedere leggendo con attenzione questa tua TRIBUNA e  per altre risposte continua l’impegno e l’’interessamento dei nostri senatori e deputati che abbiamo eletto noi italiani all’estero e del nostro vice ministro e di enti che ci rappresentano come il CGIE e di tanti amici che sanno della nostra esistenza e sono convinti - e lo dichiarano - che per l’Italia contiamo e possiamo contare ancora di più se si riesce  a impostare e realizzare la politica estera che tenga conto di questa realtà di milioni di italiani e discendenti.
 
Tutti di Serie A
 
Spesso abbiamo osservato con amarezza che la scarsa sensibilità dei governi che si succedono a Palazzo Chigi nei nostri confronti, nei confronti delle nostre richieste  per giuste aspirazioni, ci provocava la spiacevole sensazione di essere considerati cittadini di SERIE B, cioè meno interessanti per l’Italia dei cittadini residenti in patria, che avevano invece un trattamento di cittadini di SERIE A. Ora leggendo le proteste e reclami di residenti in Italia, compresi esponenti e simpatizzanti del governo di centro-sinistra di Prodi, che neppure ricevono ancora, come non le riceviamo ancora noi, le risposte che attendevano per soluzioni della loro problematica, dobbiamo prendere atto - e mi dispiace - che le differenze fra residenti ed emigrati si siano attenuate o siano scomparse, sicché siamo tutti cittadini di SERIE A o tutti di SERIE B. Ripeto che non mi fa piacere  questa constatazione, ma mi fa sperare che se le risposte tardano per tutti, non c’è un partito preso nei confronti di noi italiani all’estero e che per conseguenza, è consigliabile anche per noi armarci di pazienza, nella speranza  che “le risposte” attese, prima o poi arriveranno, grazie al laborioso dibattito che sugli oltre duecento articoli della FINANZIARIA,  si svilupperà nelle prossime settimane, prima di Natale, a Palazzo Madama, a Montecitorio, a Palazzo Chigi, nelle sedi dei partiti e dei ministeri.
Per gli italiani d’Italia e per noi residenti all’estero non saranno -è lecito supporlo - proprio le risposte che ognuno di noi, ogni settore di là e di qua aspetta, pienamente soddisfacenti, ma saranno risposte influenzate dalle esigenze di austerità. L’ideale sarebbe che le problematiche là e qui avessero soluzioni definitive, ma sappiamo che oggi questo è impossibile e, per me, quel che conta è che i comportamenti e le decisioni, rispondano alle autorevoli dichiarazioni di questi giorni, rispecchiando cioè una convinzione non puramente velleitaria di revisione del concetto, della funzione, dell’importanza non solo per noi, ma anche e soprattutto per l’Italia, delle comunità italiane all’estero. come possiamo dedurlo da alcune dichiarazioni che hai potuto leggere sulle colonne di questa tua TRIBUNA.
Per esempio quella del ministro degli Esteri Massimo D’Alema, che la settimana scorsa all’Assemblea del CGIE ha rilevato che quella del nostro voto di noi italiani all’estero è stata un’esperienza “che ha dimostrato un grande interesse ed una partecipazione che, per quanto mi riguarda, è andata al di là delle attese”. “Il che dimostra  -ha aggiunto D’Alema - che la lunga battaglia per il diritto di voto non solo non è stata inutile ma ha arricchito la vita democratica del nostro Paese, e questo significa che le nostre comunità che vivono nel mondo sono una risorsa, sono una leva su cui contare per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo”
E come quelle del vice ministro per gli italiani nel mondo, Franco Danieli, il quale, ha annunciato che nella Finanziaria figura uno stanziamento di 14 milioni di euro (e altrettanto per il 2008, e altrettanto per il 2009) per le spese prioritarie per gli italiani all’estero “anche alla luce delle indicazioni che i parlamentari eletti all’estero faranno pervenire”. Inoltre ha sottolineato l’importanza di una “mappatura” di tutta la rete consolare ed ha annunciato “il varo di un nuovo sistema Anagrafe centralizzata” e rilevato la necessità di una modifica della legislazione in materia di voto all’estero,tenendo conto degli aspetti critici delle ultime prove elettorali.
Si tratterà ovviamente di vedere se, quando la Finanziaria sarà approvata quegli stanziamenti rimarranno, se ad essi se ne aggiungeranno altri, per altre “risposte” e i buoni propositi per un nuovo corso saranno confermati.
In conclusione, caro Lettore, come vedi, bisogna avere ancora pazienza per un paio di mesi, per vedere quali saranno le “risposte” che le circostanze consentiranno. Le dichiarazioni del ministro D’Alema e quelle del vice ministro Danieli a me sembra che indichino buoni propositi che, oltre tutto, rispecchiano le richieste esplicite, le iniziative parlamentari, i contatti personali dei nostri “onorevoli”, del sen. Luigi Pallaro, dei deputati Ricardo Merlo, Giuseppe Angeli e degli altri, che non sono della comunità in Argentina, ma lo sono delle altre comunità nostre dell’America latina, come il sen. Pollastri e la deputata Bafile.
Anche se per le “risposte” vere e proprie dobbiamo attendere ancora, queste autorevoli dichiarazioni, queste onorevoli iniziative possono per ora accendere la speranza. Non è tutto, nè molto, ma è già qualcosa, non credi, caro Lettore?
 
MARIO BASTI/Italia Estera



 
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