CHI E' GIULIANO AMATO
Nato a Torino il 13 maggio 1938, ma cresciuto in Toscana, Giuliano Amato si è laureato in Giurisprudenza nel 1960 alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, e nel 1963 ha conseguito un master in Diritto Costituzionale comparato alla Columbia University (School of Law) di New York.
A Roma, nel 1964, ha conseguito la libera docenza in Diritto Costituzionale. Dopo aver insegnato per alcuni anni nelle università di Modena, Perugia e Firenze, nel 1975 è diventato professore ordinario di Diritto Costituzionale comparato alla Sapienza di Roma, Facoltà di Scienze Politiche, dove ha continuato ad insegnare fino al 1997.
Attualmente è docente (part time) di Istituzioni e politiche pubbliche europee all' Istituto Universitario Europeo di Firenze e Global Law Professor al NYU Law School.
Parla perfettamente l'inglese.
La sua avventura politica comincia nel 1958, quando, studente universitario, si iscrive al Partito socialista, di cui nel 1989 diventerà vicesegretario.
Almeno fino alla metà degli anni '70, comunque, è soprattutto un intellettuale e un tecnico, esperto di "drasting" -- il sistema di produzione delle leggi -- e il suo impegno diretto nella politica è abbastanza marginale.
Quindi entra nel gruppo che produce il "Progetto socialista", che è una tappa importante della svolta riformista del Psi.
Capo dell'ufficio legislativo del Ministero del bilancio nel 1967, fra il 1976 e il 1978 Amato è stato presidente della Commissione governativa per il trasferimento delle funzioni amministrative alle regioni e di quella per la riorganizzazione degli uffici della Presidenza del Consiglio, oltre che del Comitato per il coordinamento degli studi sui parlamenti europei e della Commissione per la riorganizzazione delle partecipazioni statali. Dal 1979 al 1981 ha presieduto l'Ires (il centro studi della Cgil).
Viene eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1983. Sarà sempre riconfermato, nelle successive tornate elettorali, fino al 1993.
Ha ricoperto molti incarichi di governo: dal 1983 al 1987 è stato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio nel governo Craxi; poi è stato vice presidente del Consiglio e ministro del Tesoro nel governo Goria (1987-1988) e nel successivo governo De Mita (1988-1989).
Nel giugno del 1992 è diventato Presidente del Consiglio dei Ministri, carica mantenuta fino all'aprile del 1993, quando fu sostituito dall'attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
E' passata alla storia, di quei 300 giorni di presidenza, la colossale finanziaria "lacrime e sangue" (93mila miliardi), che gettò le basi della nostra ripresa.
Un altro grande risultato del governo Amato è stato l'accordo con le parti sociali per la sospensione della scala mobile.
Ma quella che molti giudicano una delle più importanti iniziative di Amato è il decreto legislativo sulla riforma del pubblico impiego, che, al fine di introdurre nella pubblica amministrazione la cultura d'impresa, equiparava i dipendenti del settore pubblico a quelli del settore privato, abolendo privilegi e introducendo il principio della mobilità.
Tutto questo mentre una serie interminabile di scandali sconvolgeva il Paese e smantellava, pezzo dopo pezzo, il vecchio establishment politico. Come se non bastasse, la situazione economica e finanziaria dell'Italia che Amato ereditava era molto precaria: la bilancia dei pagamenti, nei primi cinque mesi dell'anno, accusava un deficit di oltre 6.000 miliardi contro un attivo di quasi 6.000 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente, mentre dai mercati internazionali arrivavano cattive notizie per la lira, che nonostante gli sforzi della Banca d'Italia continuava a perdere terreno nei confronti del marco tedesco. Infine, nel settembre 1992, un massiccio assalto speculativo contro la nostra moneta costringeva Amato ad accettare l'inevitabile svalutazione della lira, seguita a ruota da quella della sterlina, con la conseguente immediata fuoriuscita di entrambe dallo Sme.
Il coraggio e la determinazione del premier nel fronteggiare l'emergenza suscitarono reazioni di profonda insofferenza in un' opinione pubblica ai cui occhi i partiti che avevano retto le sorti del Paese fino ad allora apparivano irreparabilmente screditati e infangati dagli scandali. Amato lo sapeva bene e si rendeva conto che la sfida più ardua era, forse, proprio quella di convincere gli italiani a bere l'amara medicina in un momento come quello.
"Ma il mio -- disse al Washington Post -- è un governo di necessità, non di popolarità. Eravamo arrivati sull'orlo dell'abisso, ed era tempo di fare un passo indietro. Sto cercando di dire alla gente che le cose non possono più essere le stesse, che per gli italiani è arrivato il momento di fare il proprio ingresso nella razza umana. So che sarà difficile sopravvivere con questo tipo di messaggio".
In compenso l'avvocato Agnelli, in un convegno tenuto a Parma dalla Confindustria, osservò: "Per la prima volta qualcuno sta provando a raddrizzare le cose".
E non sono pochi i colleghi, gli operatori economici e i commentatori, italiani e stranieri, che hanno parlato di Amato come dell'uomo che ha salvato l'Italia dalla bancarotta.
Nel 1994 è stato nominato Presidente dell'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust). Ha lasciato l'incarico alla fine del 1997, dopo aver ingaggiato un ostinato corpo a corpo soprattutto con i grandi monopoli: Telecom, Alitalia, petrolieri (Agip in testa).
Nei due governi D'Alema (1998-2000) è stato Ministro per le Riforme Istituzionali e Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica.
Ha assunto per la seconda volta la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri il 25 aprile 2000.
"L'Italia -- dichiarò Amato subito dopo la nomina -- ha bisogno di maggiore competitività nella sua economia, ma anche di grande attenzione alla coesione sociale. Ha bisogno di mercati fluidi, ma anche di protezione per chi può essere escluso". Inoltre, "L'Italia ha bisogno di più sicurezza, di agilità burocratica, di meno leggi e di un migliore funzionamento degli apparati". E queste sono state in effetti le linee guida della sua azione di governo.
Questa seconda esperienza alla guida del governo si è conclusa all'indomani delle elezioni generali del 13 maggio 2001, che hanno visto la sconfitta della coalizione di centro-sinistra guidata da Francesco Rutelli. Già alla fine dell'estate del 2000, infatti, ponendo termine alle infuocate polemiche in corso all'interno della coalizione su chi dovesse essere il candidato dell'"Ulivo", Amato aveva rinunciato a mantenere la propria candidatura a premier, lasciando il campo a colui che ai leader della coalizione era sembrato godere di maggiori probabiltà di vittoria contro il candidato della "Casa delle Libertà", Silvio Berlusconi.
Con un gesto dai più interpretato come una rara dimostrazione di stile sul piano personale e di grande saggezza e senso di responsabilità sul piano politico, Amato ha sicuramente scongiurato il pericolo che le polemiche provocassero lacerazioni insanabili nel centro-sinistra.
Le elezioni del 13 maggio 2001 hanno anche segnato il ritorno di Giuliano Amato in Parlamento, essendo egli risultato eletto nel collegio senatoriale di Grosseto.
Il ruolo politico che Amato si è assegnato per l'immediato futuro è quello di "levatrice di una più grande forza della sinistra saldamente ancorata al socialismo europeo".
E' in questa prospettiva che, assieme a Massimo D'Alema, ha fondato (novembre 2001) e dirige «Italianieuropei» -- bimestrale del riformismo italiano.
I leaders europei, nel vertice tenutosi a Laeken alla metà di dicembre del 2001, gli affidarono la vicepresidenza della Convenzione europea, finalizzata a disegnare il nuovo profilo istituzionale dell'Unione.
Dal 2001 è Membro onorario dell'Accademia Americana delle Arti e delle Scienze.
Attualmente presiede la Commissione internazionale sui Balcani, nata nell'aprile 2004, su iniziativa e col supporto della Fondazione Robert Bosch Stiftung (Germania), della fondazione Re Baldovino (Belgio), della German Marshall Fund of the United States e della Charles Stewart Mott Foundation (US).
Sua moglie, la signora Diana, conosciuta sui banchi di scuola, è ordinario di Diritto di famiglia alla Sapienza di Roma. La coppia ha due figli: Elisa, avvocato, e Lorenzo, che fa l'attore.