Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
04 ago 2006La Finestra di Mario Basti del 2 agosto 2006

L’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e le esigenze e domande dell’Argentina
BUENOS AIRES 2 AGO. (Tribuna Italiana / Italia Estera) - Nella Finestra del 28 giugno scorso ho preso lo spunto dal recente inizio della importante missione culturale a Buenos Aires del nuovo Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura della Capitale argentina, prof. Ennio Bisturi, e delle interessanti dichiarazioni da lui fatte nel corso dell’intervista gentilmente concessa al direttore del nostro settimanale. Le mie erano brevi considerazioni già fatte negli anni scorsi, già ai tempi del “Corriere degli Italiani”, ai suoi predecessori nell’importante incarico, proprio sui criteri ed orientamenti specifici che l’azione dell’Istituto Italiano di Cultura avrebbe dovuto svolgere a Buenos Aires, - secondo il mio modesto punto di vista - per certi aspetti e circostanze, diversa da quella più rispondente alle esigenze di altri Paesi, diversi dall’Argentina, soprattutto per le caratteristiche speciali della sua popolazione.
Il prof. Bispuri è stato così gentile da scrivermi una lettera per ringraziarmi dei miei “suggerimenti” e informarmi sulle proposte emerse per l’Area dell’America Latina, in una Conferenza per i Direttori degli Istituti Italiani di Cultura, organizzata a giugno presso l'Università per  Stranieri di Perugia. E a me sembra doveroso, oltre che ringraziare il prof. Bispuri per la sua cortesia, anche pubblicare il testo della sua lettera del 12.07.06, perché così l’informazione di tutti i lettori della Tribuna Italiana  sia completa.
Scrive il Direttore dell’IIC, prof. Bispuri:
Egregio sig. Basti,
ho letto il Suo ultimo articolo, pubblicato il giorno 28 giugno u.s. La ringrazio in particolare per i preziosi suggerimenti contenuti nell’articolo citato, che indubbiamente suscitano tutto il mio interesse e la mia viva partecipazione.  A tal proposito colgo l’occasione per informarLa che sono di ritorno da una Conferenza per i Direttori degli Istituti  Italiani di Cultura, organizzata e svoltasi presso l'Università per Stranieri di Perugia. In particolare, per l’Area dell’America Latina, sono emerse proposte concrete di reclutamento centralizzato del personale docente e di formazione e aggiornamento dei docenti stessi. Dette proposte sono emerse dalle particolari esigenze, che rispecchiano la peculiare situazione di molti Paesi Sudamericani, tra cui l’Argentina.
Tuttavia non posso non attirare la Sua attenzione sulla struttura giuridica ed organizzativa degli Istituti Italiani di Cultura e del regolamento degli stessi, che prevede la gestione e l’organizzazione dei corsi di Italiano, in sintonia con le esigenze e la domanda del Paese ove l’Istituto opera. É proprio in questo contesto che l’Istituto che dirigo e rappresento diffonde e promuove la Lingua e la Cultura italiana puntando alla qualità dei propri corsi, elementi inscindibili per una conoscenza del Paese di origine e delle proprie radici. Ed é in quest’ottica che l’Istituto, nel corso degli ultimi anni, ha organizzato piú volte corsi di aggiornamento e formazione dei docenti in collaborazione con accreditate Università Italiane e Formatori specializzati nel settore. Detto aggiornamento é aperto oltre che ai docenti dei propri corsi, anche a tutti i docenti della Società “Dante Alighieri”, con la quale questo Istituto ha instaurato e mantenuto sempre un rapporto di collaborazione e di stima, che svilupperà ulteriormente in futuro.
Nel ringraziarLa pertanto per l’interesse ed attenzione che Ella ha rivolto all’Istituto Italiano di Cultura, colgo l’occasione per porgerLe i miei piú cordiali saluti.
Ennio Bispuri
Come mi pare sia abbastanza chiaro, caro Lettore, mentre sul fondo della questione - provvedere cioè a una maggiore e migliore  diffusione della cultura e la lingua italiana -  non può esserci disaccordo, sui criteri cui deve ispirarsi tale azione c'è una differenza che a me sembra di fondo, ma che in realtà è soltanto apparente. Scrive il prof. Bispuri che nella recente Conferenza per i Direttori, è stato sottolineato - come del resto era chiaro già nella struttura giuridica e organizzativa e nel regolamento degli Istituti Italiani di Cultura - che l’organizzazione dei corsi fosse “in sintonia con le esigenze e la domanda del Paese ove l’Istituto opera” e che le proposte emerse a Perugia rispecchiassero “la peculiare situazione di molti Paesi Sudamericani, tra cui l’Argentina”
Non ho affatto il proposito di suscitare polemiche, ma - ripeto - a me pare che non ci sia differenza di criteri fra il punto di vista che noi sosteniamo da decenni e quello di operare “in sintonia con le esigenze e la domanda del Paese ove l’Istituto opera”. Noi infatti abbiamo sempre sostenuto che il criterio fondamentale della diffusione della lingua e cultura italiana in un Paese come l’Argentina, non può essere lo stesso da applicare in un Paese europeo, come può essere la Finlandia, o asiatico, come la Cina, ove non risiedono numerose comunità italiane e pertanto ben diversa debba essere qualitativamente e quantitativamente l’azione da svolgere e ben diverso l’impegno di personale e di mezzi in generale.
Vero è che purtroppo per decenni non si è fatto nulla, che all’inizio degli anni Cinquanta, quando al porto di Buenos Aires giungevano centinaia di navi cariche di immigrati italiani, all’Istituto Italiano di Cultura giungevano eminenti Direttori per dirigerli, ma non diecine di insegnanti che potessero dare corsi  di Italiano alle migliaia di figli che nascevano nelle case di quegli emigrati, corsi che potevano avere come sedi accogliente le centinaia di associazioni italiane, le quali avrebbero conservato così lo spirito italiano, sia pure a livello soltanto popolare e superficiale. E non sarebbe stato poco.
Naturalmente non è questa un’azione che possa svolgere oggi il prof. Bispuri, nonostante l’innegabile competenza, sensibilità e passione. I figli di quegli emigrati sono ormai cinquantenni o giù di lì e pertanto in molti le radici si sono avvizzite, per cui può sembrare più utile e conveniente promuovere iniziative che suscitino l’interesse delle classi colte, come esposizioni, concerti, conferenze, senza per questo trascurare i corsi di lingua, ma limitatamente agli scarsi fondi disponibili. Se è vero che pochi giorni fa è stato deciso di ridurre le borse di studio  a migliaia di studenti stranieri che frequentano le Università italiane e che le Università debbono restituire al Tesoro 200 milioni, se è vero che la difficile congiuntura ha imposto altri limiti alle iniziative di diffusione culturale nelle città italiane, è chiaro che non si possono chiedere miracoli ai Direttori degli Istituti Italiani di Cultura nei Paesi sudamericani e specificamente in Argentina.
Auguriamoci tempi migliori presto e speriamo che i nostri 18 onorevoli rappresentanti a Palazzo Madama e a Montecitorio riescano con un’azione intelligente e incessante a far capire a Roma che, nella grande comunità italiana in Argentina, i fondi, pur se limitati, possono rendere il cento per uno. Come è sempre stato.
Mario Basti,Tribuna Italiana/Italia Estera



 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati