07 set 2006 | Rai, Gentiloni: ''Procedere alla separazione del servizio pubblico'' |
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ROMA,7 SET. (Italia Estera) - Il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni interviene , a Radio 24, sulla riforma del sistema televisivo: Il governo interverrà nella direzione di una maggiore apertura del sistema televisivo, con l'obiettivo di non riproporre ''lo stesso sistema duopolistico nella televisione futura'', mentre, per quanto attiene la Rai, punterà innanzitutto a una ''separazione vera, societaria'' tra ciò che è finanziato dal canone e ciò che è finanziato dalla pubblicità. Poi, avverte, sarà tenuta assolutamente separata dalla legge sul conflitto di interessi. ''Una commistione tra le due questioni - spiega - sarebbe un errore''.
In generale Gentiloni sottolinea come una maggiore concorrenza nell'offerta ''migliora sia la qualità della tv sia il pluralismo'' delle voci. In ogni caso ''la situazione attuale va modificata sia per la pressione dell'Unione europea, che ha aperto una procedura di infrazione dicendo che il nostro mercato televisivo è un club troppo esclusivo con due grandi duopolisti e poi nell'ottica di una maggiore liberalizzazione, perché rende migliore il sistema''.
''Bisogna cominciare - ha quindi affermato il ministro - con una separazione vera e effettiva e quindi societaria tra ciò che è finanziato dal canone e ciò che è finanziato dalla pubblicità, per cambiare quella che è un'assoluta anomalia italiana rispetto al resto del mondo occidentale. Infatti anche tutti i discorsi sulla qualità sono azzoppati da questo fatto materiale: se per il 50% della programmazione hai la stessa fonte di finanziamento della tv commerciale, è difficile realizzare una programmazione diversa. Il servizio pubblico, gradualmente - ha concluso - deve concentrarsi in una società Rai quasi esclusivamente finanziata dal canone''.
Quanto alla lottizzazione, per Gentiloni si tratta di ''una malattia congenita della Rai. Per curarla è necessaria una riforma profonda, ma nel frattempo dobbiamo dare il massimo spazio di autonomia al cda''. Il ministro si è poi detto convinto che ''per quanto riguarda le nomine, il governo meno se ne occupa e meglio è''.
''Non credo - ha aggiunto - che il governo sia più o meno buono nei confronti della Rai. Le competenze dell'esecutivo in materia sono piuttosto limitate. Il governo può concorrere alla designazione del direttore generale attraverso il suo azionista, il ministero del Tesoro. Quello che bisogna fare è occuparsi invece del futuro della Rai''.
Gentiloni ha inoltre invitato tutti a ''non fare i finti tonti''. Ovvero: ''Stupirsi della lottizzazione della Rai è come stupirsi dei temporali d'estate: da quando esiste la Rai, c'è la lottizzazione''. Quello che va fatto, invece, è ''non rassegnarsi''. E Gentiloni offre la ricetta: ''Occuparsi del futuro dell'azienda pubblica per cambiare le regole e, nel presente, lasciare autonomia al cda che, tra l'altro, è già molto politicizzato in sé''. Il ministro ritiene che per cambiare le cose bisogna rendere la Rai più autonoma dal governo e dal ministero del Tesoro, magari affidandola a una fondazione. E poi, rivedere i criteri di nomina dei vertici. Con la consapevolezza che ''difficilmente il Parlamento può essere escluso dai criteri di nomina''.
Quanto al conflitto d'interessi, la soluzione del problema è ''tra le ragioni fondanti'' dell'Unione e di questa legislatura. Tuttavia sarebbe ''sconsigliabile un ddl del governo''. Molto meglio ''una iniziativa dei gruppi parlamentari''. In ogni caso, il ministro ha detto che il problema sarà affrontato ''con ogni probabilità l'anno prossimo''.
Gentiloni ha spiegato infatti che ''molto probabilmente la discussione sul conflitto di interessi comincerà in Commissione alla Camera a settembre. Poi, subentrerà a un certo punto la discussione sulla legge Finanziaria e quindi se ne riparlerà con ogni probabilità l'anno prossimo''.
''Certamente - ha detto ancora il ministro - il conflitto di interessi nasce quando, nel 1994, il proprietario di alcune tv commerciali decide di fondare un partito politico. Qui nasce il conflitto di interessi, come lo stesso Berlusconi nei primi anni ha più volte riconosciuto. Tuttavia, vorrei chiarire che oggi la questione non riguarda una persona, anzi non riguarda affatto 'quella' persona ma configura alcune incompatibilità serie per i membri del governo. Non credo che nei prossimi anni, quindi, questo possa coinvolgere il presidente Berlusconi''. (Italia Estera) -
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