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22 mar 2006I PROBLEMI DELL’IMMIGRAZIONE NEGLI U.S.A. di Roberto Pucci

Si va verso un riassetto della legislazione competente tra le prese di posizione piu’ diverse
HOUSTON, TX, 22 MAR: - (Italia Estera) -  Gli ultimi dibattiti televisivi di “Porta a Porta’ hanno evidenziato i punti di vista ben diversi che esistono fra gli uomini politici italiani degli opposti schieramenti e le rispettive concezioni molto divergenti su come affrontare efficacemente i problemi degli immigrati extracomunitari. Per questo motivo sarebbe forse utile seguire ed approfondire quanto si sta discutendo e facendo a questo proposito negli Stati Uniti e considerare che una nazione nata e composta da emigranti o da loro discendenti dovrebbe saperne abbastanza su questo argomento spinoso e molto controverso.
In America c’e’ chi inizia subito col ricordare che gli immigrati illegali, come gli “indocumentados” che giungono dal Messico ininterrottamente, sono individui che hanno gia’ infranto  la legge e che per questo motivo devono essere ritenuti dei criminali e rimandati ai loro paesi di provenienza nel piu’ breve tempo possibile. Ben diversamente la pensano, invece, i sostenitori dei diritti civili dello Stato di Washington che appartengono all’organizzazione Hate Free Zone Washington i quali stanno appoggiando una legislazione di portata federale tesa a proteggere coloro che entrano illegalmente negli Stati Uniti. Senza paura d’essere accusati  di complicita’ con dei fuorilegge questi angeli custodi degli immigrati clandestini sostengono che la legislazione che regola l’immigrazione e’ ormai vecchia ed in crisi e che ha bisogno d’essere cambiata ed aggiornata per venire incontro alle effettive necessita’ dello stesso paese. E’ curioso sentir dire ai militanti di questo movimento, in completa sintonia con alcuni rappresentanti del mondo politico italiano, che il paese necessita di questi immigrati irregolari e che il sistema legislativo nazionale non riflette affatto la situazione ed il bisogno reale  dell’industria americana e di tutto il mondo del lavoro in genere. I proponenti di questa nuova legislazione affermano che bisogna cominciare col trattare questi stranieri con maggiore umanita’ e solidarieta’ e cio’ includerebbe specialmente la loro successiva regolarizzazione con il conseguimento finale della cittadinanza.
Quelli che, invece, vogliono veder rallentare o addirittura arrestare del tutto questo flusso continuo e senza fine asseriscono che almeno due terzi degli Americani non vuole  che si usi piu’ la mano leggera con chi infrange la legge e che chi lo fa dev’essere espulso subito dagli Stati Uniti per non farvi mai piu’ ritorno. Per i recidivi si fa anche sapere che chi volesse riprovarci e fosse arrestato per la seconda volta con la stessa imputazione le pene previste potrebbero prevedere una condanna durissima che e’ dell’ordine di ben venti anni di detenzione da scontare interamente nel paese. Contro questa rigida intransigenza  c’e’ chi  asserisce, pero’, che gli Americani non hanno nulla in contrario che s’accettino e regolarizzino stranieri che sono forniti d’un lavoro regolare e che pagano le tasse allo stato come chiunque altro. La vita per chi entra negli Stati Uniti senza documenti e’ gia’ difficile adesso ma rischia di diventare ancora piu’ dura e priva di sicurezza perche’ col passaggio di una legislazione molto piu’ rigorosa e piu’ restrittiva chi si trovera’  in una situazione irregolare del genere potrebbe non avere piu’ nessun tipo di sostegno economico e d’assistenza. In ogni caso, il dieci per cento delle industrie americane ha effettivamente bisogno di questi emigranti e sembra che gia’ il numero richiesto adesso possa raggiungere quello di mezzo milione di nuovi lavoratori che occorrono urgentemente e che ora non si riesce a reperire. Si fa osservare che chi impiega nell’industria stranieri senza documenti lo fa per risparmiare sul costo del lavoro e per non pagare adeguatamente cittadini americani che sono pure disponibile per lo stesso utilizzo. Se si pensa, pero’,  al danaro che e’ stato speso per rafforzare la difesa dei confini negli ultimi dieci anni, ci si accorge che le risorse investite si sono triplicate inutilmente perche’ sono stati nove milioni i nuovi immigrati arrivati clandestinamente e senza averne il diritto. I buoni samaritani del movimento dello Stato di Washington sono convinti che, secondo loro, forse sarebbe stato meglio spendere gli stessi fondi venendo incontro alle necessita’ di gente che serve e che ha quindi il diritto d’essere trattata umanamente, d’essere assistita ed, alla fine, regolarizzata. Il costo della costruzione di una specie di Vallo Adriano che, similmente al famoso muro costruito in Gran Bretagna dall’imperatore romano e che fungeva da cintura sanitaria tra il mondo civile di Roma e quello barbarico, se realizzato avrebbe il costo stratosferico di ben nove miliardi di dollari. A sentire piu’ d’un esperto questa replica della muraglia cinese sarebbe perfettamente inutile oltre che impopolare perche’ si troverebbe presto la maniera di come aggirarla e neutralizzarla. La legge presentata in una collaborazione bipartisan dal Senatore repubblicano dell’Arizona John McCain e dal Senatore Democratico del Massachusetts Ted Kennedy, sottolineano gli attivisti umanitari per evidenziare la vetusta’ della legislazione vigente, riguarda addirittura immigranti come quelli che giungono legalmente da altre aree del mondo ed ai quali, con le leggi attuali, si richiede che un figlio debba attendere nel proprio paese fino a dodici anni prima di potersi ricongiungere ai propri genitori in America. A questo proposito, pero’, chi s’oppone a questo movimento della “Zona libera dall’odio” ribatte subito che la responsabilita’ del rallentamento dell’ingresso degli emigranti in regola e’ causato proprio dalla saturazione creata da chi entra illegalmente e che viene a sottrarre posti di lavoro e risorse a chi ha chiesto d’emigrare rispettando la legge. Secondo i piu’ critici ed i piu’ intransigenti si e’ creata gia’ una situazione ingiusta che rischia di penalizzare gli onesti e d’aiutare, d’incoraggiare e persino di premiare gente fuorilegge che costituisce ormai una minoranza forte ed il cui appoggio e’ molto ambito dai politici tanto del partito repubblicano che di quello democratico. Questi privilegi a favore degli indocumentados  consentono d’ ottenere loro vantaggi immeritati e persino sanatorie periodiche abbastanza frequenti che vanno a scapito di chi rispetta la legge e finisce per attendere per anni nel proprio paese prima di per potere essere finalmente ammesso in America. Negli ambienti del grande centro di Houston dell’I.N.S., il Servizio americano d’Immigrazione e di Naturalizzazione si commenta, con evidente cognizione di fatto, che non e’ la prima volta che negli Stati Uniti si dibatte molto vivacemente di questo problema e che si cerca di risolverlo e di eliminarlo e che, data la sua complessita’ oggettiva, non e’ neanche difficile prevedere che non sara’ certamente l’ultima e che prima o poi occorrera’ rifarlo. In un paese la cui popolazione non e’ prevalentemente autoctona non si e’ mai avuta, infatti,  la determinazione spietata di chiudere la porta definitivamente ignorando la richiesta d’aiuto che continua a giungere dalle aree depresse del terzo mondo che si trovano coi loro gravi problemi dall’altra parte della frontiera.
 
RO PUCCI – HOUSTON, TEXAS/Italia Estera 
 
NELLA FOTO: IMMIGRATI CLANDESTINI FERMATI DALLA POLIZIA AMERICANA DI FRONTIERA
 



 
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