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05 set 2006La costruzione del Ponte sullo Stetto di Messina, il direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari, intervista Mimmo Azzia, presidente di Sicilia Mondo e dell'Unaie

CATANIA, 5 SET. (Italia Estera) - Pubblichiamo l'intervista del direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari, a Mimmo Azzia, presidente di Sicilia Mondo e dell'Unaie sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina
I. Il Governo sembra intenzionato ad interrompere il progetto del Ponte sullo Stretto. Che conseguenze avrà questo per i siciliani?
 
Le domande che ci vengono fatte, ricadono in un momento in cui si sentono finanche in Germania le imprecazioni dei tantissimi siciliani e turisti che fanno la fila per ore ed ore agli imbarcaderi di Villa San Giovanni imbussolati nelle auto e nei pullman di questo Agosto rovente prima di imbarcarsi per traghettare.
A queste imprecazioni rivolte all’etere perchè il Governo non le sente, o non le vuole sentire, fa eco la corale indignazione proveniente da tutte le parti del mondo dove ci sono siciliani contro il “No” al Ponte da parte del Governo Prodi. 
Ma è bene fare una breve premessa.
Il Ponte sullo Stretto non è una invenzione ma una aspirazione antichissima della gente delle due sponde, di studiosi, di strateghi e di architetti di ogni tempo, affascinati dall’idea di un collegamento stabile tra la Sicilia ed il resto dell’Italia e dell’Europa.
Oggi questa antica aspirazione è sul punto di diventare realtà per mano dell’uomo e delle sue tecnologie.
Nel 1971, il Parlamento Italiano, con grande coraggio e spirito di innovazione, dichiarò il Ponte sullo Stretto di Messina, opera prioritaria di assoluto interesse Nazionale e deliberò la sua costruzione destinando 2,6 miliardi dell’ex IRI alla società “Stretto di Messina” per la realizzazione.
Dopo 30 anni di studi, approfondimenti e benestare da parte di tecnici, architetti e scienziati da tutto il mondo, la impresa Impregilo, superando tutte le procedure necessarie, si è aggiudicata la gara di appalto per la costruzione del Ponte e firmato i relativi contratti operativi. 
Il Ponte non costa niente alla collettività perchè la società “Stretto di Messina” dispone di 2,6 miliardi più il 20 % dell’UE per la metà dell’opera. Ci sono poi i fondi FAS per le aree sottosviluppate, i fondi legati al PON ed al POR, più il contributo dei privati con i pedaggi per il completamento.
Tutti i Governi che si sono succeduti dal 1971 al maggio del 2006, hanno puntato alla costruzione del Ponte riconosciuta da tutti opera prioritaria e motore indispensabile dello sviluppo del Meridione.
Non si contano le dichiarazioni in questa direzione da parte di politici, economisti e tecnici per convinzione o interesse elettorale.
Per semplificare, citiamo solo due personaggi al vertice dello scenario politico italiano.
L’allora Presidente dell’IRI, accanito sostenitore del Ponte, in una intervista del 15 settembre 1985 a Panorama disse “ il Ponte lo faremo, parola di Prodi” perché è un’opera che il nostro Parlamento ha dichiarato di “prevalente interesse nazionale” “una barriera naturale che penalizza la Sicilia”.
Senza dire che come Presidente della Commissione Europea volle il cofinanziamento e l’inclusione del Ponte nel Corridoio I Berlino-Palermo. E poi ancora, inserì la costruzione del Ponte nel programma dell’Ulivo nel 2001.
Che dire di Francesco Rutelli che nel chiudere la campagna elettorale dell’Ulivo del 2001 affermò in pieno comizio a Messina “il Ponte noi lo faremo ed io mi prenoto fin da ora per essere presente alla sua inaugurazione nel 2012”.
La “parola” e la “coerenza”, una volta virtù dell’uomo politico, espressione della sua immagine, del suo carisma, ma anche carta di credito indiscussa sembrano favole di altri tempi.
Eppure la nostra fiducia è forte perché le cause giuste si vincono sempre.
Con l’avvento dell’attuale Governo dell’Unione a guida politica Pecoraro Scanio-Diliberto, è stato posto un drastico stop alla sua costruzione suscitando stupore ed una forte reazione da parte di tutto il mondo che si aspettava dall’Italia “l’ottava meraviglia del Mondo”.
Ma chi è che non vuole il Ponte?
Non lo vogliono i Verdi di Pecoraro Scanio ed i comunisti di Diliberto che hanno imposto il loro diktat al Governo Prodi che li subisce e vorrebbero imporsi anche sulle cose della Sicilia, dove nell’attuale schieramento politico di sinistra sono una forza pressoché inesistente.
Vengono poi i potentissimi ed intoccabili gestori dei traghetti, padroni dell’attraversamento e forse dell’intero Stretto. Una miniera senza fondo.
Non lo vuole il Prof. Alessandro Bianchi in odore di conflitto di interessi per essere stato consulente (pagato) dai signori del “No” al Ponte ed arrivato non si sa per quali altri meriti addirittura a Ministro dei Trasporti della Repubblica Italiana.
Per comprendere il personaggio, basta ricordare come il ligio Prof. Bianchi appena firmato il giuramento come Ministro, ha fatto, in questi termini, la sua prima ed unica dichiarazione: “il Ponte è l’opera più inutile e dannosa che è stata progettata in Italia negli ultimi 100 anni e quindi non si farà”. Ed ancora, sul Corriere della Sera del 23 Giugno 2006 “Niente Ponte fino alla morte. Solo l’idea del Ponte ha fatto male al Sud”. Preferiamo non commentare oltre.
Se questi sono i personaggi ed i poteri forti, quali le argomentazioni del Governo?
“Non ci sono le disponibilità finanziarie per la sua costruzione. Il Ponte non è una priorità. È una cattedrale nel deserto. Facciamo prima le strutture di raccordo al Ponte. Facciamo altre opere più necessarie” (certamente in altre parte d’Italia).
Dice il Presidente della Regione Cuffaro “mentono sapendo di mentire”.
È provato che il Ponte non costa nulla perché è l’unica opera interamente finanziata con copertura pressoché totale.
Il Governo ha pubblicato in questi giorni la tabella ufficiale delle grandi opere riportata in tutti i quotidiani italiani.
Sono tutte opere senza o con copertura finanziaria parziale, ad eccezione del Ponte sullo Stretto.
Dice la tabella governativa: sul costo di 4.957.986, la disponibilità è di 4.684.300. mancano solo 27.300 milioni.
Per quest’ultima somma, la Regione Siciliana ha già un progetto per il saldo dell’opera.
Non è tutto. Le Ferrovie dello Stato sono socie della società del Ponte e siccome perdono oltre 100 milioni di euro con i traghetti Fs in servizio sullo Stretto, ha sottoscritto un accordo con il quale, per il transito dei treni pagherebbe 100 milioni di euro per 30 anni. Il che fa 3 milioni di euro.
Il Ponte quindi, conteggiando i pedaggi ed il contributo dell’UE che ha l’interesse del Corridoio I Berlino-Palermo per fare della Sicilia la punta di diamante dei 25 Stati al centro del Mediterraneo, si presenta come l’unica opera appetibile per i privati e per i giapponesi ed americani che sono pronti ad investire da oggi.
Il Presidente della Regione Cuffaro porta queste cifre:
“secondo i dati forniti dall’advisor e dal Ministero delle Infrastrutture, il traffico del Ponte al 2032 prevede il transito giornaliero di 11 mila vetture e 7 mila automezzi pesanti che farebbero incassare pedaggi a metà costo di quelli attuali per 168 mila euro pari a 67 milioni l’anno e quindi 6 miliardi di euro in 99 anni, cioè il doppio dell’investimento richiesto ai privati. In sostanza al termine di 100 anni, il Ponte si pagherebbe da solo e restando in esercizio, sarebbe economicamente sfruttabile per altri 100 anni”. Queste sono cifre reali e non parole. 
 
II. Come si può prospettare uno sviluppo economico della Sicilia senza il Ponte?
Oggi politici ed economisti sono tutti d’accordo sul fatto che infrastrutture, investimenti ed innovazioni sono i 3 presupposti per consentire la ripresa e la competitività del nostro Paese.
Lo hanno affermato anche al recente “tavolo di Milano”. Il passaggio alla fase di studio e di esecuzione è stato immediato. I fondi che oggi non ci sono, sono stati egualmente garantiti. Le stesse possibilità non vengono offerte alla Sicilia, che invece dispone già l’autonomia finanziaria per la costruzione del Ponte, madre di tutte le strutture e motore di ripresa, di innovazione e di sviluppo.
La Sicilia per uscire dalla sua insularità ed isolamento, ha bisogno di un collegamento veloce con l’Europa, per inserirsi nei processi di ammodernamento e di sviluppo che attraversano il mondo di oggi.
Il Ponte è il passaggio obbligato (3 minuti di percorrenza rispetto a diverse ore dei traghetti) per saldare la sua interruzione territoriale, eliminare l’impatto dei traghetti ed entrare nel sistema delle grandi comunicazioni continentali. Pena la sua emarginazione.
Il Ponte, ripetiamo, è la madre di tutte le infrastrutture. Costruire il Ponte significa obbligare a fare le infrastrutture necessarie e connesse. È proprio in vista del Ponte che la Regione sta realizzando le infrastrutture interne (completamento della Palermo-Messina, costruzione della Catania-Siracusa, percorso fino a Gela, l’autostrada per Ragusa).
Quando il governo dice “prima le opere prioritarie e connesse”, dice un’assurdità. Quale senso avrebbero, infatti, le strutture prioritarie e di collegamento senza il Ponte che le dovrebbe utilizzare? Che cosa impedisce, oggi, di farle contemporaneamente visto che il Ponte ha autonomia finanziaria ed il tutto potrebbe essere collegato per l’inaugurazione del Ponte prevista per il 2012?
Senza il Ponte significa non avere mai le strutture connesse. Significa rinunciare per sempre all’alta velocità. Significa restare angolo negletto dell’Europa, senza speranza e senza avvenire.
Con l’entrata in vigore dell’area di libero scambio euro-mediterraneo del 2010, ormai alle porte, la Sicilia per la sua ubicazione geografica al centro del Mediterraneo, è destinata a diventare la piattaforma territoriale e logistica del colossale movimento di commerci, di scambi, di servizi e di beni tra le aree forti dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia è quindi una eccezionale fonte di ricchezza e di possibilità per la Sicilia, per l’Italia e per la stessa Europa.
Senza il Ponte, il taglio dello Stretto interromperebbe il collegamento veloce del sistema di comunicazione integrato europeo. La incidenza economica dell’interruzione orienterebbe il flusso dei commerci e delle persone verso la Penisola Iberica o la Grecia per la loro continuità territoriale con l’Europa. Un danno incalcolabile per l’Italia.
Non per niente L’UE, nella previsione dei flussi euro-afro-asiatici e nello stesso interesse dell’Europa dei 25 membri, ha inserito come asse portante del progetto delle grandi comunicazioni europee, il Corridoio I Berlino-Palermo disponendo per la costruzione del Ponte un cofinanziamento del 20%. Non fare il Ponte, quindi, sarebbe una scelta a dir poco delittuosa e la perdita del cofinanziamento europeo.
La verità è che il Governo vuole appropriarsi delle somme attualmente disponibili per il Ponte per dirottarle verso altre opere, magari nel Nord Italia, consumando così un autentico scippo nei confronti della Sicilia che rappresenta il 10% della popolazione italiana.
La manovra è chiarissima ed è sotto gli occhi di tutti, senza ombra di dubbio. Ed è un delitto del governo.
 
III. Quali sono state le reazioni nel mondo al suo appello in favore del Ponte?
Sicilia Mondo ha sempre sostenuto la utilità della costruzione del Ponte perché perfettamente convinta della sua importanza per lo sviluppo della Sicilia.
Nel 1998 lanciò la proposta di un azionariato diffuso tra i siciliani all’estero suscitando interesse, adesioni ed entusiasmo. È ancora nella nostra memoria la lettera di un siciliano di Melbourne che scrive: “non posseggo più niente in Sicilia ma manderò la mia quota perché voglio  possedere almeno  un bullone del Ponte”.
Un recente articolo di Sicilia Mondo sul “Ponte di Messina e la cultura del babbìo” che denunciava la ambiguità (babbìo) di alcuni personaggi politici siciliani, ha scatenato una valanga di proteste e di indignazioni da tutto il mondo alla notizia del “No” al Ponte.
Impressionante il numero di e-mails, di fax e di lettere di incoraggiamento a Sicilia Mondo a non demordere, da parte di Associazioni, Comites, CGIE, Amministratori, Sindacalisti, arrivati da tutte le parti, che hanno considerato il “No” al Ponte una prevaricazione, uno scippo di Stato da parte del Governo ed un abuso da parte dei poteri forti.
Recentissime le iniziative dei comitati “per il sì al Ponte” che si stanno costituendo in tutti i continenti. Già efficienti quelli di Houston, Boston, Bisbaine etc.
Sul Ponte, Sicilia Mondo ha chiesto alle Assemblee di questi ultimi tempi un voto di sostegno, ottenendo ovunque unanimità e consensi. Ricordiamo il voto unanime della collettività italiana di Manchester (2 Giugno) Liverpool (4 Giugno), del Consiglio di Presidenza dell’UNAIE, quello ad Ispica del IV raduno delle Associazioni Siciliane in Lombardia, quello di Limina (ME) della Settimana dell’emigrazione, quella del Comitato Regionale dei giovani di Sicilia Mondo, ma ci giungono notizie di Assemblee da San Paolo del Brasile, Caracas, Brooklyn, Buenos Aires etc.
Abbiamo impachettato le 150 pagine contenenti i messaggi originali ricevuti da tutto il mondo (moltissimi sottoscritti da diverse Associazioni e con lunghi elenchi di firmatari) e li abbiamo spediti al Sen. Franco Danieli come Ministro degli Italiani all’estero come proprio rappresentante, ricordandogli che attendiamo l’esito del suo intervento al Governo, al Presidente della Regione Cuffaro per dire “siamo con Te quando dici che il Ponte è indispensabile a far ripartire la crescita e la competitività del Sud”, al Presidente Prodi al quale, oltre alle buone ragioni della Sicilia, abbiamo scritto che mentre ci complimentiamo per la sua corsa a Milano, al “tavolo di Milano” per una nuova questione settentrionale, gli ricordiamo che se non cresce la Sicilia ed il Sud, non cresce l’Italia, alla Signora Loyola De Palacio delegata ai trasporti Europei, anche per nome e conto dei siciliani all’estero, anch’essi cittadini europei a pieno titolo, perché intervenga presso il Governo italiano per il danno che il “No” al Ponte porta anche all’Europa.
Abbiamo scritto, con diverse motivazioni, ai Ministri interessati ed ai Parlamentari Nazionali e Siciliani allegando l’elenco con i nominativi dei corregionali che hanno mandato i loro messaggi ma mettendo a loro disposizione i testi degli stessi.
Sicilia Mondo si sente mobilitata. Non ci fermeremo. Dopo le ferie partiranno nuove iniziative.
I siciliani che vivono fuori dall’Isola hanno fiducia in Sicilia Mondo e ci danno tanta vitalità e forza sulla “sfida del Ponte”. Hanno preso il gusto di partecipare ed impegnarsi sulle scelte di sviluppo della Sicilia perché è nato un “rapporto nuovo” che li fa sentire parte viva ed integrante dell’Isola. Un rapporto nuovo per il quale Sicilia Mondo ha dedicato 40 anni di servizio e di attività. Il Ponte ha ridato unità e forza ai siciliani all’estero che hanno riscoperto tutta la tensione e l’orgoglio della sicilianità per una causa giusta e legittima contro una prevaricazione che considerano un autentico “scippo di Stato”. Decisissimi a non subirlo.
 
IV. Pensa che sarà possibile una inversione di tendenza dell’attuale maggioranza sulla questione del Ponte?
 
 Il Governo Prodi ed i suoi Ministri sostengono che il Ponte non era nel programma dell’Unione. È vero.
Ma in una società democratica nessun programma di Governo è mai stato Vangelo, così come la costruzione del Ponte non risulta scritta nell’elenco delle “opere all’indice”.
Riteniamo possibilissimo un ripensamento della maggioranza prigioniera di una risicata minoranza nel Governo, anche perchè sappiamo che larghi strati della maggioranza sono favorevoli al Ponte.
La battaglia della Sicilia per il Ponte è giusta, legittima e sacrosanta. Ingredienti tutti che fanno sperare in un ripensamento del Governo.
Lo schieramento del “Sì” cresce, per la semplice ragione che è voluto e risponde alla volontà della stragrande maggioranza dei siciliani che lo vuole. Sono cittadini comuni, Associazioni piccole e grandi, Amministratori, Patronati, e lo stesso Governo Regionale che lo vogliono.
Non sono mancate le manifestazioni, come quella di Messina con la presenza di 10 mila persone promossa dal Presidente della Provincia Regionale di Catania Lombardo, con la presenza del Presidente della Regione Cuffaro, del Presidente della Provincia Regionale di Palermo Musotto e di oltre 50 Sindaci oltre a Deputati Regionali e sostenitori. Ci risulta che altre manifestazioni sono in programma con la volontà di arrivare a Roma.  
 
In un recente articolo del 6 Agosto u.s. riportato sul quotidiano “La Sicilia” il Presidente della Regione Cuffaro afferma: “Non basta più accampare l’alibi che i soldi per la realizzazione del Ponte non ci sono. Mentono sapendo di mentire. Saremo ben felici di incontrare il Presidente del Consiglio dei Ministri per indicare le nostre priorità. Priorità che siamo disposti a sottoporre al volere dei cittadini tramite un referendum, che dimostri, senza ombra di dubbio, come la nostra gente ritiene indispensabile e non più rinviabile la realizzazione del Ponte e delle opere che da essa naturalmente discendono”.
Il Presidente Cuffaro auspica infine un incontro del Presidente del Consiglio ed il Governo Regionale alla presenza dei Parlamentari siciliani, delle forze economiche e sociali e dei rappresentanti delle 1600 Associazioni di siciliani pensando alla copertura dei 273 milioni di euro che mancano alla realizzazione del Ponte.
C’è una forte volontà del Governo Siciliano e di tutti i siciliani a volere il Ponte.
Non sarà facile da parte del Governo Nazionale scippare le somme destinate al Ponte perché saranno difese dai siciliani con i denti.  (Italia Estera) -
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