03 set 2006 | Al via con Prodi la Festa nazionale de l´Unità |
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PESARO, 3 SET. (Italia Estera) - E` toccato al premier Romano Prodi inaugurare la 61a edizione del Festival nazionale de l`Unità di Pesaro con un`intervista rilasciata al direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Lo spirito è quello di chi è deciso a non mollare, ad andare avanti "tranquillo e fiducioso" sull`obiettivo di rispettare il patto con l`Unione europea della finanziaria, sulle riforme più urgenti (pensioni, conflitto di interessi, legge elettorale), sul nuovo impegno italiano per la pace, sul Partito democratico.
L`accoglienza è calorosa, ritmata da applausi e incoraggiamenti. "Tu qui sei a casa tua", è il benvenuto del segretario della Quercia Piero Fassino, che chiama subito i giovani del partito per regalare al Professore una maglia azzurra che ricorda quella della Nazionale
campione del mondo (con su scritto `Pesaro `06).
"Col cervello si lavora meglio a Bruxelles, col cuore a Roma", esordisce il premier aggiungendo: "In teoria dovrei sentirmi più debole perche` dicono che la maggioranza è meno forte rispetto a dieci anni fa, ma sono tranquillo. Il governo è più robusto rispetto a dopo le elezioni, mi dispiace per i giornali ma avrete notato che ci sono meno litigi e gioco di squadra".
Il Professore sa che "ora la prova è la finanziaria", ma non la teme: "Le prove in politica sono fatte per essere superate". Prodi riassume la linea mostrando determinazione sia verso i moniti dell`Ue sia verso le richieste dei ministri. "A Bruxelles stiano tranquilli - afferma - perché il rapporto deficit/pil rientrerà sotto il 3%. Certo avrei voluto che lo stesso rigore fosse stato usato qualche mese fa...".
Lo sconto di cinque miliardi sulla manovra, è frutto, spiega il premier, "di un buon padre di famiglia" che si rende conto che si può fare, ma comunque questo non vuol dire che "c`è meno rigore". Il Professore riconosce che i ministri "Ferrero, Pecoraro e Damiano hanno una sensibilità sociale più forte", ma è certo che "arriveremo a una finanziaria che farà cambiare il nostro Paese".
Barra dritta anche sulla riforma delle pensioni ("sarà un cambiamento radicale basato sulla scelta e sulla volontarietà"), sulle liberalizzazioni ("come per i bambini, certe volte una sberla è liberatoria"), in politica estera (sul Libano "non siamo stati eroi, ma avevamo una dottrina e l`abbiamo tenuta...") e sul conflitto di interessi.
Prodi, tra gli applausi del popolo diessino, mostra di non temere l`alzata di scudi della Cdl. "Questa non è una destra normale perché la legge sul conflitto di interessi dovrebbe essere uno dei fondamentali della destra. Noi con serenità andremo fino in fondo. Non sarà una legge contro Berlusconi, ma in favore delle regole, in favore del popolo italiano".
Mauro cita lo spinoso nodo della Rai e nella sala è blackout. "Ti avevo detto di non chiedermi della Rai, hai visto è andata via la luce...", scherza il Professore che poi quando torna l`illuminazione dichiara, tra il serio e il faceto: "La soluzione del problema del Libano è meno seria di quella della Rai: ci sono drusi, maroniti, tribù di tutti i tipi... Comunque io dentro la Rai non ho mosso un dito e non la userò di certo come una clava, come invece hanno fatto in questi anni".
Avanti anche con la riforma della legge elettorale: "Va cambiata per forza e per molti motivi". E del capo dell`opposizione dice: "La nostra legge elettorale era servita per dare stabilità al suo governo, lui ha fatto il contrario e questo vuol dire non rendersi conto dell`interesse nazionale, ma solo del proprio".
E` fiducioso ma, nonostante gli applausi, il Professore non rinuncia alla scaramanzia. Quando Mauro gli chiede se è convinto che governerà cinque anni, si mostra cauto: "Eravamo più robusti due giorni dopo le elezioni o oggi? Un po` più oggi". E parte l`incoraggiamento dei militanti: "Dieci anni, devi restare dieci anni". Il Professore sorride bonario, mette le mani davanti e dice: "No, ragazzi, ho voglia anche di vacanze".
Il finale è dedicato al sogno di Prodi e del padrone di casa Piero Fassino: il Partito democratico. "Io non mollo", garantisce il premier. "Sono entrato dieci anni fa con un solo obiettivo: unire le forze riformiste. L`obiettivo è sempre lo stesso. Se il governo ha successo, è un collaudo per il Pd. Altrimenti, è più difficile".
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