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31 mar 2009Libri: “Strumentali le critiche a Pio XII”, dice l’ambasciatore Antonello Pietromarchi

Presentato a Napoli il  saggio “Da palazzo Venezia alle Botteghe scure” , interventi di  Nicola Caracciolo , di  Gian Paolo Cavarai ed Alfredo Diana, ha presieduto il dibattito l’ambasciatore Michelangelo Pisani Massamormile, responsabile dell’Antenna napoletana del circolo di studi diplomatici
 di Alfonso Maffettone
NAPOLI, 31 MAR, (Italia Estera) – “Strumentali sono le critiche rivolte a Pio XII”, lo ha detto l’ambasciatore Antonello Pietromarchi nel presentare a Napoli il suo saggio  “Da Palazzo Venezia alle Botteghe scure” (Edizioni Nuove Idee ).  “ Il papa si impegnò a lungo per una conferenza di pace che ponesse fine al secondo conflitto mondiale e  trattò allo stesso modo tutte le atrocità di guerra causate dalla follia e dal delirio genocida di Hitler” ha affermato  Pietromarchi riferendosi al “silenzio” del pontefice al centro oggi di polemiche e discussioni.
 Il saggio, in tre volumi, è un viaggio nella memoria del fascismo, degli orrori della guerra, delle ansie e delle difficoltà incontrate dall’Italia nelle fasi della ricostruzione e dello sviluppo. 1200 pagine con foto in bianco e nero, annotazioni bibliografiche e un dettagliato indice di nomi del settantennio preso in esame. Da queste pagine emerge la generosità  degli italiani che hanno salvato migliaia  di ebrei dalle persecuzioni e dalle deportazioni naziste nei paesi occupati durante il conflitto . Sono stati sforzi  compiuti dall’esercito e dalla burocrazia in Croazia, Grecia e Francia e tutti ampiamente documentati dall’ ambasciatore Pietromarchi .
 
Esponente di una dinastia di diplomatici, l’autore  è stato ospite di uno dei consueti incontri organizzati dall’ambasciatore Michelangelo Pisani Massamormile, responsabile dell’Antenna napoletana del circolo di studi diplomatici. Relatori Nicola Caracciolo, storico televisivo e fratello dello scomparso editore del giornale  “ La Repubblica” e del settimanale “L’ Espresso”, l’ambasciatore Gian Paolo Cavarai, già capo missione in Israele e coautore dell’ opera teatrale Salonicco 43 e l’ex ministro , Alfredo Diana. Un pubblico, scelto e raffinato ,  ha affollato la grande sala dell’Istituto italiano degli studi filosofici in via Monte di Dio.
Pietromarchi ha citato Augusto Turati, il generale Roatta,  il generale Castellano,  Dino Grandi, tutti nomi che evocano la tragedia della guerra ed il caos del 1943 dopo la caduta di Mussolini e del regime fascista.  E proprio in quei tempi terribili, a Salonicco, la cosiddetta Gerusalemme dei Balcani, si stagliava l’eroica figura del  Console generale  d'Italia Guelfo Zamboni. Il diplomatico salvò dall’ Olocausto prima gli ebrei di nazionalità italiana, poi quante più persone possibili, elargendo passaporti italiani provvisori per facilitare il trasferimento nella zona di occupazione italiana. Era un uomo che sfidava la ferocia nazista con grande coraggio: andava a chiamare per nome gli ebrei già stipati nei carri bestiame della “soluzione finale” per liberarli dalla  deportazione verso i campi di  sterminio. Un comportamento che permise la sopravvivenza di un gran numero di ebrei secondo atti e documenti ufficiali.
 L’ambasciatore Gian Paolo Cavarai  ha detto che il testo e la messa in scena di Salonnicco 43  sono nati dai  documenti ufficiali custoditi nel Consolato , dalle testimonianze dei sopravvissuti e da un’attenta ricerca storica. Un lavoro teatrale che esalta l’altruismo di Zamboni e che ha avuto il riconoscimento dell’altro patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nel sottolineare la valenza storiografica del libro di Pietromarchi, Nicola Caracciolo ha bacchettato gli italiani per il loro “ complesso edipico” che li porta sempre a criticare il precedente periodo politico. “Dobbiamo imparare a rivalutare ciò che è di positivo  nel passato e rendere onore al merito”, ha detto Caracciolo ispirandosi agli insegnamenti di Benedetto Croce e del suo allievo Renzo De Felice.
L’ex Ministro Alfredo Diana ha esaltato il valore e l’umanità delle quattro giornate di Napoli  dal 27 al 30 settembre 1943 “ Dopo i terribili bombardamenti che causarono  distruzioni e lutti, i napoletani accolsero  i vincitori con calore. Non ci furono manifestazioni di astio né di ostilità. Una dimostrazione di grande umanità. Altro che Gomorra e Saviano dei giorni nostri!”, ha detto Diana. .
La rivolta dei napoletani contro l’occupazione tedesca permise  alle forze alleate di trovare al loro arrivo il 1 ottobre 1943, una città già libera, la prima, tra le grandi città italiane, ad insorgere contro i  nazisti.
Alfonso Maffettone / Italia Estera



 
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