Giovanni Paolo II si recò in Irpinia a meno di 48 ore dal sisma
di Mario Sista
ROMA, 15 APR, (Italia Estera) - Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, ha affermato che il Papa si recherà in Abruzzo, in data da stabilirsi ancora, per “sostenere le popolazioni colpite dal terribile sisma della scorsa settimana”.
Rispetto a Giovanni Paolo II, di venerata memoria, l’attuale Papa in questi tristi frangenti non brilla, purtroppo, per tempestività.
Era il 23 Novembre 1980, era d’inverno e faceva freddo, e sull’Irpinia si abbatté la furia devastatrice di una scossa sismica trenta volte più potente di quella che ha colpito l’Abruzzo, scossa che causò la morte di quasi tremila persone e la cancellazione di interi paesi. A nemmeno 48 ore dal sisma, quando ancora i soccorsi non erano giunti (arrivarono soltanto a partire dal terzo giorno) papa Giovanni Paolo II, senza preavvertire le autorità italiane, si recò nelle zone martoriate dal sisma, in particolare a Balvano (PZ), dove la scossa provocò la morte di 77 fedeli che stavano partecipando alla messa domenicale. Moltissimi di loro erano bambini.
Ma veniamo a Benedetto XVI. Perché attuale Capo della Chiesa e Pastore dei fedeli cattolici abruzzesi così duramente colpiti dal sisma, ci si sarebbe aspettati una sua subitanea visita in Abruzzo, che non è lontano poi da Roma quanto lo è invece l’Angola.
La sua vicinanza tangibile, reale (non tramite un messaggio letto ai funerali di Stato o una telefonata all’Arcivescovo del capoluogo abruzzese) avrebbe sicuramente mostrato a tutti la sua natura di Pastore che ‘prende sulle spalle la pecorella smarrita’, sull’esempio di Colui del quale è Vicario. Il gregge cattolico d’Abruzzo è stato duramente prostrato, martoriato, violentato dalla natura.
Che cosa il Pastore universale di questo gregge avrebbe dovuto fare se non correre subito lì dove la morte ha seminato pianto e dolore? Lì dove, secondo la teologia cattolica, Cristo soffre e muore in chi soffre ancora o è morto a causa di questo sisma?
Ad una popolazione smarrita, assistita 24 ore su 24 da un lodevole corpo di psicologi che cercano di tamponare lo shock causato dal sisma, la presenza (non la parola a distanza) del Papa sicuramente avrebbe significato tanto.
Io non so come gli abruzzesi accoglieranno il Papa quando finalmente si recherà a visitarli. Mi auguro con quell’affetto che da sempre lega il popolo cattolico al suo Pastore. Certo è, che l’amarezza di una mancata e subitanea visita confortatrice resta.
Mario Sista / Italia Estera